LECCE – A volte, anche se non ce ne rendiamo conto, la natura ci parla, tenta di comunicare con noi… bisogna solo avere la sensibilità giusta per ascoltarla e per cogliere i messaggi che ci vuole trasmettere. È questo il dono di Silvana Bissoli, artista nata in provincia di Verona ma residente da tempo a Imola, specializzata nell’arte della pirografia. Lei con gli ulivi ha stretto un legame indissolubile, tanto da votare loro la sua intera vita artistica e personale. È come se questi alberi, simbolo del paesaggio salentino, l’avessero scelta in qualità di interprete e portavoce del loro linguaggio, che lei sa comprendere e riprodurre, attraverso questa particolare tecnica basata sull’incisione del legno attraverso il fuoco.
L’artista in questi giorni è impegnata con la mostra personale di pirografia “E torno a cercarti.. Gli ulivi della Passione. La Via Crucis narrata dalla natura”, curata dal critico d’arte e giornalista Pompea Vergaro e inaugurata il 23 giugno a Lecce, nella meravigliosa cornice della Basilica di Santa Croce, in programma fino a giovedì 7 luglio. Quest’ultima rappresenta un’occasione unica per constatare con i propri occhi come le forme degli ulivi ricordino incredibilmente le stazioni della Via Crucis.
In occasione dell’esposizione, che comprende 17 tavole, una installazione e una scultura, abbiamo intervistato Silvana Bissoli.
Come è nata questa mostra?
Si tratta di un progetto nato nel 2015, anno in cui è stato pubblicato il libro “La Polvere e L’Acqua parole lungo la via della croce” di Nico Mauro, poeta di Galatina. Lui un giorno mi ha contattato perché voleva che rappresentassi, attraverso gli ulivi, la Via Crucis che ha vissuto personalmente e che ha raccontato all’interno delle sue poesie.
Per me è stata una bella sfida, perché io riproduco solo ulivi che incontro realmente, non sono mai frutto della mia fantasia. Però, nonostante fosse un progetto molto ambizioso e ardito, alla fine ho accettato, perché agli ulivi devo tanto. Sono 22 anni che vivo con loro, per loro e attraverso loro (solo quelli del Salento).
Il progetto doveva concludersi con la pubblicazione del libro e con la relativa mostra, che è stata organizzata nella Chiesa dei Battenti di Galatina nel 2015, invece il destino ha voluto diversamente.
Che cosa è accaduto?
Una coppia di giovani sposi ha deciso di farsene carico,sostenendo che questa mostra non dovesse rimanereferma, ma dovesse raggiungere più persone possibili. Quindi è diventata una mostra itinerante, una via crucis a tutti gli effetti, con delle vere e proprie tappe che corrispondono alle stazioni. Dopo Galatina, è stata a Imola, dove ha ricevuto la sua consacrazione (è, infatti, benedetta proprio come quelle iconografiche tradizionali), a CastelPetroso (in Molise), ad Albano Laziale e ad Ariccia. Poi è arrivato il covid e per due anni si è fermato tutto. Adesso abbiamo ripreso.. questa di Lecce è la quinta stazione: “Gesù è aiutato da Simone di Cirene”.
Le prossime tappe non sono ancora state fissate.
Perché ha scelto proprio l’ulivo?
Perché l’ulivo è un linguaggio che comunica a tutti i popoli del Mediterraneo. C’è nella loro storia, nella loro cultura, nella loro religione e nella loro economia. Quindi è comprensibile a chiunque. L’ulivo non ti chiede di che partito sei, di che colore è la tua la pelle, quale è la tua fede. E poi è per tutti un messaggio di pace.
Il primo insegnamento che mi hanno trasmesso gli ulivi è la resistenza: loro possono cadere, ma poi si tirano su, si rialzano, sono in grado rigenerarsi dalle loro stesse radici. Sono proprio le prove, le sofferenze che hanno vissuto che li rendono meravigliosi. E questo vale anche per noi: è dalle batoste, dalle difficoltà che incontriamo nel corso della vita, che impariamo e diventiamo migliori.
Essendo originaria del nord, come è nato questo suo amore per gli ulivi salentini?
Loro mi hanno catturato quarant’anni fa, quando sono venuta in Salento per la prima volta, con una mia compagnia di università che mi ha portata nella sua masseria. Io sono laureata in Scienze Politiche all’Università di Bologna, ma ho capito quasi subito che quello non era un percorso per me. Poi, nel corso del tempo, per tutta una serie di circostanze, sono tornata quiripetutamente. Il Salento continuava a chiamarmi e io mi chiedevo cosa ci fosse che mi attirava così tanto.
Ad un certo punto ho incontrato un artista salentino, Giorgio Fersini, che mi ha insegnato la pirografia. Questa tecnica mi consente di lavorare sul legno e di esaltare le forme degli ulivi, che sono antropomorfe. Questi alberi si trovano in tutta Italia, ma con queste forme io li ho trovati solo qui.
Perciò vengo in Salento due o tre volte all’anno, vado negli oliveti, fotografo gli ulivi e poi porto le foto nel mio laboratorio ad Imola. Attraverso le loro forme io posso affrontare tutti i temi che voglio: la guerra, la maternità, la violenza sulle donne.
