” In cauda venenum” dicevano i padri latini; Il veleno alla fine, se due gol ed una clamorosa occasione per il terzo possono definirsi veleno! Ma questo è quanto accaduto in Lecce-Genoa: Il Lecce appare subito ordinato, non condizionato da ansia di risultato, ragiona procedendo con sobria armonia
nel tessere la manovra, occupandosi anche di non concedere varchi ai liguri. Giacomazzi è presidio davanti a Carrozzieri, Cuadrado e Bertolacci , più il secondo che il colombiano, saldano il gioco tra centrocampo ed attacco.
Il primo serio tentativo di passare è rossoblù, è sul destro di Kucka dai 25 metri, palla di poco al lato, ma Benassi c’era. La prudenza del Lecce sconfina sovente in lentezza per cui Serse Cosmi si agita molto nel sollecitare i suoi (alla sua colorita maniera) ad una maggiore intensità; ma è il Genoa a guadagnare campo costringendo sul chi vive il pacchetto difensivo giallorosso che di suo ci mette qualche errore di troppo in disimpegno. Accade dunque che Palacio si incunei dalla linea di fondo ed offra una taglio di palla a Sculli lesto a spingerla in rete. Genoa in vantaggio!
Muriel, Cuadrado e Di Michele faticano nel colorare di pericolosità le loro iniziative e sui palloni alti Granqvist e Kaladze non concedono niente; il Genoa gioca con una calma esemplare senza mai cedere all’affanno; palleggia con consumata esperienza, pronto tuttavia a sfruttare qualche ripetuto svarione della difesa salentina, e Sculli continua a proporsi pericolosamente.
Un brutto fallo su Di Michele, intorno al centrocampo, scatena l’ira funesta di Cosmi che, con i suoi ragazzi, reclamava a buon diritto almeno una ammonizione ignorata dall’arbitro che invece allontana dal campo il tecnico. Va per le terre Muriel, in contrasto reciproco in piena area, ed il Sig. Russo vede soltanto un presunto fallo del colombiano: fioccano le proteste ed i cartellini gialli. All’intervallo è 1-1.
Quando si riprende sembra ch Cuadrado abbia l’autorizzazione ad espatriare dalla propria metà campo verso quella avversaria per dare maggior assistenza alle due punte, fin qui alquanto fumose; non ne ha il tempo visto che è costretto ad abbandonare per infortunio: entra Manuele Blasi. Manca anche un po’ di quella sana cattiveria che va sotto il nome di temperamento; recentemente se ne era vista parecchia, oggi molto meno! Il Genoa non butta via una palla, amministra con sagacia mentre il Lecce si affida alle iniziative individuali.
Ed è proprio da una di queste che giuge il prepotente gol del pareggio con Muriel che si invola su splendido invito di Bertolacci, fulminando Frey. Il gol dovrebbe servire a caricare i giallorossi (un po’ è così) ed intanto Bojinov prende il posto di Di Michele. Ma a concedere il bis in fotocopia del 4° gol rifilato al Siena è Brivio: un altro siluro con il suo terribile sinistro che pietrifica Frey; ancora su calcio di punizione, ancora da distanza ragguardevole.
Manca ancora qualche minuto al termine (in cauda . . . venenum) ; quanto basta al Genoa per indovinare, con l’involontario aiuto di Giacomazzi, una carambola da calcio d’angolo con palla che rotola lentamente in fondo al sacco.
C’è tempo anche per l’ormai domenicale miracolo di Benassi: sono tre i rossoblù che si presentano davanti al portiere, strardinario ancora una volta nell’opporsi a Sculli.
Un punto a testa non è gran cosa; serve più al Genoa che al Lecce che continua ad inseguire , ma che oggi non è andato oltre il pari!