Carnage è il film tratto dall’opera teatrale di Jasmina Reza “ Il Dio della carneficina” Vincitore del Laurence Oliver Awords (premio teatrale inglese) 2009 come miglior commedia. La scrittrice ha partecipato insieme al regista Roman Polansky, premio oscar 2003, anche alla sceneggiatura di “Carnage”.
Due coppie di genitori si incontrano in un bell’ appartamento di New York per discutere della lite avvenuta tra i rispettivi figli durante un’uscita al parco, lite poi conclusa con due denti incisivi rotti e un labbro tumefatto per l’undicenne figlio di Penelope (Jody Foster) e Michael (John C. Reilly). Nancy (Kate Winslett) e Alan (Cristoph Waltz) cercano in tutti i modi di essere accondiscendenti e quindi soddisfare le richieste della coppia lesa. Ma ad un certo punto tutte le migliori intenzioni vengono meno e tra le coppie avviene una lite furibonda.
L’opera teatrale sembra essere stata scritta apposta per Polansky, il quale sguazza allegramente nel testo perché ben si adatta , per molte caratteristiche, alla sua vena autoriale. Si può tranquillamente dire che Carnage rivela l’esistenza di molte delle maschere sociali che usiamo per nascondere la nostra vera identità, ma come tutte le bugie, anche queste vengono al pettine, smascherandoci da falsi buonismi e moralismi che ci vengono imposti, ormai da generazioni, come dei comportamenti sani che fanno parte della società moderna occidentale. I 79 minuti densissimi sono ricchi di humor sarcastico, in un dialogo sempre al limite tra commedia e tragedia.
Tra le quattro mura si percepisce il potere terribile delle parole, dei toni, e di una fraseologia che apre sempre nuove prospettive che sfumano e variano nei quattro personaggi che a turno danno libero sfogo alle proprie frustrazioni, all’odio, al risentimento, all’invidia, al vuoto delle loro vite. Polansky e Reza chiudono tra le quattro mura di un appartamento moderno e accogliente, le fondamenta della società odierna e le mettono in discussione mostrandone gli istinti primitivi, pur non rinunciando ad uno sguardo di speranza per il futuro, che si intravede nei due ragazzini che a fine pellicola, appaiono nel parco, insieme, come se non fosse successo mai niente tra di loro. Un film geniale, che solo ad un regista come Polansky poteva venire in mente di fare, lo spettatore all’inizio rimane disorientato, incredulo davanti solo a quel soggiorno e ai quattro attori, peraltro bravissimi, ma in un istante dopo il film finisce e nulla è stato statico o noioso, nemmeno l’arredamento.