LECCE – Il giorno della grande sfida sui contenuti è arrivato. Vincenzo Zara chiama in causa il suo ex amico, Domenico Laforgia, quello che ha trascinato in giudizio (insieme a una suora e a sua moglie), quando spiega che fare il rettore è una croce: la sua relazione è divisa in due parti. Siamo a metà cammino: il rettore traccia il bilancio dei suoi primi tre anni. Non dice nulla di nuovo rispetto alle cose già esposte sul Corrieresalentino.it, tutte le volte che gli abbiamo fatto le pulci. La perdita dei 49 milioni dei fondi per l’edilizia, secondo il Magnifico, è colpa della burocrazia regionale e del nuovo codice degli appalti: mostra le slide e ricostruisce tutto, spiegando che era impossibile completare tutti gli oneri nei ristretti tempi richiesti.
Il rettore non cita le vicende giudiziarie che hanno fatto parlare molto della lotta tra «laforgiani» e «zariani», delle dimissioni del Nucleo di Valutazione e della Commissione etica e delle varie polemiche che lo hanno coinvolto in questi anni. Non fuga i dubbi degli studenti e dei loro rappresentanti intervenuti sui corsi come il DAMS, per capire se rischia di fare la fine del corso che c’era pochi anni fa e per dirci quali saranno i docenti qualificati (e “agganciati” al mondo dello spettacolo e delle arti) incaricati di portare avanti i laboratori. Di fronte, in alto, è seduto Domenico Laforgia, che segue tutto impassibile. Il rettore prima parla della crescita delle immatricolazioni, poi del calo degli iscritti, infine dei progressi nella didattica e della nascita di nuovi corsi. L’ultima parte dell’intervento riguarda l’edilizia e la perdita dei famosi 49 milioni di cui abbiamo parlato abbondantemente nel nostro giornale: cinque ore ore di conferenza, niente dibattito, solo relazioni, monologhi e slides.
«Il Piano per il Sud su cui puntò Laforgia», come ricorda il magnifico, è ancora oggetto di pesanti polemiche. L’ex rettore accetta la sfida lanciata da Zara dalle colonne del Corrieresalentino.it e si presenta per intervenire. Passano oltre due ore e ancora nessuno passa la parola a Laforgia, che, tra l’altro, è il Dirigente del dipartimento regionale per l’Università (solo alle 18 circa parlerà): è uno sgarbo istituzionale che l’ex rettore farà notare. Vanno via alcuni professori. Si parla dei nuovi interventi edilizi e del nuovo polo umanistico, che verrà messo a nuovo. Poi, i vertici universitari promettono che le manutenzioni saranno tutte portate a termine. Secondo il magnifico, la colpa dei ritardi per il Piano del Sud è della burocrazia regionale e del codice degli appalti. All’esterno gli studenti esibiscono uno striscione, a proposito dei soldi persi, che recita così: «Qual è il piano B?»
«Dallo stanziamento delle risorse, avvenuto all’inizio del 2012, fino alla reale disponibilità delle stesse, avvenuta nel luglio del 2015, sono stati necessari più di tre anni e mezzo per rendere disponibili i fondi, mentre sono stati concessi solo 10 mesi per assumere le OGV (obbligazioni giuridicamente vincolanti), entro giugno 2016 – spiega Zara – Nello stesso lasso temporale per l’assunzione delle OGV, precisamente ad aprile 2016, è stato emanato il nuovo Codice degli appalti, che ha cambiato quasi completamente lo scenario normativo di riferimento, incidendo quindi negativamente sui tempi. In ogni caso, entro giugno 2016 si è riusciti ad aggiudicare importanti opere di manutenzione e di innovazione tecnologica delle aule, per un importo pari a circa 14 milioni sui 62 complessivamente disponibili (che prevedevano anche la costruzione di nuovi edifici, oltre alle manutenzioni)».
