LECCE – L’UniSalento ha sempre meno risorse e naviga in acque agitatissime. Oggi il Senato accademico ha approvato a maggioranza il bilancio unico di previsione per l’esercizio finanziario 2017 e del bilancio unico d’Ateneo di previsione triennale 2017-2019. Alcuni senatori, anche vicini al rettore Zara, hanno espresso grande preoccupazione sulla situazione finanziaria dell’Ateneo salentino e sul fatto che l’attuale amministrazione non sembra capace di cambiare rotta. Le cifre parlano chiaro: il finanziamento ministeriale passa da circa 75 milioni del 2016 a circa 72 milioni del 2017; i contributi studenti da 13 milioni a 12 milioni (il che significa che sono diminuite le iscrizioni nonostante l’amministrazione si affanni a sostenere il contrario). Complessivamente le entrate di Unisalento per il 2017 sono pari a 95.896.173,45 a fronte di uscite che, seppure ridimensionate, ammontano a 144milioni di euro circa con un disavanzo di 51 milioni di euro, che l’amministrazione copre con “l’utilizzo di riserve di patrimonio” di uguale entità.
Queste cifre confermano i timori di quei senatori che già a settembre non hanno votato la previsione di bilancio per il prossimo triennio. Persino un senatore vicino al rettore Zara ha ammesso che la situazione è preoccupante e che teme il dissesto. Insomma, basta sviolinate: è tempo di fare i conti con la realtà. Un altro dato interessante è quello relativo alla contrazione dei “costi della gestione corrente”, che da 55 milioni di euro del 2017 passerebbe a 16 milioni di euro nel 2018: un dato non spiegabile. Il delegato al bilancio avrebbe dichiarato, secondo le indiscrezioni che circolano, che se fosse un’azienda sarebbe in cattive acque e dovrebbe prendere provvedimenti.
Ma Zara interviene per chiarire la questione: “Per quanto riguarda il bilancio e i fondi, chiarisce i numeri il Dirigente della Ripartizione Finanziaria e Negoziale Donato De Benedetto:
‘Il quadro finanziario generale dell’Università del Salento per il prossimo anno è riassumibile in pochi numeri:
• il risultato economico è positivo e pari a € 554.340,70;
• i costi di competenza dell’esercizio 2017 sono pari a € 146.425.448,90;
• tali costi sono coperti attraverso ricavi di competenza dell’esercizio 2017 per € 95.896.173,45, ai quali si aggiungono € 51.083.616,18 di economie verificate e contabilizzate sul bilancio 2016, destinate in gran parte alla realizzazione di progetti di ricerca scientifica.
Il suddetto importo di € 51.083.616,18 è tecnicamente riportato nella voce “Utilizzo di riserve di patrimonio netto derivanti dalla contabilità economico-patrimoniale”, ed è riferito a somme aventi vincolo di destinazione, acquisite dall’Università nell’esercizio 2016 o in esercizi precedenti, non utilizzate e che si prevede di utilizzare nel 2017.
A titolo esemplificativo i costi della gestione corrente esposti per € 55.864.569,42 sono coperti per € 17.679.786,09 con ricavi di competenza dell’esercizio 2017 e per € 38.184.783,33 mediante economie verificate e contabilizzate sul bilancio 2016, destinate principalmente alla realizzazione di progetti di ricerca scientifica. I costi della gestione corrente, depurati dalle somme assegnate con vincolo di destinazione, sono in linea con quelle previste negli esercizi successivi.
Gli esercizi 2018 e 2019 non riportano alcuna riassegnazione di quote di budget non speso e per questo motivo la voce “Utilizzo di riserve di patrimonio netto derivanti dalla contabilità economico-patrimoniale” è valorizzata per un importo di € 3.800.000,00, di gran lunga inferiore a quella registrata per il 2017. Anche gli esercizi 2018 e 2019 chiudono con un risultato positivo.
L’assegnazione di tali economie in sede previsionale si rende necessaria perché consente alle strutture dipartimentali di utilizzarle sin dall’inizio dell’esercizio, evitando ritardi nella realizzazione dei progetti di ricerca e nella conclusione dei procedimenti amministrativi avviati nel 2016.
Tale aspetto gestionale è stato più volte chiarito nel corso della riunione del Senato Accademico proprio per evitare letture distorte dei dati esposti nel Bilancio”.
A fronte di questa situazione Unisalento rinuncia a partecipare al bando della Regione Puglia che finanzia la progressione di carriera dei manager didattici per i prossimi dieci anni, in quanto nel caso dell’Ateneo leccese non si tratterebbe di nuove assunzioni, ma di differenza tra l’attuale categoria D e la categoria EP ed ammonterebbe complessivamente a 600 milioni di euro. Un paio di senatori sentiti al telefono hanno dichiarato che il punto è arrivato in Senato senza documentazione, e senza proposte concrete ma solo con ipotesi. Un altro senatore ha contestato la scelta del rettore di non approfittare del bando per i manager didattici, che l’Anvur ha definito “best practice” per tutte le università. Eppure le altre università pugliesi si sono affrettate a partecipare.
Poi, l’Università interviene per chiarire. “Per quanto riguarda il bando citato della Regione Puglia, chiarisce la posizione dell’Università del Salento il Direttore Generale Emanuele Fidora: «Non corrisponde al vero quanto dichiarato nell’articolo e cioè che l’Università del Salento non intenderebbe partecipare al bando della Regione Puglia per l’assunzione di manager didattici di categoria EP. Il Senato Accademico, infatti, ha proposto al Consiglio di Amministrazione (che deciderà in merito) la partecipazione al predetto bando per una unità di categoria EP, da adibire alle funzioni di manager didattico della Facoltà di Lettere Filosofia Lingue e Beni Culturali, confermando quanto già deliberato nel periodo 2010-2013, quando fu lo stesso Ateneo a programmare e a bandire un concorso pubblico per l’assunzione di un funzionario di categoria EP per quella Facoltà. La decisione finale del CdA sarà in ogni caso subordinata alla verifica tecnico-operativa della presentabilità della proposta progettuale alla Regione Puglia, alla luce dei vincoli di natura amministrativa e giuridica concernenti il personale tecnico-amministrativo».
Zara è sempre più convinto che aumentando le iscrizioni aumenteranno anche le entrate attraverso i contributi studenteschi e il finanziamento ministeriale e ha insistito molto per l’approvazione di 3 nuovi corsi di laurea, già abbondantemente pubblicizzati sui giornali, ma che dovranno passare al vaglio del CURC e del Ministero. I tre corsi, purtroppo, nascono in sofferenza per quanto riguarda sia le docenze che le aule e gli spazi in genere. Il Nucleo di valutazione ha già fatto alcune osservazioni sulle nuove proposte. Gli studenti hanno contestato la scelta del rettore affermando che le risorse andrebbero dedicate ai corsi esistenti e che lo stesso bilancio in perdita non consente nuovi investimenti in termini di supplenze e contratti esterni. Anche qui, la strada è in salita.
Dulcis infundo, l’ultimo punto all’ordine del giorno ha toccato un argomento spinoso: la senatrice Maria Pia De Medici ha presentato una interrogazione per chiedere se il comunicato alla stampa con cui la Giunta del Consiglio degli Studenti prendeva posizione a sostegno della studentessa Gilda Brescia sia stata oggetto di delibera del Consiglio degli Studenti oppure una iniziativa della Giunta (che non ha titolo per fare dichiarazioni a nome del Consiglio). Intanto, in serata, giunge la notizia delle dimissioni in blocco della Commissione etica: un’altra tegola. Conflitti e poche risorse: è la sintesi.
Garcin