OPERA: MORTE A VENEZIA ARTISTA: FERNANDO SPANO. Mostra curata dal Dott. Michele Citro
Immagina un viaggio nel tempo, un’esperienza immersiva in cui lo spettatore diventa protagonista di una narrazione che rievoca le atmosfere rarefatte e pregne di presagio de “La Morte a Venezia” di Thomas Mann. Quest’opera si articola in quattro installazioni distinte ma interconnesse, un percorso che conduce attraverso le fasi cruciali del romanzo e le sue risonanze simboliche, proprio come il protagonista di un racconto che si muove attraverso una galleria carica di significati.
La prima installazione ti accoglie in un’immersione totale nell’essenza della bellezza eterea e fugace di Venezia. Di fronte si erge una tela monumentale, realizzata con maestria attraverso l’assemblaggio creativo di materiali di recupero. Quest’opera imponente, dalle dimensioni di h 300 cm x 600 cm, cattura lo sguardo con i suoi colori unici, formulati meticolosamente dall’artista.
Il paesaggio della laguna si dispiega in tutta la sua malinconica eleganza, invitando lo spettatore a perdersi tra le acque calme e i suoi riflessi. La particolarità di quest’opera risiede nella sua estensione: la tela non si limita alla parete, ma prosegue fluidamente sul pavimento, creando una continuità spaziale che avvolge lo spettatore.
Adagiata su questa estensione pittorica, come emersa dalle acque stesse, si trova una scultura piatta raffigurante la dea Atena. Realizzata con la medesima tecnica di assemblaggio di materiali di recupero ma con una sorprendente illusione tridimensionale. La sapiente maestria del chiaroscuro impiegato dall’artista conferisce profondità e volume creando un inaspettato effetto scultoreo.
La prima installazione ti accoglie in un’immersione totale nell’essenza della bellezza eterea e fugace di Venezia. Di fronte si erge una tela monumentale, realizzata con maestria attraverso l’assemblaggio creativo di materiali di recupero. Quest’opera imponente, dalle dimensioni di h 300 cm x 600 cm, cattura lo sguardo con i suoi colori unici, formulati meticolosamente dall’artista.
Il paesaggio della laguna si dispiega in tutta la sua malinconica eleganza, invitando lo spettatore a perdersi tra le acque calme e i suoi riflessi. La particolarità di quest’opera risiede nella sua estensione: la tela non si limita alla parete, ma prosegue fluidamente sul pavimento, creando una continuità spaziale che avvolge lo spettatore.
Adagiata su questa estensione pittorica, come emersa dalle acque stesse, si trova una scultura piatta raffigurante la dea Atena. Realizzata con la medesima tecnica di assemblaggio di materiali di recupero ma con una sorprendente illusione tridimensionale. La sapiente maestria del chiaroscuro impiegato dall’artista conferisce profondità e volume creando un inaspettato effetto scultoreo.

La seconda installazione trasporta in un’atmosfera sacrale, evocando il culto delle divinità attraverso la suggestiva interpretazione del tempio di Ercole di Agrigento.
Elementi architettonici stilizzati si ergono nello spazio, catturando immediatamente l’attenzione per la straordinaria capacità dell’artista di conferire tridimensionalità a forme bidimensionali. Colonne imponenti, realizzate con materiali che richiamano la pietra antica, si stagliano con un sorprendente effetto di profondità, quasi staccandosi dallo sfondo.
Alle loro spalle si dispiega una tela monumentale, un firmamento notturno realizzato con colori profondi e luminosi, formulati con maestria dall’artista stesso. Questo cielo stellato fa da sfondo scenografico alle colonne, amplificandone la presenza plastica. La tela non si limita alla parete, ma prosegue con fluidità sul pavimento, creando un continuum visivo che avvolge lo spettatore. Adagiata su questa estensione del cielo stellato, come un frammento caduto dall’alto, si trova una scultura piattaraffigurante un’ala della dea Nike. L’ala rievoca la presenza della divinità alata della vittoria, suggerendo una connessione tra la potenza divina e il luogo sacro.
La terza installazione ci immerge nello scenario del crollo, rappresentato con la potente immagine del campanile di Piazza San Marco crollato nel 1902 e le conseguenti macerie. Una tela monumentale, dalle dimensioni di 140 cm x 600 cm, fa da sfondo a questa scena di devastazione, amplificandone l’impatto emotivo.
Davanti a questa rappresentazione del collasso, realizzata con elementi che evocano la fragilità e la precarietà, si erge la figura della dea Cibele. Questa scultura piatta, realizzata con materiali di recupero ma con uno straordinario effetto tridimensionale grazie alla capacità tecnica dell’artista, simboleggia la protezione della città anche nel momento della sua massima vulnerabilità.
Tutti gli elementi di questa installazione, come nelle precedenti, sono smontabili e assemblabili, sottolineando la natura transitoria e la possibilità di ricostruzione anche dopo la distruzione. Cibele, con la sua presenza offre un messaggio di speranza e resilienza.
La quarta e ultima installazione si concentra sul racconto e la narrazione, culminando nella rappresentazione fisica del romanzo di Thomas Mann. Al centro della scena, un libro realizzato in ferro, dalle dimensioni di 80 cm x 100 cm con la sua materialità e imponenza suggerisce proprio la forza della narrazione e dell’immaginazione.
Il libro è adagiato su una tela drappeggiata che funge da base d’appoggio.
La posizione centrale del libro sottolinea il suo ruolo chiave come fulcro dell’intera opera, dove tutte le narrazioni convergono come le suggestioni evocate dalle installazioni precedenti.
Attraverso questo oggetto simbolico si materializza il concetto di influenza duratura del racconto di Mann e la sua capacità di attraversare il tempo accompagnata dalle trasformazioni in nuovi scenari