LECCE – L’Italia è a rischio attacchi terroristici. E ora la paura viene dal mare. Il Viminale ha aggiornato l’elenco degli obiettivi sensibili e ha indicato a prefetti e questori attenzione massima per i porti, in particolare quelli di Ancona, Bari e Brindisi, da sempre considerati possibili ingressi in Europa per i terroristi provenienti dai Balcani. Massima allerta, dunque, nei luoghi di mare che si affacciano sull’Albania. Controlli intensificati per evitare che i porti rappresentino un obiettivo, ma anche il passaggio più rapido e diretto per raggiungere zone di guerra, come la Siria e l‘Iraq. È da tempo che i nostri servizi segreti tengono d’occhio con particolare attenzione quelle zone.
“La regione balcanica “- spiegano – “è nodale per il radicalismo di matrice islamica, soprattutto per l’attivismo incessante di soggetti e di gruppi estremisti di orientamento salafita, sempre più coinvolti nel reclutamento e nel trasferimento di jihadisti in territorio siriano e iracheno. Particolarmente attivi sono quelli presenti in Albania, Bosnia-Erzegovina, Kosovo, Montenegro e Serbia (area del Sangiaccato), che ruotano attorno a leader perlopiù bosniaci e di etnia albanese. Specie in Kosovo, al di là dell’approccio radicale predicato da taluni imam, l’idea del jihad sembra prendere piede soprattutto in alcune aree meridionali del Paese, dove il diffuso disagio socio-economico accentua la permeabilità, specie tra i più giovani, all’azione di proselitismo di impronta salafita”.
Nei mesi scorsi la stessa Prefettura di Lecce aveva intensificato i controlli contro il rischio infiltrazioni di potenziali terroristi fra i migranti in arrivo sulle coste salentine. Non è una semplice suggestione dettata dalla psicosi del momento. Da quando l’Isis si è inserita nel traffico di clandestini, i controlli lungo la costa hanno subito una stretta ancora più scrupolosa. E nel febbraio scorso l’arresto di quattro siriani e un iracheno, trovati in possesso di carte d’identità false e di una patente manomessa , procurò un fondato allarme. Nella memoria dei telefonini di tre dei cinque migranti erano stati trovati video e foto che raffiguravano guerriglieri, un uomo ucciso e delle armi ma la consulenza disposta dal sostituto procuratore ed eseguita dal dottore Claudio Leone concluse che “al momento non è stato possibile “georeferenziare” le immagini e stabilire con precisione se si tratta di immagini provenienti da scatti fotografici prodotti dal dispositivo che si analizza o aventi origine diversa”. Ora dopo la strage in Tunisia i timori di un attacco in Italia inducono il Viminale ad intensificare i controlli. Anche in Puglia.
F.Oli.