Le si incontra lungo tutto il litorale pugliese e non solo, la gente le chiama erroneamente fortini o bunker ma entrambe le definizioni sono errate. Il vero nome tuttavia è Casamatta e si trattava di una postazione per la difesa costiera utilizzata da piccole unità di Fanteria, inquadrate in Battaglioni Costieri, durante il Secondo Conflitto Mondiale. La struttura si presenta molto semplice, a pianta circolare e con la dotazione di un’unica arma, e si compone di una torretta a cupola semi interrata, munita di quattro feritoie distribuite lungo il perimetro, che consentivano di controllare a 360° l’area circostante.
Lo scopo tattico di tali postazioni consisteva nell’operare un’azione di frenaggio in caso di uno sbarco nemico, rappresentando così una prima linea di difesa, in attesa dell’arrivo delle Forze in riserva dislocate nel tergo.
La struttura era costruita in calcestruzzo e, come già detto, semi interrata con la sola eccezione della copertura a cupola e delle feritoie, e garantiva una protezione minima solo ed esclusivamente ad eventuali offese condotte con armi di piccolo calibro ma insufficiente contro il fuoco delle artiglierie. Tra l’altro le feritoie non presentavano chiusure, pertanto gli occupanti erano particolarmente esposti ad un’eventuale fuoco di accerchiamento. Piuttosto bassa veniva in genere costruita i posti defilati e spesso veniva ricoperta con massi del luogo, in modo da mimetizzarla e renderla difficilmente visibile, allo scopo di evitare un’eventuale offesa navale, oltre a consentire un effetto sorpresa su eventuali assalitori. All’interno la Casamatta poteva ospitare un presidio di due soldati, sostituiti secondo turni stabiliti, ed era armata con fucili mitragliatori o con una mitragliatrice, più raramente l’armamento era costituito da un pezzo d’artiglieria anticarro 47/32.
Secondo il progetto originale queste postazioni dovevano essere munite di porte metalliche che però non vennero mai realizzate per motivi economici, si optò allora per porte in legno ormai non più esistenti.
Retaggi di un vecchio conflitto, oggi le Casematte sono totalmente abbandonate alle offese del tempo, peccato perché comunque costituiscono una testimonianza tangibile della Seconda Guerra Mondiale e meriterebbero una maggiore considerazione.
Cosimo Enrico Marseglia
Nato a Lecce, città in cui vive. Ha frequentato i corsi regolari dell’Accademia Militare dell’Esercito Italiano in Modena e della Scuola di Applicazione dell’Arma TRAMAT presso la cittadella militare Cecchignola in Roma, ed ha prestato servizio come ufficiale dell’Esercito presso il 3° Battaglione Logistico di Manovra in Milano, il Distretto Militare di Lecce ed il Battaglione Logistico della Brigata Pinerolo in Bari. Dopo otto anni in servizio permanente effettivo, ha lasciato la carriera militare, dedicandosi alla musica jazz ed al teatro. Attualmente collabora con il Dipartimento di Studi Storici dell’Università del Salento, come esperto di Storia Militare, e dal 2009 è ufficiale commissario del Corpo Militare della Croce Rossa Italiana. Scrive per L’Autiere, organo ufficiale dell’ANAI (Associazione Nazionale Autieri d’Italia), Sallentina Tellus (Rivista dell’Ordine del Santo Sepolcro), per L’Idomeneo (Rivista dell’Associazione di Storia Patria) e per altre testate. Ha già pubblicato Les Enfants de la Patrie. La Rivoluzione Francese ed il Primo Impero vissuti sui campi di battaglia (2007), Il Flagello Militare. L’Arte della Guerra in Giovan Battista Martena, artigliere del XVII secolo (2009), Battaglie e fatti d’arme in Puglia. La regione come teatro di scontro dall’antichità all’età contemporanea (2011), Devoto ad Ippocrate. Rodolfo Foscarini ufficiale medico C.R.I. fra ricerca e grande guerra (2015), Marseglia. Storia di una famiglia attraverso i secoli (2016) per la Edit Santoro, e Attacco a Maruggio. 13 giugno 1637. Cronaca di una giornata di pirateria turca nel contesto politico-sociale europeo (2010) per la Apulus, quest’ultimo insieme al Dott. Tonino Filomena. Ha conseguito il Diploma Universitario in Scienze Strategiche presso l’Università di Modena e Reggio.