“Sei in grado di ricordare cosa pensavi un’ora fa? Cosa facevi ieri nelle prime ore del pomeriggio?
Inizia così oggi il dr Mauro e ovviamente Saggina:
“Non ho capito, è un gioco, un test? Devo veramente rispondere?”
Mauro: “E’ una introduzione al discorso sulla memoria. Leggi questa lista di parole con l’intenzione di impararla a memoria. Hai due minuti di tempo. Le parole sono 15. Leggile ad alta voce.”
Saggina accetta di buon grado e legge: “Penna – cane – automobile – palazzina – corridoio – sciarpa – quaderno – scarpe – tavolino – giornale – unghie – zucchero – capelli – freno – termosifone”.
Mauro: “Ora sul retro del foglio prova a scrivere quelle che ricordi. Non ti preoccupare se ne ricordi poche; io dopo ti leggo una storia dove ci sono tutte le parole della lista nello stesso ordine. Al termine farai la stessa cosa, cioè riscrivere le parole della lista e quindi confrontare le due liste: quella scritta prima con quella che scriverai dopo la mia lettura. Al termine risponderai ad alcune domande._Io aspetto.
Dopo la lettura del dr Mauro e dopo aver scritto di nuovo l’elenco, Saggina curiosa e impaziente: “Ho finito”, dice.
E subito Mauro: “ Ovviamente ricordi di più dopo che ti ho letto la storiella, ma mi sai dire perché?”
Saggina: “ Ma… credo…penso che la memoria sia agevolata se ciò che devo ricordare fa parte di un tutto che ha un senso”.
Mauro: “Sì, è così. Proviamo ora a individuare insieme sulla base della nostra esperienza cosa altro può disturbare la memoria.
Scarsi collegamenti con ciò che già si sa. Questo l’abbiamo sperimentato poco fa. Abbiamo visto che si ricorda facilmente un materiale organizzato, cioè quando gli elementi sono legati tra loro o collegati con altri e il tutto ha un qualche significato. E sapere ciò interessa in particolare chi studia. Continuiamo.
Il rumore disturba la concentrazione, dunque qualunque attività intellettuale e quindi la memoria
La stanchezza. Se siamo stanchi fisicamente abbiamo difficoltà a impegnarci in attività mentali, quindi anche a memorizzare dei contenuti. Mentre accade il contrario: dopo essere stati seduti al computer o a studiare, e quindi siamo stanchi mentalmente, abbiamo voglia di sgranchirci e ci fa bene qualunque attività fisica.
Pensieri che interferiscono. Ovvio! Se abbiamo preoccupazioni o altro cui pensare, avremo difficoltà a occuparci in qualunque lavoro della mente.
Poca voglia di imparare a memoria. La motivazione rende l’uomo capace di qualunque cosa. Se la motivazione manca tutto diventa difficoltoso, figurarsi la memoria!
Preoccupazione di non ricordare tutto. La sfiducia ci uccide. Bisogna avere coraggio quando si agisce, non solo quando si compiono azioni che presentano rischi. Il coraggio nelle attività intellettuali è particolare, possiamo chiamarlo senso di autoefficacia ed è quello che ci permette di affrontare compiti nuovi. La memorizzazione di un contenuto è sempre un compito nuovo ed è faticoso; per questo dobbiamo affrontarlo con coraggio.
Scarsa comprensione di ciò che si legge. Bisogna comprendere anche soltanto per continuare a leggere, figurarsi se si deve memorizzare.
Su tutto questo sei d’accordo, l’ho capito dalla tua mimica mentre ascoltavi. E’ rimasto però un aspetto della memoria cui non hai pensato mai, forse perché non sai una cosa della memoria molto importante”. Saggina: “C’è la memoria a lungo termine e quella a breve termine”. “A parte questo discorso che faremo, cosa sai altro della memoria.” “No. Non so cosa vuoi dire…”
Mauro: ”La memoria è come l’intelligenza, ce n’è più di una. Come ci sono più intelligenze, così ci sono più memorie. Per questo ciascuno come privilegia una intelligenza può privilegiare pure una memoria e se privilegia quella giusta ricorda prima e meglio.
“Come sai le informazioni giungono a noi attraverso i sensi ed è molto probabile che esistano tante memorie quanti sono gli organi di senso. La psicologia ha approfondito lo studio della memoria visiva e di quella uditiva e si è scoperto che ciascuno di noi sviluppa una tendenza verso un tipo di memoria piuttosto che un altro. È importante per chi lavora, ovviamente anche per chi studia, prendere coscienza del tipo di memoria che gli facilita l’apprendimento. Un tipo di memoria non è migliore di un altro, ma può essere utile sapere se memorizziamo più facilmente dei concetti espressi con parole e suoni o se invece ricordiamo in modo più preciso quei contenuti che sono espressi con immagini, disegni, grafici.
In conclusione ci conviene prendere coscienza della memoria che privilegiamo. Il cervello deve lavorare sempre ma non inutilmente, e perché impegnarci in un modo quando possiamo raggiungere risultati migliori in altro modo?