LECCE – Come annunciato in anteprima sul Corrieresalentino.it, l’Università del Salento “smobilita” diverse sedi nei paesi limitrofi. Oggi la conferma ufficiale: il magnifico annuncia la risoluzione del contratto col Comune di Lequile, ma sembra che abbia provato a mollare anche altre sedi, come trapela da alcune indiscrezioni. «La risoluzione del contratto sottoscritto con il Comune di Lequile relativo alla concessione in comodato gratuito trentennale degli spazi dell’ex Istituto Andrioli è avvenuta per mutuo consenso, e ha a che vedere solo ed esclusivamente con considerazioni di natura logistica e di economia di spesa per il nostro Ateneo. Nelle politiche strategiche dell’Università del Salento, innovazione e ricerca vanno di pari passo alla didattica, e mai niente di diverso è stato né stabilito né tantomeno comunicato. Desta infine grande stupore il riferimento a una presunta “politica regionale finalizzata alla crescita del Politecnico con innegabili ricadute sulla presenza di Ingegneria nell’Ateneo salentino”. Una tale politica, di cui peraltro non siamo a conoscenza, sarebbe gravemente lesiva del nostro Ateneo».
Sulla stampa qualcuno ha fatto trapelare indiscrezioni circa una strategia regionale che penalizzerebbe la nostra università. Tutte voci non confermate. La cosa sicura è che per risparmiare l’UniSalento smobilita, come abbiamo annunciato due settimane fa, fa passi indietro, riduce e prova a far ritornare nelle mani dei comuni anche altri importanti edifici che ancora sono in comodato gratuito.
Intanto, continua lo scontro del rettore con i laforgiani. Oggi è trapelata la notizia di un nuovo colpo di scena: la Commissione elettorale dell’Ateneo ha accolto il ricorso di chi contestava un’erronea compilazione delle liste per le votazioni del Senato Accademico. Sembra che nei giorni scorsi la Commissione elettorale, sollecitata da un docente di Unisalento, abbia accertato la ricorrenza di gravi irregolarità in merito allo svolgimento della procedura elettorale per la elezione dei senatori accademici. Come già avevamo anticipato su questo giornale, nei giorni scorsi è stato verificato che i registri degli aventi diritto al voto, che dovevano essere organizzati secondo precise modalità, erano sbagliati e sono stati corretti in corsa mentre le elezioni erano già in pieno svolgimento. Un errore grave e assai grossolano che però è stato non solo denunciato da un docente ma persino accertato da un organo, la Commissione elettorale, appositamente istituito in ateneo. Quali sono gli scenari che si aprono ora? La regola dovrebbe essere l’annullamento delle elezioni e la riconvocazione del corpo elettorale. Le irregolarità non coinvolgono tutte le elezioni, quelle dei direttori di dipartimento, quelle del collegio uninominale e quelle di tutti e tre le aree in cui sono divisi i docenti, ma solo di una di queste ultime. Si tratta perciò di rifare le elezioni per eleggere due senatori rappresentanti di un’area.
Che farà adesso il Rettore? Darà credito al parere di un organo sovrano del suo Ateneo o lo disattenderà? E in quest’ultimo caso con quali motivazioni e con quali conseguenze? Come minimo, se non ascolterà la commissione, inizierà una guerra in tribunale che paralizzerà i lavori del Senato e che esporrà l’Ateneo a danni anche di immagine. Pur non conoscendosi con precisione l’area per cui si profila una nuova elezione, perché ci sono grande prudenza e attesa da parte delle persone coinvolte, si vocifera di qualcuno, verosimilmente un eletto, che contesta il parere della Commissione. Chissà cosa ne pensa il Direttore generale che imputava ai componenti del Nucleo di valutazione dimissionario di non rispettare le deliberazioni di un organo sovrano: proprio il Senato accademico, della cui legittima composizione oggi si comincia a dubitare. Probabilmente il caos che si sta scatenando non è poi tutto imputabile all’antagonismo tra laforgiani e zariani. In gioco sono la credibilità di tutta la macchina amministrativa dell’università e la sua capacità di correggersi se si rende conto che ci sono stati degli errori, di cui comunque qualcuno dovrebbe rispondere.
Gaetano Gorgoni