LECCE – La via Francigena, riconosciuta dal Consiglio d’Europa come itinerario culturale nel 1994, è un complesso di vie di pellegrinaggio che venivano percorse dai fedeli che desideravano raggiungere la Terra Santa.
L’itinerario completo parte dall’Inghilterra, percorre Francia, Svizzera e l’Italia in tutta la sua lunghezza fino ai porti di Brindisi, Otranto e Santa Maria di Leuca da dove i fedeli si imbarcavano alla volta della Terra Santa.
A tutt’oggi viene frequentata da turisti quasi al pari del cammino di Santiago, ma mai prima d’ora ha visto partecipi persone con disabilità fisiche.
Il precursore che ha deciso, in concomitanza con i responsabili del tratto salentino, di ridisegnare parte del percorso con deviazioni che rendano possibile l’impresa anche a persone in carrozzina o con altre disabilità, si chiama Adriano Bolognese.
Al grido “Mollare Mai”, che è il nome dell’associazione da lui fondata per promuovere lo sport e il corretto uso della carrozzina per i disabili, Adriano percorrerà la via Francigena Salentina con la sua sedia a rotelle, affiancato da un non vedente, un giovane amputato e altri sostenitori, per testare il tragitto e segnare eventuali, necessarie deviazioni che lo rendano percorribile a tutti coloro che hanno dei limiti fisici.
Le strade di pellegrinaggio, infatti, si snodano lungo sentieri impervi, paesaggistici e campestri, vie secondarie che dovevano tutelare i pellegrini da eventuali aggressioni.
Venerdì 28 agosto, alle 6:30 da piazza Sant’Oronzo a Lecce, ha preso dunque il via questa importante avventura che ha aperto nuovi orizzonti verso l’integrazione sociale dei portatori di handicap.
Proseguita sabato 29 e domenica 30, con arrivo previsto a Santa Maria di Leuca nel tardo pomeriggio.
La missione di Adriano e della sua associazione Mollare Mai Handbike e Sport, che fa eco anche nei social con l’omonima pagina facebook, è infatti quella di aiutare le persone con disabilità a sfidare i propri limiti e a concedersi di vivere una vita intensa e attiva come chiunque altro.
E coltiva un sogno più grande: quello di veder seguito il suo esempio da altre associazioni in tutta Italia, sì da poter realizzare, ciascuna nel proprio territorio di competenza, un tracciato nazionale della via Francigena per disabili da percorrere in un’unica, grande staffetta che abbracci in lungo e in largo l’Italia tutta.