Sarà inaugurata alle ore 16 del 1° dicembre 2023 presso i “Musei di San Salvatore in Lauro” del pio Sodalizio dei Piceni, piazza S. Salvatore in Lauro 15, Roma, l’Esposizione Triennale di Roma 2023 che si svolgerà all’insegna della “poetica delle differenze alla ricerca di un nuovo umanesimo”. Nell’invito personalizzato, fatto realizzare per ogni artista partecipante alla Triennale, la curatrice Dott.ssa Stefania Pieralice sottolinea che nell’opera di Marisa Grande, vi è espressa” la bellezza di un mondo nuovo nell’arte”.
Marisa Grande è sensibile alle tematiche che trattano di “interrelazioni” tra le parti, siano esse naturali, sociali o culturali come quelle necessarie a rendere possibile la perseguita utopia proposta della attuale “ricerca di un nuovo umanesimo”.
L’artista leccese ha per decenni basato anche il suo insegnamento sulle “connessioni possibili” tra gli aspetti umanistici e gli aspetti scientifici, da lei proposti sin dagli Anni ’70 sia in sede di lavori di Riforma dei Programmi Ministeriali svolti a Cattolica e sia nell’attività di formazione dei docenti, espletata nell’Associazione Pedagogica Italiana (ASPEI), durante la quale ha elaborato il saggio sull’Orientamento alla scelta dei libri di testo, pubblicato dall’ASPEI di Lecce nel 1996.
Già in precedenza, nel 1989, in un breve saggio di “Arte come funzione”, intitolato “Connessione di sistemi dinamici relazionati”, ed. Torgraf, Marisa Grande esprimeva la sua filosofia relativa alle interrelazioni pacifiche ed equilibrate tra le parti interconnesse in stato di equilibrio precario proprie di ogni Sistema Dinamico Complesso, ispirandosi ai principi della innovativa Scienza del Caos.
Nel dicembre dello stesso anno, alla Fiera d’Arte Contemporanea di Bastia Umbra (Perugia), svoltasi fino all’inizio del 1990, l’artista lanciava il “Manifesto del Movimento culturale Synergeticart ‘90”, presentato all’assemblea dei promotori e degli artisti espositori e diffuso tramite il saggio citato e tramite un ‘video a loop’ visibile nello stand espositivo della sua produzione artistica, comprendente opere pittoriche eseguite dagli Anni Settanta in poi.
Nel Manifesto del suo Movimento artistico si legge che la “Synergetic art corrisponde a: <l’estensione della filosofia che alimenta la produzione creativa di Marisa Grande, espressa in vari ambiti dell’arte visiva e storico-artistica>… che le sue finalità sono di carattere <etico-morali, sui cui principi la Synergetic art basa l’idea di una riformulazione sistemica del sapere e delle interrelazioni culturali, per orientare alla filosofia di una cultura condivisa da un’umanità pacifica che rispetta la vita in tutti i suoi aspetti e gli ecosistemi da cui essa è strettamente dipendente.>
Il motto dello stesso manifesto recita: “nell’universo se un punto vibra, tutto il cosmo vibra. La Synergetic art intende essere quel punto che vibra”.
