“Abbiamo visto di recente cosa è la devianza e abbiamo capito che gestire il comportamento deviante non è facile”.
Inizia subito Mauro e Saggina resta delusa perché si aspettava che continuasse il discorso dell’imitazione tra due che si amano.
“Non tutti i membri devianti sono membri attivi che hanno idee da proporre e mirano a profonde modifiche. Deviante è anche chi si allontana dal gruppo, non ne rispetta le leggi, contesta tutto e tutti senza proporre; deviante è il criminale.
“Molto spesso non è facile distinguere tra la devianza che crea e quella che distrugge e molti capi preferiscono dare un taglio alla devianza, di qualunque tipo sia. È sbagliato perché la devianza bilancia un altro temibile mostro che si annida nel gruppo: il conformismo.
“Ma non stai bevendo l’aranciata?”
“E’ amara”
“Vuoi lo zucchero?”
“Se è possibile… sì
E Mauro si alza a fatica, ma sorridendo.
Torna, e prima ancora di sedersi ricomincia.
“Il conformismo non spinge a uscir fuori dalle regole, a commettere misfatti, a sovvertire lo stato delle cose; il pericolo del conformismo non si vede, è un rischio subdolo, sotterraneo, strisciante. Accade quando ci si uniforma, si copia, ci si comporta come tutti senza sapere perché, senza conoscerne le conseguenze. È la perdita della coscienza critica. Dico subito che molti capi hanno simpatia per questo fenomeno, e non c’è bisogno di spiegare il perché. E a proposito di fenomeni all’interno del gruppo, se accenno a questi fenomeni si comprende in pieno che cosa è un gruppo e ciò che accade o può accadere al suo interno.
“In un gruppo, piccolo o grande che sia: tre persone oppure un partito o un’organizzazione sociale, appaiono dei fenomeni che possono essere posti idealmente su un continuo. Al centro di questo continuo c’è la coesione, che è ciò che caratterizza il gruppo, nel bene e nel male. Senza la coesione il gruppo non esiste. La coesione lo definisce. Può essere debole o forte, con dinamiche violente al suo interno, ma se le persone continuano a stare insieme c’è coesione. Il fattore principale nei grandi gruppi, che stimola e mantiene la coesione, è l’accettazione da parte di tutti i membri degli scopi che il gruppo persegue, e ciò determina la cultura del gruppo. Nei gruppi piccoli la coesione è maggiore perché all’accettazione degli scopi si affianca un altro “collante”, ed è la conoscenza e l’accettazione reciproca dei membri. Quando le persone stanno insieme per motivi di interesse personale, il gruppo è malato; è un gruppo formale dove si rispettano soltanto alcune regole di base; resta un gruppo che crea malessere.
“Ma cosa c’è da una parte e dall’altra di questo continuo? Da una parte la devianza, dall’altra la imitazione. Dunque: devianza – COESIONE – imitazione.
La devianza al positivo, come già detto, è quella che produce il cambiamento. Ugualmente con il termine “imitazione” si intende un aspetto positivo dello stare insieme nel gruppo, in quanto si imita chi si stima e chi si ama. E anche questo già sai. Ora sai pure che assumere consapevolmente atteggiamenti e comportamenti dei membri è sintomo della costituzione reale del gruppo.
“Il continuo però “continua” e a destra e a sinistra della COESIONE ci sono altri fenomeni. Da una parte, oltre la devianza, e dall’altra, oltre la imitazione si corrono rischi. La devianza può portare alla disgregazione, cioè alla fine del gruppo, e la imitazione alla fine di una coscienza critica, ossia alla fine dell’individuo. Il gruppo è una bella -diciamo- bestia, ma bisogna aggiungere “pericolosa”.
“A me fa paura la fine dell’individuo. Per quanto io sia affascinato dal gruppo, trovo che sia da salvaguardare l’individuo, e tra la fuga dal gruppo e la sottomissione al gruppo è quest’ultima che mi inquieta. Da una parte e dall’altra i pericoli sono gravi e certamente qui si tratta della personale visione del mondo e degli uomini se consideriamo la morte dell’individuo più grave di quella del gruppo o viceversa. Io considero rischio grave la pressione che il gruppo esercita sull’individuo perché anticipa il sorgere di una leadership dittatoriale. E dunque a me interessa parlare del conformismi e dei rischi che produce.
“Il conformismo si annida ovunque. La moda: intendo il modo di vestire, l’acconciatura dei capelli, il trucco, come lo stile architettonico, quello delle automobili, hanno un significato importante, quello di esprimere un’epoca. Gonna corta a ruota: anni Cinquanta; pantaloni a zampa di elefante: anni Settanta. La moda può essere definita il conformismo che ha un significato importante, quello di identificare un’epoca. Ma se si imita senza sapere perché, senza comprendere il significato della imitazione, senza avere un briciolo di voglia di distinguersi, si è conformisti insomma, e si intende il peggio, quando si imita perché il modello è importante; quando si imita per imitare, si vuole essere a tutti i costi come gli altri; quando si accettano i valori dominanti, le regole di vita, i modi di comportarsi senza meditare con la propria testa, senza preoccuparsi di indagare, senza cercare incoerenze e ipocrisie.
Alla base del conformismo c’è il cadere vittima della suggestione, C’è il rifiuto del Sé che si completa nella disistima, e per questo si ha bisogno e si cerca il consenso del gruppo.