A tutti quelli che ho pirografato ho assegnato un nome, so esattamente dove sono e li vado sempre a trovare.
Adesso sono gli ulivi che stanno attraversando una loro via crucis…
Si, anche se il libro è stato pubblicato nel 2015, quindi quando ancora di xylella non si parlava. Al tempo erauna sofferenza diversa, perché gli ulivi venivano espiantati per essere poi venduti o per realizzare superstrade, oppure venivano colpiti da incendi, la cui causa non è sempre naturale. Quindi loro soffrivano già..Adesso la stanno vivendo fino in fondo la loro via crucis.
Quanto tempo ha impiegato per realizzare tutte le tavole?
Ho impiegato in tutto un anno: prima ho dovuto fare un lavoro di ricerca degli ulivi, poi una volta trovati e fotografati, ho lavorato giorno e notte per circa otto mesi. Quello era il termine che mi era stato dato da Nico Mauro, dal momento che la mostra doveva coincidere con la presentazione del libro a Galatina.
Come è nata la tavola del Getsemani e la relativa installazione?
Quello è un gruppo di ulivi che ho trovato a Taviano, che ho associato al Getsemani. Qui c’è Cristo, insieme agli apostoli Pietro, Giovanni, Matteo e Giacomo, ai qualidice: “non siete riusciti a vegliare neanche un’ora con me”. Poi viene arrestato e loro scappano perché hanno paura.
Io la tavola l’ho realizzata nel 2015. Nel 2017 mi hanno avvisato che questo bellissimo gruppo di ulivi stava bruciando. Due mesi dopo sono scesa e l’unico ulivo rimasto era quello del Cristo, tutto il resto era andato distrutto.. allora mi è venuto spontaneo dirgli: “adesso sei proprio rimasto solo”.
Che cosa può fare un artista per quello che ama tanto? Farli rinascere e non farli morire più. Quindi ho deciso di ricreare il Getsemani, basandomi sulle foto che avevo di quegli ulivi che adesso non esistono più: attraverso questa installazione sto riproducendo pian piano Giovanni, Matteo, Pietro e Giacomo. Perché gli apostoli, alla fine, sono tornati.
Che cosa ci dice, invece, in merito alla scultura “il mio mondo”?
È una sfera in movimento che rappresenta il nostro mondo ed è la scultura che ho deciso di portare sempre con me. L’ho realizzata nel 2014, quando ho fatto una mostra nel Castello di Acaya, intitolata proprio “Il mio mondo”. Poi, con il tempo, mi sono resa conto che le persone si innamoravano di questa scultura, tanto che venivano appositamente nelle mostre successive per poterla abbracciare di nuovo.
E allora ho deciso di portarla sempre con me. Io volevo realizzare i confini dei continenti, ma poi ho scoperto che c’erano già.. c’era anche il movimento del mare.
Quale è stato il riscontro di pubblico della mostra?
La mostra è piaciuta moltissimo, è stata accolta e apprezzata anche da ragazzi molto giovani e sono venuti a visitarla turisti provenienti dai diversi paesi europei e d’oltreoceano. Dopo che siamo stati fermi così tanto tempo, questo è uno stimolo fortissimo ad andare avanti.
Molti visitatori hanno lasciato dei bellissimi commenti, alcuni dei quali mi hanno toccato profondamente. C’è stata una ragazza che mi ha definita addirittura “apostoladel nostro tempo”. Io lì per lì pensavo fosse un po’esagerato, perché noi siamo abituati ad identificare gli apostoli con i santi, poi però ci ho riflettuto: apostolo è qualcuno che diffonde, che porta un messaggio.. quindi, in questo senso, potremmo esserlo tutti. Pompea Vergaro, mio critico d’arte da 12 anni, a tal proposito mi ha sempre definita “viandante messaggera”.
Come mai è stata scelta proprio la Basilica di Santa Croce per ospitare la quinta tappa?
Grazie a Pompea Vergaro, che mi segue da sempre e che ho coinvolto nel mio mondo. Lei, che crede tanto in questo progetto e in me, ha parlato con MonsignorFlavio De Pascalis, parroco del Duomo di Lecce e della Basilica di Santa Croce, che è stato veramente meraviglioso, perché ha accettato subito, mettendo a disposizione la chiesa, e permettendoci anche di organizzare diversi eventi. Il 7 luglio, ad esempio, alle ore 20, a conclusione della mostra, si esibirà la cantante, autrice e compositrice Tyna Maria.
“Quello con Silvana è stato un incontro casuale: d’altronde l’arte, come la vita, è fatta di incontri.. così ho scoperto i suoi ulivi pirografati” ha raccontato Pompea Vergaro, curatrice della mostra – La pirografia è una tecnica rara, di origine mediterranea antichissima, ma è anche moderna, perché le opere di questo tipo di arte sono simili ad acquerelli. Quindi se si sbaglia, proprio come con gli acquerelli, bisogna realizzarle nuovamente.
Silvana Bissoli è un’artista pronta alla sfida, tenace, proprio come l’ulivo. Per questo mi sono appassionata al suo percorso… Poi io sono salentina e amo la natura”.