LECCE – Continua il nostro viaggio sulle tracce francescane nella città di Lecce. Dal leggendario, perché privo di documentazione storica, passaggio di Francesco d’Assisi nella città, alle presenze francescane succedutosi nel tempo. La nostra analisi parte dai Frati Minori, oggi presenti nella fraternità con sede a nord-est della città, nella suggestiva residenza di Fulgenzio della Monica. Nel passato diverse furono le comunità ispirate al santo di Assisi, dislocate in più punti del territorio cittadino. Sulla linea della ricostruzione storica di padre Tommaso Leopizzi, faremo un viaggio che toccherà sei tappe. Prima sosta: Santa Maria al Tempio.
Nuzzo Drimi, barone di Corigliano d’Otranto, nel 1432 fece costruire, per donare poi ai Frati Minori, una chiesa e un convento, posti al di fuori delle mura della città. Un antico affresco della Madonna, probabilmente di origine bizantina, era fortemente venerato dal popolo leccese.
La chiesetta era però troppo piccola per ospitare i numerosi fedeli, così come la residenza conventuale angusta per la fraternità: «sicché i Frati Minori dell’Osservanza pugliese decisero di costruire a Lecce una sede degna della tradizione minoritica». La costruzione del convento e della Chiesa iniziò nel 1508 per concludersi nel 1517, sotto la guida del ministro provinciale, padre Riccardo Maremonti.
Un noto cronista leccese del tempo, Antonello Coniger, la definì ‘superba’ per l’armonia delle linee architettoniche, mentre il ministro generale, padre Francesco Gonzaga, ‘eleganter satis’.
Nel 1591 il Convento di Santa Maria del Tempio passò ai Frati Minori della Riforma, che completarono i lavori, scegliendo uno stile più severo e rigido. Verso la fine del 1600 il convento ospitava circa 50 religiosi. Tra il 1681 e il 1683 venne costruito il grande vano della biblioteca, che accolse le Edizioni Venete acquistate con la donazione di Giangiacomo Leccio, tesoriere e vicario della cattedrale di Lecce. «Così trasformata, la casa religiosa di S. Maria al Tempio era diventata la più vasta e accogliente di tutta la Provincia Riformata di S. Nicolò».
Anche la prima chiesetta che custodiva la preziosa immagine della Madonna, fu sostituita da un edificio sacro nuovo, con ben 13 altari e con opere d’arte di notevole interesse di pittori riformati quale fra Francesco da Martina Franca e i sui discepoli. Si ricordi la tela dell’Immacolata ora conservata nella Pinacoteca d’Arte Francescana ‘Roberto Caracciolo’ e la tela di S. Maria al Tempio che si trova nella Chiesa di S. Francesco si Paola. Interessante anche una pittura su legno raffigurante la Vergine, custodita nel Museo Castromediano di Lecce, un tabernacolo ligneo, opera di fra Giuseppe di Soleto, ora nella Chiesa parrocchiale di Merine ed un crocefisso ligneo, meraviglioso, opera di frate Angelo Pietrafitta, che si trova nella Chiesa di S. Lazzaro a Lecce.
Data la sua posizione strategica, situata nei pressi delle mura e quasi di fronte al castello, il convento di S. Maria del Tempio fu più volte coinvolto nelle vicende politiche e militari del tempo. Inoltre il guardiano del convento custodiva le chiavi dell’Archivio in cui erano conservati i documenti più importanti della città di Lecce.
Così come sottolinea lo storico Leopizzi: «il convento di S. Maria al Tempio può essere considerato il cuore della Provincia serafica della Riforma Pugliese e la fucina di formidabili personalità nei vari campi del sapere umano e teologico».
La vitalità di questa casa religiosa fu letteralmente bloccata dalle leggi napoleoniche e dalle successive disposizioni dello Stato Italiano. I frati nel 1822 ripresero possesso della loro casa, riavviando l’attività di apostolato. Divenne sede di Studentato filosofico e teologico, con maestri prestigiosi, quali P. Serafino di Montemesola, professore di filosofia, P. Eugenio Di Lonardo di Martina Franca, professore di Diritto Canonico e Lingue Orientali e P. Gregorio Caputi da Nardò, professore di Teologia. Una vita dinamica dal punto di vista culturale e religioso, destinata a spegnersi a causa delle tristi vicende storiche: il 14 settembre del 1864 alle 7.00 i frati del convento di S. Maria al Tempio furono costretti ad abbandonare la loro casa. L’intero edificio con la chiesa fu destinato a pubblica utilità. Nel 1872 nell’ ex- convento si insediò il Comando del Distretto Militare, trasformandolo in capannoni per soldati, denominandolo dapprima ‘Caserma del Tempio’, poi, nel 1905, ‘Oronzo Massa’. Infine l’amministrazione comunale di Lecce, guidata dal dott. Capilungo ne decise la completa demolizione il 1° febbraio del 1971 alle ore 13.00.
Triste pagina della nostra storia locale, che ha determinato la distruzione di un prestigioso complesso ideato da uno dei più importanti architetti leccesi della storia, P. Riccardo Maremonti.
La svolta: della Chiesa di Santa Maria al Tempio non è rimasto solo un lontano ricordo. Durante gli scavi nella zona dell’ex-Caserma Massa, sono stati ritrovati dei reperti archeologici, tra cui anche antiche testimonianze della chiesa quattrocentesca. Nel novembre del 2018 è stato approvato dalla giunta comunale il progetto di ‘Recupero e messa in sicurezza delle strutture riferibili alla Chiesa di Santa Maria del Tempio’.
Una conclusione grigia che si sfuma di rosa. Perché nulla vada completamente perduto. Per riascoltare e rivedere tracce della nostra storia!
Manuela Marzo
*Fonte e approfondimenti: LEOPIZZI T., Il francescanesimo a Lecce, in Fulgenzio, un secolo di presenza francescana. Lecce, 2001, Edizioni Del Grifo.