Roberto Guarducci, grande nome della moda italiana, sogna una moda che riesca ad esprimere una funzione estetica, sociale e psicologica di qualità. Riconoscibile per la raffinatezza delle sue creazioni, non segue le tendenze estetiche dell’immaginario collettivo. La sua creatività viene stimolata da una donna estremamente femminile, sofisticata.
Per lo stilista l’ironia aiuta a sdrammatizzare ogni contrarietà, a vivere meglio, a stimolare il sorriso. Vanta una carriera creativa di tutto rispetto. Dopo aver frequentato varie case di moda a Milano, in particolare ricorda la collaborazione con il designer Luciano Soprani, nell’azienda Basile, nota casa di moda, si trasferii a Roma per intraprendere una nuova, ma lunga avventura professionale nella Maison Fendi, gestita allora dalle famose 5 sorelle e dal grande stilista Karl Lagerfeld, azienda nella quale ha collaborato per circa 22 anni. Nell’ufficio stile Fendi, ha visto nascere molte collezioni, che hanno fatto la storia nella moda e che hanno influenzato la sua arte. Attualmente fa parte della Camera delle Moda Italia di cui è Presidente onorario. Gestisce e segue vari Eventi Fashion e Glamour, compreso quello che ha ideato al Circolo Unione del Teatro Petruzzeli a Bari, che si chiama “La Magia delle Muse”, che vedrà la sua 4° edizione nel prossimo mese di Maggio.
Quando e come nasce il fashion designer Roberto Guarducci? Quale è stato il percorso per diventare quello che è oggi? Rifarebbe tutto quello che ha fatto oppure ha qualche rimpianto? Ci parli di lei.
Sin da giovanissimo ho sentito interiormente una particolare attrazione per la bellezza, per l’arte in tutte le sue forme, ed in particolare per la moda, che ha suscitato sempre in me un grande fascino. E’ stato un percorso piuttosto definito sin dall’inizio, come se il destino avesse già deciso quello che poi sarebbe stato il mio percorso professionale.
E’ iniziato tutto molto casualmente in quanto, carissimi amici, noti commercianti e imprenditori Baresi, i Signori Mincuzzi, ed in particolare la Signora Fortuna, notarono le mie attitudini per la Moda e lo stile che istintivamente interpretavo. Dopo aver ammirato un abito che avevo disegnato e fatto realizzare per mia Madre per una speciale ed importante manifestazione alla quale Lei partecipò indossandolo, mi fu suggerito da loro insistentemente, di intraprendere questo tipo di professione. C’è da notare che in quegli anni e cioè nel 1980, non esistevano scuole o accademie specifiche per la moda, come esistono attualmente, tanto meno corsi di Laurea Universitari.
Si poteva apprendere gli insegnamenti specifici soltanto lavorando al fianco di qualche noto stilista o in qualche azienda di un certo livello, come si usava anticamente per gli artisti, cioè a “bottega” per poter apprenderne meglio tutti i segreti e per comprenderne le sistematiche lavorative. Io mi trasferii infatti a Milano, per uno stage direttamente nell’ Azienda Basile, nota casa di moda di quegli anni, al fianco del famoso designer Luciano Soprani. Poi dopo circa 1 anno e mezzo, per casuali opportunità, mi trasferii a Roma per intraprendere una nuova, ma lunga avventura professionale nella Maison Fendi, gestita allora dalle famose 5 sorelle e dal grande stilista Karl Lagerfeld, Azienda nella quale collaborato per circa 22 anni. Nel tempo inoltre ho avuto modo di confrontarmi professionalmente anche con altre aziende di vario tipo che mi commissionarono creazioni di collezioni di vario genere.
A quale prototipo di donna si ispira per le sue collezioni?
L’immagine che essenzialmente stimola la mia immaginazione e la mia creatività si rivolge, ad una donna estremamente femminile, sofisticata, ma non particolarmente costruita o appariscente. Amo una semplicità costruttiva e la raffinatezza di base nelle mie creazioni ma, anche uno stile che valorizzi la personalità e le esigenze estetiche e pratiche di chi dovrà indossarle, accentuandone la bellezza e la classe in modo nuovo ed elegantemente seducente.
Il made in Italy nel mondo sta attraversando un momento di crisi e il rischio che realtà estere più intraprendenti possano farci scivolare più in basso nel ranking è molto reale. Quale consiglio si sentirebbe di dare al sistema-moda per aiutarlo a reagire a questa situazione, per molti versi paralizzante?
Io ritengo che il Made In Italy sia stato modello precursore dei beni di lusso nel Mondo, che è stato importantissimo anche a livello di immagine, un bene anche di ritorno per la nostra bella nazione, tanto amata per la sua cultura e per la sua arte. Infatti non solo abbiamo esportato prodotti moda e di bellezza stimolando il commercio e l’esportazione estera ma, anche incentivato e agevolato il turismo e tutto ciò che ad esso e collegato. Purtroppo la Moda in Italia non è sufficientemente tutelata dallo Stato come bene da proteggere e le produzioni essendo spesso de localizzate per motivi legati a costi minori di produzione, hanno fatto sì che ci potessero essere nuovi e agguerriti competitors, che ne hanno appreso le caratteristiche imparando anche il nostro lavoro.
