CASARANO (Lecce) – Giunge davanti al giudice per l’udienza preliminare Stefano Sala l’inchiesta antimafia e antidroga ribattezzata “Fortezza” con cui, all’alba di giovedì 7 marzo 2024, venne smantellato un sodalizio del quale avrebbe fatto parte Antonio Amin Afendi, indicato come presunto capo di una delle due associazioni, ucciso solo pochi giorni prima. Il blitz arrivò dopo la sua morte e, con ogni probabilità, ha sventato propositi di vendetta. Nell’inchiesta coinvolto (si trova in carcere anche Davide Falcone che ha scelto l’abbreviato) il 35enne iscritto nel registro degli indagati per istigazione al suicidio e maltrattamenti in famiglia ai danni della fidanzata Roberta Bertacchi, la ragazza trovata impiccata nella sua abitazione di Casarano la mattina del 6 gennaio scorso. Per lui la pm della Dda Giovanna Cannarile ha invocato una condanna a 7 anni.
Per il resto: 16 anni per Luigi Calabrese, 30enne di Casarano, detenuto; 16 per Ivan Caraccio, 37enne di Casarano, detenuto; 8 anni e 4 mesi Gianni Casto, 32enne di Casarano, ai domiciliari; 8 anni e 6 mesi per Cristian Causo, 38enne di Casarano; 7 anni per Salvatore Emanuel Causo, 35enne di Casarano; 5 anni e 6 mesi per Marco Ciminna, 36enne di Monteroni; 8 anni e 6 mesi per Floriano Chirivì, 43enne di San Donaci, in carcere; 8 anni per Giovanni Corsano, 22enne di Casarano, detenuto; 1 anno e 6 mesi per Antonio De Cataldis, 28enne di Matino; 8 anni per Salvatore De Gaetani, 41enne di Ugento; 10 anni per Giovanni De Vito, 37enne di Matino, detenuto; Marco De Vito, 39enne di Casarano, in carcere; 2 anni per Paolo Esposito, 34enne di Casarano; 8 anni per Emanuele Salvatore Franza, 32enne di Casarano; 18 anni per Luca Marco Franza, 30enne di Casarano, detenuto; 7 anni per Mirko Gennaro, 30enne di Casarano, detenuto; 5 anni e 6 mesi per Attilio Gerundio, 75enne di Casarano; 8 anni e 6 mesi per Angelo Moscara, 48enne di Casarano, in carcere e 6 per Valentina Moscara, 27enne di Casarano.
Poi ancora: 1 anno e 8 mesi per Daniele Panico, 39enne di Casarano; ; 8 anni per Davide Pennetta, 45enne di Casarano; 1 e 6 per Giovanni Pennetta, 36enne di Ugento; 4anni e 2 mesi per Graziano Rizzello, 30enne di Casarano; 4 anni per Mario Rosafio, 66enne di Melissano; 2 anni e 6 mesi per Giuseppe Scarlino, 41enne di Melissano; 2 anni per Iolanda Stoppello, 30enne di Casarano; per Davide Tartaglione, 35enne di Casarano; 7 anni per Matteo Toma, 37enne di Casarano e 1 anno per Francesco Tunno, 40enne di Gagliano del Capo. L’unica assoluzione è stata sollecitata per Davide Tartaglione, 35enne di Casarano, difeso dall’avvocato Angelo Ninni.
Le carte dell’inchiesta collocano l’”Immortale” – com’era soprannominato Afendi – ai vertici di una delle due organizzazioni: nello specifico, la frangia un tempo capeggiata da Augustino Potenza, il boss ucciso il 26 ottobre del 2016. “Se non sottoposto a custodia in carcere – si legge nell’ordinanza firma della giudice Giulia Proto – continuerebbe a perpetrare reati della stessa specie, oltre a reati più efferati, anche con l’uso di armi. I suoi precedenti consentono di ritenerlo soggetto altamente pericoloso; la sua attività delinquenziale.
Negli ultimi dieci anni – hanno ricostruito gli investigatori – ha subìto un’escalation clamorosa ed inarrestabile”. E gli episodi criminali non mancano. “Tu non sai chi sono io” disse ad un automobilista nel novembre del 2020 dopo un diverbio per questioni di viabilità: una mancata precedenza, per la precisione. Ed estrasse un coltello dalle tasche ferendo il suocero di Luca Sarcinella, ossia l’uomo che ha messo fine alla sua ascesa criminale con tre colpi di pistola dopo essere sfuggito nel 2019 ad un agguato a colpi di kalashnikov.
Tutte le decisioni del sodalizio passavano dalla sua persona. Anche contrasti e dissidi nelle famiglie di alcuni suoi sodali venivano gestite e risolte da Afendi. O momenti di tensione in paese. Come accaduto dopo una rissa in piazza tra alcuni ragazzi. Intervenne, si fece vedere e poi l’”Immortale” si allontanò. Come il cattivo nei fumetti. Grazie alle dichiarazioni di un 38enne presentatosi in caserma nel novembre del 2020, i carabinieri hanno ricostruito pedine e ingranaggi del sodalizio. Il pusher si era prestato a spacciare marijuana e hashish per conto dell’organizzazione ma dopo un pestaggio perché aveva fatto sparire una partita di cocaina, aveva deciso di prendere le distanze dal mondo della criminalità. E ai carabinieri raccontò che Afendi si stava preparando ad una futura ed eventuale guerra perché dal carcere gli erano arrivate minacce da persone che, in quel periodo, erano detenute.
E sempre lo stesso denunciante: “Nel momento in cui Caraccio Ivan uscirà dal carcere è sua intenzione ammazzare Afendi Antonio Amin e riprendere il controllo di Casarano”. Il sodalizio avverso era capeggiato proprio da Caraccio, già coinvolto nell’operazione “Diarchia”. Anni fa, aveva rischiato la pelle: il sodalizio dell’epoca aveva deciso di ammazzarlo con le modalità della lupara bianca perché ritenuto un soggetto assolutamente inaffidabile, ormai completamente fuori dagli interessi del clan e soprattutto, peccato considerato più grave perché maggiormente capace di procurare pericoli, incapace di rispettare il vincolo dell’omertà.
Gli imputati sono difesi dagli avvocati Andrea Stefanelli, Simone Viva, Giuseppe Presicce, Antonio Venneri, Vincenzo Venneri, Silvio caroli, Anna Centonze, Rocco Rizzello, Mario Coppola, Nadia Martina, Luigi Corvaglia, Ladislao Massari, Attilio De Marco, Mercedes Salento, Federica Filoni, Nicola Leo, Angelo Ninni, Stefano Palma.