Il cuore batteva sempre più forte.
Con ansia, avida di sapere cosa ci fosse dietro quel legno levigato, girò la maniglia della fatidica camera da letto.
Era notte, una notte buia, silenziosa, quieta, non per lei.
Era lì, sull’uscio e simultaneamente altrove, nel letto.
Si rigirava da un lato all’altro, inquieta, le lenzuola con lei, mentre il piumino era riverso ora da un lato, ora dall’altro … e non chiudeva gli occhi.
Iniziò a tremare, le sembrava di vivere un incubo: c’era lei nella stanza.
Non mosse un passo, il suo muscolo motore era impazzito. Non ce la faceva a rimanere in piedi, sentiva venirsi meno.
Decise di sdraiarsi un attimo, ma il suo letto era impegnato, come fare?
Provò, non senza timore, ad avvicinarsi a quel corpo e a chiederle di lasciarla riposare qualche minuto, ma quella sembrava non sentirla.
“È assurdo!” – gridò spaventata – “Non puoi essere me, io sono qui, ora, sono io, non tu, che c’entri tu?”.
Quella, per tutta risposta, continuava a fissarla e a rigirarsi in continuazione fra le coltri calde.
Fuori era sempre più oscuro, solitario, con un cielo mesto di nuvole e un proiettile nell’aria, con un obiettivo: il cuore.
Il rumore che produsse immobilizzò, per un attimo, per quel che bastava, la ragazza nel letto.
Quella accanto a lei teneva, con la mano rivolta verso il basso, la pistola e le sussurrava: “Shhhttt! È tutto passato!”, chiudendole, con l’altra mano gli occhi.
Poco a poco, Veronica sparì. Il suo sparo nel petto le aveva chiarito tutto: era stata lei, era lei quella che cercava. Ora, c’era lei, quella mano che aveva cercato, c’era lei, quella vera e, finalmente, gli occhi si chiusero in un sonno tranquillo.
L’alba faceva ormai capolino, e il suo risveglio fu baciato dal più caldo dei raggi del sole e da uno splendido sorriso al nuovo giorno.
Fine
Ogni riferimento a fatti, persone, situazioni, è puramente casuale
Gabriella De Carlo