“La vicenda di lavoro nero o irregolare, che emerge dal dibattito di questi ultimi giorni sulla stampa, probabilmente esiste nel nostro territorio come altrove – sottolinea Giuseppe Petracca, direttore di Confapi Lecce – Ma non è sicuramente una situazione generalizzata, né può essere generalizzabile: non può screditare un’intera categoria, che a fatica sta cercando di riaffermarsi dopo anni di difficoltà. Non soffermiamoci sulle eccezioni negative.
Come rappresentanti delle PMI, schierati ogni giorno al fianco degli imprenditori che rispettano i contratti ed i loro dipendenti – prosegue il direttore di Confapi Lecce – sentiamo il dovere di stigmatizzare i comportamenti scorretti e al contempo vogliamo far sentire la voce di chi rispetta le norme. I nostri contratti si caratterizzano non solo sul fronte del riconoscimento di salari dignitosi, ma anche su quello della promozione di forme di welfare a favore dei lavoratori, una novità sulla quale noi, come associazione di categoria, spingiamo molto per andare incontro alle famiglie, laddove il welfare pubblico non è sufficiente.
L’invito rivolto al sindacato – conclude Petracca – è a confrontarci in maniera costruttiva sulla contrattazione di secondo livello, che definisca accordi tra il datore di lavoro, i sindacati e le associazioni di categoria per superare alcune rigidità dei Ccnl, ipotizzandone deroghe in ogni caso consentite dalla norma. Bisogna insomma creare una sorta di struttura contrattuale su misura per ciascuna azienda. In sostanza, in base a determinate e particolari esigenze, può essere individuata la soluzione contrattuale migliore per tutti, ma sempre nel rispetto delle leggi”.
“Leggere di queste situazioni mi lascia molto perplessa – aggiunge Giuseppina Gerardi, imprenditrice di Arnesano attiva nel settore del Tac – Noi, per fare un esempio, abbiamo 35 lavoratori interni e 75 a domicilio. E tutti con ben altre buste paga rispetto ai 2 euro l’ora. Il cosiddetto “lavoro a domicilio” è infatti una tipologia ben regolamentata e rientra nella categoria di contratto subordinato. Dove c’è lo sfruttamento dei lavoratori, peraltro, si crea una situazione di concorrenza sleale a tutto svantaggio delle aziende che si rifanno ad una contrattazione nel rispetto della legge. E quindi va assolutamente contrastato”.