SALENTO – Ruotava tutto attorno ad un solo cellulare, che passava tra le mani dei vari componenti della banda per raccogliere e soddisfare le esigenze dei clienti. Una sorta di “staffetta” in cui tutti si alternavano per spacciare eroina e cocaina tra Squinzano, Campi Salentina e Trepuzzi e che all’alba ha portato all’arresto di nove persone, accusate di associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti. Altre 23, invece, risultano indagate a piede libero.
È il bilancio del blitz antidroga – ribattezzato per l’appunto “Staffetta” – con cui i carabinieri del Reparto operativo e del Nucleo investigativo della Compagnia di Lecce, diretti rispettivamente dal tenente colonnello Saverio Lombardi e dal maggiore Paolo Nichilo, hanno disarticolato un’organizzazione dedita allo spaccio di droga, attiva nel nord Salento.
Le ordinanze di custodia cautelare in carcere – emesse dal gip Simona Panzera su richiesta del pubblico ministero Maria Rosaria Micucci – hanno raggiunto: Alessio Fortunato, 33enne di Squinzano, già ristretto dal marzo scorso e ritenuto vicino al clan della Sacra Corona Unita “Notaro” di Squinzano; i fratelli Raffaele e Marco Rapanà, di 23 e 29 anni di Squinzano, considerati i bracci operativi del Fortunato; Emilio Scozzi, 24enne di Squinzano; Alberto Mangeli, detto “Roberto”, 50enne di Squinzano; Fabrizio Mangeli, 48enne di Squinzano; Fausto Poso, 32enne di Squinzano; Marco Maddalo, 32enne di Trepuzzi nonché Georgia Bagordo, 21enne di San Pietro Vernotico, l’unica incensurata del gruppo e compagna di Marco Rapanà.
Al Mangeli senior, attualmente ricoverato presso il reparto Malattie infettive dell’ospedale di Brindisi, l’ordinanza è stata notificata direttamente presso il nosocomio; per la Bagordo, all’ottavo mese di gravidanza, è stata riconvertita negli arresti domiciliari. Piuttosto movimentata è risultata la cattura di Raffaele Rapanà: accortosi della presenza dei carabinieri grazie al sofisticato impianto di videosorveglianza della sua abitazione, ha tentato la fuga dal retro ma è stato presto acciuffato ed arrestato.
L’operazione dei carabinieri ha origine nel gennaio 2016 quando, nel corso delle indagini volte a stanare il latitante trepuzzino Fabio Perrone, vengono avviate numerose intercettazioni telefoniche, finalizzate a raccogliere elementi che potessero svelare ai militari il nascondiglio in cui si era rintanato l’ergastolano evaso.
Ben presto, però, gli investigatori notano che un’utenza telefonica risultava particolarmente “attiva”: un elevato traffico sia in entrata che in uscita, dietro il quale – come è stato poi accertato – si nascondeva un vorticoso giro di spaccio. Centinaia e centinaia di cessioni di droga, talvolta anche sino ad 80 al giorno, tante quante erano le richieste che giungevano su quel “cellulare di servizio”, risultato intestato ad una persona ignara di tutto.
Proseguite sino al marzo 2016, le intercettazioni telefoniche sono state quindi affiancate dai tabulati telefonici estratti da quell’utenza, la cui analisi ha consentito agli investigatori di ricostruire la rete di spacciatori ed assuntori, che venivano memorizzati sul cellulare non col loro reale nome bensì con pseudonimi, targhe e modello delle auto, luogo stabilito per lo spaccio o luogo di provenienza. Accorgimenti che, secondi gli investigatori, erano stati presi per consentire l’immediata individuazione dell’acquirente di turno.
Monitorando le singole cessioni di sostanza stupefacente, i carabinieri hanno scoperto la gestione territoriale ed imprenditoriale dell’organizzazione, capace di gestire con un unico cellulare innumerevoli ordini e richieste di cocaina e, come detto, talvolta anche eroina. Cessioni che, il più delle volte, avvenivano nelle periferie dei tre paesi coinvolti dal blitz antidroga, a bordo di auto prese in prestito e sempre differenti per eludere eventuali controlli di polizia.
Nell’operazione “Staffetta”, come detto, risultano indagate altre 23 persone, ritenute responsabili – a vario titolo – dei reati di associazione per delinquere finalizzata al traffico, detenzione ai fini dello spaccio di sostanze stupefacenti nonché favoreggiamento personale nei confronti degli assuntori reticenti. Si tratta, per lo più, dei singoli spacciatori che, ricevuto l’ordine telefonico, avevano il compito di consegnare lo stupefacente a chi ne faceva richiesta. Gli arrestati sono difesi, tra gli altri, dagli avvocati Andrea Starace, Stefano Prontera, Antonio Savoia, Andrea Capone e Ladislao Massari. I primi interrogatori di garanzia sono fissati già per domani mattina.
C.T.