In tal modo viene posta l’attenzione su un rinnovato ruolo dell’artista, necessario per ampliare la dimensione umana dalla terrena agli ambiti interconnessi delle dimensioni universali, per accedere ai principi dell’armonia del cosmo e per elaborare, sulla base di ordine e di bellezza, più “umane” regole di vita e contribuire alla <costruzione degli equilibri dinamici del sistema sociale e al perpetuarsi armonico degli equilibri universali.>
Tra i valori fondamentali per la formazione di un Nuovo Umanesimo, nel saggio “Connessione di sistemi dinamici relazionati” che fa da sostegno teorico al Manifesto del Movimento culturale SynergeticArt ’90” , vengono indicati <…il rispetto della vita, con le conseguenti non-appropriazione di sé e il non-possesso degli altri, e il diritto alla vita, con il conseguente sviluppo e potenziamento di sé, quale universo negli universi relazionati.>
Riguardo al “ruolo dell’osservatore”, Marisa Grande conferisce al citato saggio il carattere pedagogico, appellandosi alla originaria “Arte come funzione” e anche quello didattico, proponendo un metodo adatto a stimolare la creatività. Sollecita il lettore a provare a tradurre in immagini i contenuti letterari da lei espressi con il solo linguaggio poetico, non avendo deliberatamente voluto far comparire lì le corrispondenti opere visive. Una versione completa del suo lavoro -pittura e poesia- svolto sin dagli Anni Settanta, era stata già pubblicata nell’aprile 1989 in “Linguaggio artistico”, edito dalla Casa Editrice Menna di Avellino.
A tal proposito Marisa Grande specifica che <avendo sempre inteso correlare tra loro più linguaggi creativi, ma privilegiando il parallelismo tra il pittorico e il letterario quale base per una immediata comunicazione, con la parallela espressione letteraria non intende certo limitare la libertà individuale dell’osservatore, il quale può comunque adottare tutte le chiavi interpretative personali per comporre una lettura completa – iconografica e iconologica- di ogni opera d’arte osservata.
Descrizione dell’opera pittorica “Bi-verso”
L’opera di Marisa Grande scelta per l’Esposizione Triennale di Roma è intitolata “BI-VERSO”. È un olio su tela di cm 90×80 dipinto nel 2015. La tematica trattata rientra nella concezione espressa nel tempo dall’artista attraverso opere che interessano gli ambiti dell’arte visiva, della letteratura e della scienza, secondo una sinergia dei saperi, così come è anche attestato nel suo blog attivo sin dal 2012, il cui link è: http://synergeticart.wordpress.com
La stessa autrice si esprime così riguardo all’opera “BI-VERSO”:
<Ho progettato e completato l’opera nel 2015, animata dall’intento di farla rientrare in una serie di dipinti, nei quali avevo già trattato il concetto di “dualità”, derivato da quella primordiale scissione della simmetria con la quale l’originaria Singolarità aveva dato vita a tutto l’Universo e agli infiniti universi che lo compongono. Ho creato l’opera “BI-VERSO” quando ancora le scoperte scientifiche non avevano permesso di tradurre in immagini i calcoli matematici raccolti durante le esplorazioni spaziali relative alla presenza reale (non solo teorica) dei buchi neri, quando ancora non si era attribuito loro un ruolo fondamentale nella formazione dell’universo, e ancora quando, come avviene attualmente, non li si voleva comparare ai “grandi attrattori” verso cui convergono in stato caotico i sistemi dinamici correlati in complesse e dinamiche interconnessioni.