Il rettore cita anche la famosa storia della valutazione dei fabbisogni edilizi, che «viene affidata a un’Università terza», ma non si capisce che bisogno c’era di riflettere su un’eventuale necessità di non percepire quei fondi per intero. In realtà qualcuno non apprezzava l’idea della creazione di nuove strutture, come poi spiegherà l’ex rettore. «Ci siamo rivolti a un soggetto terzo qualificato» – spiega Vincenzo Zara, riferendosi all’incarico dato all’Università di Firenze per pronunciarsi su un piano edilizio che era già stato abbondantemente valutato ai tempi di Laforgia. Dal 31 dicembre 2015 comincia il calvario fatto di polemiche e richieste di proroga. Poi, il rettore spiega che l’entrata in vigore del codice degli appalti frena tutto. Il Cipe si riunisce il primo dicembre per concedere una proroga, non di un anno, ma fino al 30 giugno. «Allora non chiamatela proroga, ma sanatoria – tuona Zara – Una cosa sconcertante! È come se facessi un divieto di velocità inferiore con valenza retroattiva».
Dopo molto tempo, arriva l’ora di Domenico Laforgia, che bacchetta lo sgarbo istituzionale: viene fatto intervenire dopo tanti professori e chiede all’aula se lo vuole ascoltare, senza il limite di tre minuti, per rispondere a tutti i punti. Scatta l’applauso e comincia a parlare. «L’Unisalento vanta un credito verso la Regione Puglia, ma non ha presentato la rendicontazione. La documentazione inviata da Unisalento non era valida, altro che burocrazia lenta. Discutiamo della proroga e non capiamo i motivi per cui si è giunti alla proroga”- afferma l’ex rettore. Laforgia smonta punto per punto le giustificazioni di Zara sulla gestione del piano del sud. «È stata una scelta politica quella di ritardare le procedure: un circolo vizioso dal qual non si è più usciti. Non è stato approvato un comitato di valutazione previsto per accorciare le procedure. Le condizioni per andare avanti c’erano tutte, ma si è guardato bene dall’incontrare i progettisti».
L’ex magnifico si toglie molti sassolini dalla scarpa: attendeva da tempo questo momento. «Non è un project manager e non ha le competenze, si potrebbe obiettare – continua Laforgia riferendosi a Zara – Ma allora doveva rivolgersi alle competenze che già c’erano nella nostra università. Invece, Zara si rivolge all’Università di Firenze, spendendo 12 mila euro per una valutazione degli spazi universitari. Eppure il nucleo di valutazione regionale aveva già espresso parere positivo. Si voleva solo prendere tempo per far capire che quei finanziamenti non servivano. Una marea di sciocchezze senza documenti» – chiosa l’ex magnifico. Il Dipartimento di Fisica esprime parere negativo su quei fondi: qualcuno parla di bloccare le «cattedrali nel deserto». «Nel 2012 c’era una visione strategica per lo sviluppo dell’Università: Cipe e Università avevano approvato tutto – incalza Laforgia – Anche a Firenze si accorgono che siamo sottodimensionati, mentre una parte di voi si affannava a dimostrare il contrario».
Poi, l’ex rettore affonda il colpo: «L’emendamento Palese è stato bocciato perché non sono stati rispettati i tempi previsti. Anche negli appalti banali non sono stati rispettati i tempi. Se avessero voluto portare a termine il piano del sud, ce l’avrebbero fatta. È stata negligenza assoluta! Caro Zara, sei l’unico responsabile di questa perdita. Dovresti chiedere scusa per aver fatto perdere 49 milioni all’Unisalento». Anche alcuni studenti stroncano il rettore nei loro interventi, qualcuno lo difende: l’Università del Salento è divisa, ancora una volta Guelfi e Ghibellini. Per la cronaca, all’inizio dell’incontro il rettore ha sciorinato i dati delle immatricolazioni. Si registra una piccola crescita dopo il crollo del 2013/2014, in cui si registravano 3.547 nuovi iscritti, contro i 3.667 del biennio 2016/17.
Anche a livello nazionale c’è stata una crescita di immatricolazioni, ma Zara spiega che è superiore quella dell’Unisalento rispetto al dato nazionale (+3,5%). A livello regionale tutte le università calano, tranne il Politecnico di Bari, mentre Lecce cresce. Il numero di 19 enni che si iscrivono a Lecce è superiore al dato regionale. «È un piccolo aumento, però in un contesto generale di decrescita è un numero che conta». Il numero degli iscritti a livello nazionale, invece, decresce e continua a scendere (lo potete vedere nel grafico), così come a livello regionale. C’è, però, una magra consolazione: gli iscritti regolari (cioè quelli non fuori corso) aumentano, facendo ben sperare per un aumento dei finanziamenti, che si basa proprio su questo dato. Il personale tecnico amministrativo è diminuito. «Uno dei miei impegni è quello di investire sul personale tecnico-amministrativo»- spiega Zara.
