Raccontare di sé non è molto facile e ciò diventa ancora più complesso quando occorre narrare eventi e situazioni di vita che non sempre sono stati felici. Se sei felice e la vita ti sorride è più facile dire agli altri di sé; le lacrime e le delusioni sono difficilmente rappresentabili.
Abdullahi, però, questo lo fa con lo sguardo avanti! Proiettato ad un futuro migliore, ad un futuro più sicuro. Cioè con quell’atteggiamento corretto, appropriato, con quella postura giusta, che già apre all’incontro con l’altro; con il lettore attento e rispettoso.
Tra le sue affermazioni più importanti -inserite nel suo Lo sguardo avanti. La Somalia, l’Italia, la mia storia, Torino, Add Editore- una colpisce in modo impressionante: «Non si può essere stranieri per sempre». E questa è la chiave di lettura della esperienza narrata dall’autore, che -ovviamente- non tralascia di continuare a percorrere la vita con energia ed impegno. «Anche se c’è ancora molta strada da fare per arrivare davvero a vivere in un modo di libertà, non ho paura, soprattutto se guardo a quanta strada ho già fatto, al deserto attraversato, a quella casa trasformata in una prigione nel mezzo delle dune, ai giorni orrendi in Libia, al mar Mediterraneo navigato in balia di una barchetta di legno, agli amici persi e a quelli che non rivedrò mai più. (…) La strada non è facile né sicura, lo abbiamo letto all’inizio di questo libro, ma non importa perché va comunque percorsa e, state certi, la percorreremo» (pp. 167-168).
Abdullahi Ahmed racconta la sua storia, la sua avventura, il suo passato ed il suo presente, da cittadino italiano. Il suo “sguardo avanti” legge l’oggi attraverso la storia passata, una storia che è stata, soprattutto, segnata dalla guerra. Il suo coraggio e la sua determinazione aiutano a comprendere che accogliere è sempre meglio che rifiutare. Costruire ponti è sempre meglio che alzare muri di separazione!