La struttura e la funzione astronomica dei buchi neri e dei corrispondenti buchi bianchi ci possono insegnare molto per farci progredire nella ricerca di un nuovo umanesimo che escluda la “fagocitazione”, la sopraffazione, la violenza fisica e psicologica che conducono verso una irreversibile “disumanizzazione”, alla stregua della disgregazione della materia che avviene nel buco nero al di là dell’orizzonte degli eventi (tema da lei più volte trattato in precedenza) o ancora che condanni la più subdola imposizione di comportamenti pilotati, simili a globali entanglement spersonalizzanti per l’individuo, ma inciti invece a costruire un mondo da ipotetico “buco bianco” che posa proiettare fari di luce edificante, che possa valorizzare le insite pregevoli potenzialità naturali e ricomporle in pacifiche connessioni sociali. Per ciò che riguarda l’estetica, l’opera BI -VERSO rientra nel filone delle “visioni cosmiche”, nelle quali ho sempre curato l’armonia di un universo dinamico, dalla cui forma e dalla cui energia si possono far derivare anche principi morali e regole di vita. Il tutto secondo un processo creativo etico, basato su quei fondamenti di carattere universale da cui trarre regole dinamiche, adattabili al processo della vita terrena, ma senza disperdere o tradire la loro più ampia dimensione e i valori morali sui quali esse si fondano. Per il titolo, dico che è fondamentale, essendo parte integrante dell’opera, quale primo atto comunicativo, poiché evoca già un preciso ambito di conoscenze alle quali l’osservatore può attingere per la comprensione del significato dell’opera. Il titolo sollecita e attiva un processo mentale finalizzato alla ricerca di contenuti adattabili alle conoscenze di ognuno, offrendo così l’input relativo ad una prima lettura personalizzata dell’opera. Il brano che può accompagnare (oppure no) l’opera esposta delinea il mio pensiero, basato sui principi che l’hanno ispirata e che sono un leitmotiv della mia ricerca, così come espresso nel già citato Manifesto del Movimento culturale SynergeticArt ’90.>
Per un approfondimento del pensiero ispiratore che ha motivato anche la scelta del titolo “BI-VERSO” Marisa Grande ci dice che:
- BI sta per “bio” e per “due”, sta per “vita biologica” che scaturisce dalla dinamica dell’abbinamento delle “dualità simili e complementari”; sta per “energia vitale” e per “benessere” derivati dal rispetto delle integralità dell’essere umano, unico e distinto nelle dualità interagenti in reciproca coordinazione.
- VERSO sta per “proiezione reciproca” da sé verso l’altro -e viceversa-; sta per “vettore di elevazione mentale e spirituale verso altre dimensioni”; sta per progressivo sviluppo di un iter evolutivo dell’essere verso una “Realtà Superiore”, sta per recupero della platonica “reminiscenza prenatale della conoscenza dell’Ente Supremo”, per annullare la tendenza “all’amnesia individuale e collettiva”, che disorienta e destabilizza.
- BI-VERSO sta per “biunivocità”, “reciprocità”, “coordinazione”, “cooperazione”, “solidale corrispondenza”, per “naturale sviluppo biologico delle percezioni sensoriali”, sta per “Realtà naturalmente aumentata” (N.A.R); per progressivo accesso sensoriale e intellettivo alla “Realtà insita dell’essere-Uomo”, riflesso terreno, in biunivoco rapporto diretto, con la primigenia Singolarità della “Realtà Suprema”.
Si deduce che il linguaggio artistico contemporaneo proposto nella Triennale di Roma 2023 dalla curatrice dr.ssa Stefania Pieralice in collaborazione con il critico d’arte dr. Daniele Radini Tedeschi, vedrà in Marisa Grande un’artista che intende trasmettere con la sua opera, come lei stessa ci dice: <… la profondità e la complessità di una problematica che interessa trasversalmente l’intera umanità, che coinvolge tutte le società e tutte le culture. Non si tratta di riuscire ad annullare tutte le differenze, ma di migliorare il loro grado di differenziazione, adottando programmi di arricchimento individuale e sociale, creando le basi culturali per la formazione di un ‘Nuovo Umanesimo’ che non abbia il centro in un essere che si ritiene onnipotente e arbitro assoluto della propria vita e di quelle altrui fagocitando e disumanizzando gli altri, ma di un Uomo capace di conquistare una posizione più elevata attraverso la possibilità di cogliere con l’intelletto le variegate istanze della realtà e di espandere le potenzialità della propria mente al di là della sola condizione terrena.
Per questa rinnovata dimensione universale, l’essere umano può attingere ai principi morali che derivano da una equilibrata lettura dei dettati divini, ai fini di orientare su basi etiche le sue molteplici azioni nel mondo, facendo del Nuovo Umanesimo una cultura che si avvale di valori fondamentali, per salvaguardare la dignità dell’individuo e per tutelare i suoi diritti, primo fra tutti il ‘diritto alla vita’>.