LECCE – C’è ancora qualche dubbioso all’interno di Forza Italia e dell’Udc, ma al tavolo del PPE, Alleanza Popolare compresa, il nome del vicesindaco, Gaetano Messuti, piace. Per ora sembra l’unica soluzione in grado di rompere i piani del sindaco uscente e, soprattutto, capace di garantire unità nel centrodestra e pari dignità agli altri partiti. Paolo Perrone, però, sa che per garantirsi la continuazione dell’influenza che ha sulla città e una certa autonomia rispetto a Raffaele Fitto (che già cinque anni fa lo stava sfiduciando), ha bisogno che il suo successore sia un uomo di fiducia. L’attuale vicesidaco, però, è troppo autonomo: il sindaco uscente non ha mai puntato su di lui e lo ha addirittura escluso (quando ha potuto) dalla sua giunta in passato.
Non avere un uomo di fiducia come il cognato Saverio Congedo esporrebbe Paolo Perrone agli stessi rischi che furono fatali per Adriana Poli Bortone: la senatrice perse il comando su Lecce proprio quando diede il suo consenso alla candidatura dell’attuale sindaco (un uomo che pur facendo parte della stessa coalizione, rappresentava forze autonome rispetto ai polibortoniani). Ecco perché il sindaco uscente farà la guerra pur di candidare Congedo. Eppure, avendo dato cinque nomi al tavolo di coalizione, si è messo alle corde da solo: se la maggioranza dei partiti dovessero scegliere Messuti, non potrà far altro che accettare o spaccare irrimediabilmente il centrodestra.
In queste ore, Perrone cerca una strategia per neutralizzare la possibile mossa dei centristi e dei forzisti: qualcuno dei suoi uomini potrebbe colpire a suon di comunicati stampa. Il ragionamento degli alleati dei COR è chiaro: non avendo ancora trovato i cosiddetti nomi della “società civile” adeguati a unire tutta la coalizione e non potendo mettere un proprio nome interno, perché i fittiani (che sono maggioritari a Lecce) non lo accetteranno mai, hanno deciso di puntare su uno dei nomi fittiani che li possa garantire maggiormente e che non sia una “diretta emanazione del sindaco uscente”.
Il fatto che Gaetano Messuti rientri nei cinque nomi fatti pro forma dal sindaco (lui avrebbe voluto solo fare un nome) è l’arma per sparigliare le carte del sindaco uscente: dopo aver dato cinque opzioni (Congedo, Marti, Delli Noci, Messuti, Monosi), sarà difficile rinnegarli. Anche l’Udc, con una buona dose di realismo politico, potrebbe puntare sul vicesindaco di Lecce: il problema è che i centristi a Bari hanno un assessore leccese e in città hanno il capogruppo Melica troppo vicino ai consiglieri del Pd. Le diplomazie dei rispettivi partiti sono a lavoro: la ‘soluzione Messuti’ è ammaliante.
Garcin