LECCE – Mentre Fitto si batte a Roma per istituzionalizzare le primarie, a Lecce non sembra che ci siano idee chiare al riguardo. Del resto, le primarie in Italia, dopo anni, sono ancora in rodaggio: si tratta di un’idea che la sinistra ha copiato dagli americani. Il professore di Sociologia, Arturo Parisi, è l’inventore delle primarie all’italiana. Come riuscire, però, a fare delle primarie vere? «La gara sia tra persone, non tra partiti. Nessuno parteciperebbe a primarie impari, in cui un gruppo più forte può perdere solo per un errore di calcolo» – ammoniva il professore in un’intervista al Corriere della Sera. Sappiamo che, secondo gli accordi fatti a Bari sul tavolo della coalizione del centrodestra, sarebbero l’extrema ratio, ma sappiamo anche che, siccome è stato costretto alla consultazione di base persino un sindaco uscente come Paolo Perrone, sarà difficilissimo evitarle. Un nome che unisca tutti, del resto, non si è riusciti a trovarlo a Bari per le regionali, dopo mesi di confronti, figuriamoci a Lecce: fittiani e berlusconiani non troverebbero un accordo nemmeno su papa Francesco.
Primarie chiuse o primarie aperte, dunque? Questo è uno dei problemi che i Conservatori e Riformisti non sembrano in grado di affrontare con una posizione chiara e univoca. Tutti tentennano sulle risposte: in pochi hanno una posizione chiara e decisa, come accade in altri partiti. I primi a uscire allo scoperto con chiarezza sono stati Roberto Marti e Gaetano Messuti. Il primo è il sostenitore delle «primarie chiuse», ovvero il confronto con un nome in campo per ogni partito. La controindicazione di questo metodo è che si finga di essere democratici all’esterno, imponendo un nome all’interno, senza consultare veramente la base: i colleghi di partito voterebbero, turandosi il naso, un nome deciso da un gruppo ristretto, se non da un leader al comando. In realtà, la proposta di Marti ha un fine chiaro: quello di arrivare alle prossime comunali con il suo solo nome in campo per i CoR (se riuscirà a chiudere un accordo definitivo con Perrone, evitando la discesa in campo di Congedo). Francesca Mariano, capogruppo di Lecce 2017, un nuovo soggetto molto vicino a Marti, che punta a fare sentire il peso di sei consiglieri a Perrone, è convinta che le primarie debbano essere «chiuse». Sulla stessa linea Gianni Garrisi, che vorrebbe un candidato per ogni partito.
Poi, c’è la proposta dell’assessore ai Lavori Pubblici del Comune di Lecce, Gaetano Messuti, il primo degli eletti della scorsa tornata elettorale: lui propone primarie aperte, in grado di misurare il consenso, senza che un partito azioni le «truppe cammellate» su un solo nome. «Primarie aperte significa dare la possibilità a più nomi autorevoli, anche di uno stesso partito, di scendere in campo per misurare il consenso della base». Per molti, sarebbero più democratiche, ma in molti hanno le bocche cucite sull’argomento e, a volte, le idee confuse. Tantissimi dubbi per Antonio Gabellone: «Dopo le vicende di Roma, mi sa che c’è da mettere qualche regola in più. Il ragionamento su Lecce lo rinvierei a dopo le amministrative di giugno, perché bisogna prima collaudare la coalizione che sta lavorando bene a Bari. Se le primarie vanno fatte, bisogna farle per bene. Primarie aperte o chiuse? Dipende dagli accordi che si prendono con gli alleati». Gli alleati, però, sembrano più propensi per quelle aperte. «Se dovessero esserci le primarie, sarebbero più democratiche quelle aperte»- spiega il segretario forzista, Paride Mazzotta.
Tra i Conservatori e Riformisti c’è chi, come Messuti, ha una posizione netta. «Se la coalizione è d’accordo su una candidatura, le primarie non si fanno, se invece ci sono più candidati, anche in uno stesso partito, io li lascerei liberi – spiega il consigliere fittiano di lungo corso, Fiorino Greco – Se ci sono più candidati tra i Conservatori e Riformisti, può far solo piacere agli altri partiti». Massima trasparenza nelle cose e massima apertura anche per l’assessore Andrea Guido. «Non ha senso impedire a un nostro compagno di partito di candidarsi, solo perché c’è già qualcun altro in campo: apertura massima e democrazia massima!»- afferma il responsabile dell’assessorato all’Ambiente del Comune di Lecce. In molti, però, come Alessandro Delli Noci, non prendono una posizione. C’è un po’ di timore, forse per evitare di entrare in un dibattito che rischia di inquadrare i protagonisti in una delle fazioni in campo.
Per ora, però, il centrodestra è indietro su tutto: non è ancora chiaro persino se a Lecce le primarie si faranno o meno. «Evitiamo le primarie eventuali. Se si decide di coinvolgere i cittadini, lo si faccia con certezza – ammoniva il professore Parisi – Nulla logora di più delle infinite discussioni sulla convenienza di farle o non farle…».
Gaetano Gorgoni
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