Poi, c’è il problema del rallentamento di nuove assunzioni: «Abbiamo dovuto rallentare il turnover per non sforare il limite dell’80 per cento di budget, che stavamo sforando”- spiega Zara. Cresce l’offerta formativa negli anni 2015/16, grazie all’attivazione di nuovi corsi. Nel 2016/17 un nuovo corso di laurea e per il prossimo anno arrivano i nuovi corsi triennali di laurea: Dams (Arti, Musica e Spettacolo), viticoltura ed Enologia, Manager del Turismo, ingegneria sistemi aerospaziali (interateneo), Scienze Antropologiche e Geografiche. Cresce anche l’internazionalizzazione della didattica, con un corso in più in lingua straniera. I dottorati di ricerca decrescono dal 2014 al 2017, anche se aumentano le borse di studio finanziate. Anche Giurisprudenza cala lievemente nell’anno 2016/1017. Contribuzione studentesca e finanziamento ordinario decrescono, comprese le altre entrate.
«La ripartizione dei fondi ordinari era su base storica, ma poi è subentrato il costo standard: quindi, il finanziamento a Unisalento crolla – spiega Zara – Se applicassero solo il costo standard peseremmo ancora di meno. Per questo cerchiamo di avere più studenti, attivando nuovi corsi, proprio per invertire la tendenza». I finanziamenti della ricerca con fondi nazionali sono in aumento nel 2015: incremento del 42%, decima università a livello nazionale. Anche i finanziamenti alla ricerca con fondi europei crescono negli ultimi due anni. «Un successone», secondo il magnifico. L’Unisalento è al 45esimo posto nel ranking nazionale del Sole 24 Ore: dati che non sono importanti per il rettore, perché dipendono sempre dai parametri usati, ma che segnano un miglioramento. Il ranking del Times higher Education non va bene, ma solo perché è stato allargato il numero delle Università partecipanti, come ha spiegato il rettore, «oltre al fatto che i dati non sarebbero paragonabili con gli anni precedenti perché cambiano i criteri». La nascita di cinque nuovi corsi, tre gestiti in comune tra le università della Puglia, rappresenta «un modello innovativo e virtuoso di collaborazione».
A fine conferenza, dopo 5 pesantissime ore di relazioni, per metà fatte di critiche e per metà di sostegno, arriva la risposta a Laforgia, ma l’ex rettore è già andato via. «Ripetono solo cose lette sul Corrieresalentino – replica Zara, rivolto ai seguaci di Laforgia – Non sono stati contestati dati, atti e note. Sono comportamenti tribali: si segue quello che dice il capo tribù». Il rettore si dimentica che le sue slides non potevano essere contestate nei pochi minuti di intervento: anche perché lui si è preso due ore per descriverle. Ci sarebbero volute almeno le stesse ore per ribattere nel merito, punto per punto. Tra l’altro l’intero incontro era basato su relazioni, senza nessun momento di confronto con botta e risposta, che ci sarebbe voluto. Zara giustifica il fatto di essersi rivolto all’Università di Firenze per scrupolo, perché voleva verificare l’effettiva necessità di quegli interventi edilizi: era preoccupato. I vertici dell’Università vedono l’immagine di Unisalento «salire», ma noi non capiamo sulla base di cosa: gli interventi degli studenti e perfino di una iscritta alla Cisl (la lettrice Maria Eugenia Verdaguer) stroncano la gestione Zara. Bocciato il rettore da molti docenti, su Piano per il sud e attuazione del programma promesso. C’è chi ricorda le dimissioni del Nucleo di Valutazione. Il professore Pasimene, addirittura, prende la parola per chiedere le dimissioni di Zara: lo ritiene non all’altezza sul piano politico.
«Il metodo Zara mi ha deluso: tutto incentrato sull’anti-Laforgia. Io ero una sua ex elettrice. Il bilancio è negativo» – tuona un’altra docente. Altri docenti chiedono di smetterla con le divisioni, di parlare delle cose positive, di mettere idee per migliorare l’Università del Salento, ma alla fine l’aria che si respira è avvelenata. Bocciature e interventi di difesa: ancora Guelfi e Ghibellini. È questa l’Università gestita da Zara: avvolta in un conflitto interno che ha conosciuto anche le aule dei tribunali.
Gaetano Gorgoni