A Ugento, tra frantoi secolari e agrumeti, Emanuele De Gaetani ha trasformato una passione di famiglia in una realtà artigianale capace di raccontare il territorio attraverso liquori e distillati. È lui il titolare della Liquoreria Essentiae del Salento, un laboratorio nato quasi per caso e cresciuto fino a conquistare riconoscimenti internazionali. Lo abbiamo incontrato per farci raccontare questa storia che sa di tradizione e sperimentazione.
Come nasce la vostra passione per i liquori artigianali e l’idea di creare Essentiae del Salento?
Tutto è cominciato circa 25 anni fa, quando nella nostra struttura di famiglia organizzavamo serate a tema con prodotti tipici del Salento, dai piatti ai liquori. Recuperavamo antiche ricette della tradizione, che piacevano moltissimo anche ai turisti. A un certo punto hanno iniziato a chiederci bottiglie da portare via, ma non eravamo attrezzati per la vendita. Così, individuato un pubblico interessato, abbiamo creato un piccolo laboratorio artigianale, all’inizio in un garage, poi trasferito nella nostra struttura a Marina di Ugento. Oggi stiamo lavorando per portare il liquorificio in una nuova sede: un antico monastero nel centro storico di Ugento, che in passato è stato distilleria, cantina e tabacchificio.
Quali liquori compongono oggi la vostra gamma?
Abbiamo una selezione di 15 liquori, che io definisco monocultivar, ognuno caratterizzato da una botanica predominante. Dai classici come alloro, mirto, limoncello e finocchietto selvatico, a proposte più originali come carciofo, carruba, olivo e peperoncino, oltre a una linea di creme, come quella di limone o di mandorle e agrumi misti. In questi anni abbiamo lavorato con oltre 100 botaniche, imparando a conoscerne aromi, colori e proprietà. Per non sprecare nulla, da qualche tempo realizziamo anche marmellate, confetture e frutta sotto spirito, utilizzando tutta la polpa che prima veniva scartata.
C’è un prodotto a cui siete particolarmente legati?
Sì, il Gin Ulia, nato per essere un gin da meditazione, da servire a fine pasto. È composto principalmente da foglie d’ulivo e altre dieci botaniche digestive, affinato per tre anni con legno d’ulivo. La particolarità è che viene diluito non con acqua, ma con aloe vera e tisane delle stesse botaniche usate nell’infusione. Questa formula ci ha permesso di ottenere, nel 2020, un importante riconoscimento a Londra tra i migliori gin invecchiati. E poi c’è l’Amaro del Priore, un centerbe con 50 botaniche diverse, dal carattere balsamico, amaricante e poco zuccherato, come tutti i nostri liquori.
Quanto conta il packaging nella valorizzazione del prodotto?
All’inizio avevamo bottiglie semplici, etichette stampate in tipografia e nomi dialettali salentini. Con il tempo abbiamo capito quanto il packaging sia importante. Durante la pandemia abbiamo ripensato tutta la linea: nuove grafiche essenziali, simboli che rappresentano la botanica protagonista di ogni infuso e bottiglie serigrafate. Per il gin abbiamo introdotto una doppia serigrafia e iniziato a usare il legno d’ulivo per tappi e astucci. Questo restyling ci ha permesso di presentarci meglio anche sui mercati nazionali e internazionali.