LECCE – Una pistola con colpo in canna completa di munizionamento, 46 proiettili calibro 38 e tre ordigni di medio-alto potenziale, completi di miccia e detonatore: erano nascosti in un garage nella zona 167 di Lecce, nei pressi di viale Giovanni Paolo II, dove gli agenti della Squadra Mobile sono giunti dopo avere rinvenuto un mazzo di chiavi durante il blitz che, ieri mattina, ha portato in carcere i due latitanti Francesco Mungelli ed Alessandro Greco.
Fonti confidenziali che avevano già portato i poliziotti a stanare i due leccesi, riusciti a sottrarrsi alla cattura nel corso del blitz “Network” e rintracciati in un B&b sulla Leverano-Porto Cesareo, hanno indirizzato gli investigatori della polizia direttamente alla periferia della città. Qui, tra centinaia di altri garage, è stato scoperto quello utilizzato da Greco e Mungelli.
Le chiavi ritrovate nel corso degli arresti dei due ex latitanti aprivano soltanto la rampa di accesso ai garage, ma non la rimessa indicata alla polizia, circostanza che ha reso necessario l’intervento dei vigili del fuoco del comando provinciale di Lecce, intervenuti per rimuovere il lucchetto, posto a chiusura della stessa.
La perquisizione ha consentito di rinvenire una pistola Beretta calibro 7,65 priva di matricola e con colpo in canna, occultata in uno zainetto e completa di munizionamento, 46 proiettili calibro 38 (compatibili con la pistola Taurus, ritrovata nel comodino del b&b in cui si erano rifugiati i due latitanti) nonché tre ordigni di fabbricazione artigianale – del peso rispettivamente di 341,46 grammi, 347,40 grammi e 177,50 grammi – per un totale di circa 900 grammi di polvere esplosiva. Dal momento che erano completi di miccia e detonatore, dunque pericolosissimi, è stato necessario richiedere l’intervento dell’artificiere della polizia. Rese innocue, le bombe artigianali sono state poste sotto sequestro per essere analizzate. Sequestrata anche una Ducati “Street Fighter” e due caschi integrali, uno bianco ed uno nero.
Secondo gli investigatori della Squadra Mobile di Lecce – coordinati dalla dirigente Sabrina Manzone e dalla sua vice Elena Raggio – alla luce della tipologia delle armi, degli esplosivi e della moto rinvenuti nel box auto, lo stesso sarebbe stato utilizzato come “base operativa” per molti dei recenti episodi di intimidazione, verificatisi recentemente in città.