Io ritengo che se non ci saranno delle coesioni serie tra aziende che svolgono queste attività produttive e se non ci sarà un sistema meno individualistico e più costruttivo a livello comune tra di esse, non si riuscirà per molto tempo a mantenere i primati produttivi e di crescita che ci hanno contraddistinto, e neanche quelli commerciali che possano continuare a lungo termine nel tempo.
C’è un tessuto, un materiale, un colore che ama particolarmente e che utilizza di più nelle sue creazioni? Come prepara una collezione?
In genere Amo utilizzare tessuti preziosi, come la duchesse e il satin di ottima qualità, ma anche tessuti più leggeri come la georgette e lo chiffon, ma poi tutto dipende dal tipo di collezione che desidero realizzare e da quello che mi è essenzialmente richiesto. In genere amo i colori decisi come il bianco, il nero ed il rosso.
Nella sua lunga carriera ha lavorato con aziende molto importanti di moda. Ha sperimentato le sue capacità creative con Karl Lagerfeld, le sorelle Fendi, ha qualche aneddoto da raccontarci?
Sì, ho lavorato per molti anni nell’ufficio stile Fendi, ed ho visto nascere molte collezioni che hanno fatto la storia nella moda e che hanno avuto moltissimo successo d’immagine e produttivo. Ho assistito e collaborato alla costruzione di collezioni insieme alla Famiglia Fendi e allo stilista Karl Lagerfeld che è certamente un grandissimo professionista, considerato giustamente a livello mondiale un talento eccezionale e di cui ricordo la raffinatezza del tratto e la modernità delle creazioni, che anticipavano ed influenzavano molto le tendenze estetiche nell’immaginario collettivo e da cui ho avuto la possibilità di apprendere molto.
Parliamo di stile. Qual è per lei la capitale della moda, la città in cui le trova lo stile che le piace
Le città nelle quali si respira di più la moda in senso lato ma, anche reale, sono indubbiamente Milano per il prêt-à-porter e Parigi per l’Alta Moda, anche se Roma ha ancora la sua importanza nel settore ma, trovo che New York sia certamente la città che riesce ad interpretarla e a viverla nel modo migliore e che la vede protagonista nel modo più assoluto.
Quando non lavora, cosa fa nel tempo libero?
Il mio tempo libero lo dedico le mie passioni. In genere alla natura ed al giardinaggio. Inoltre frequento mostre d’arte antica ma a volte anche moderna, amo l’antiquariato e l’arredamento in genere, di cui ne apprezzo l’estetica, e la storia. Mi piace anche visitare antichi palazzi storici e tutto ciò che è stato costruito nel tempo con eleganza e qualità.
Quando si guarda allo specchio cosa vede? Cosa le piace di più?
Vedo la mia persona che pensa al suo lavoro in maniera vitale, che desidera e che si impegna ad un ritorno verso una ricerca reale e al sogno di una moda che riesca ad esprimere una funzione estetica, sociale e psicologica di qualità. Questo come mio personale obbiettivo e progetto di vita.
Ha frequentato le più grandi case di moda tra Roma e Milano. Vanta grandi collaborazioni con Lagerfeld, le sorelle Fendi. Qual è il ricordo più bello?
Di ricordi belli ce ne sono molti. Sicuramente gli apprezzamenti dopo essere riuscito a costruire qualcosa di creativamente importante sono stati fondamentali per me, sono stati la forza energetica che mi ha permesso di proseguire e progredire in questa impegnativa e particolare attività. Un bel ricordo in particolare, fu quello di quando ebbi modo, in quegli anni, di poter collaborare anche con il famoso costumista Piero Tosi, amico delle signore Fendi, collaboratore importantissimo di molti, tra più famosi film di Luchino Visconti e di tanti tra i maggiori registi italiani, il quale mi chiese insieme alle signore Fendi di ricreare degli abiti di scena già utilizzati nei film “La Traviata” diretto dal maestro Zeffirelli e anche di alcuni abiti indossati dall’attrice Silvana Mangano nel film “Gruppo di famiglia in un interno” del regista Visconti, con cui Fendi aveva collaborato alla creazione degli accessori di pellicceria, per un programma televisivo della rete Rai. Di questo lavoro rimasero poi tutti molto soddisfatti ed io fui molto felice per questa particolare opportunità che mi avevano dato.
Oggi è anche direttore artistico di importanti eventi fashion & glamour. Qual è l’evento fashion che ha organizzato di cui è più orgoglioso? Progetti futuri?
Anche questo è un aspetto della mia professione che mi appassiona molto. Ho seguito per anni alcune manifestazioni e concorsi per giovani stilisti di cui ne ho avuto la responsabilità come direzione artistica. Attualmente faccio parte della Camera delle Moda Italia di cui sono Presidente onorario e ne seguo i vari eventi fashion e glamour che gestisco con la Carmen Martorana Eventi, compreso quello che ho ideato al Circolo Unione del Teatro Petruzzeli a Bari, che si chiama “La Magia delle Muse” che è una manifestazione che prevede la partecipazione di stilisti famosi dell’alta moda e che vedrà la sua 4° edizione nel prossimo mese di Maggio.
Se si parla di giovani talenti, i nomi che vengono alla mente sono veramente pochi. Secondo lei c’è una carenza di giovani talenti, oppure non viene consentito di esprimersi e di crescere. Lei come la vede?
Io ritengo che certamente esistano nuovi giovani stilisti pieni di talento e creatività ma, purtroppo, attualmente troppi clientelismi a livello aziendale e della comunicazione spingono e sponsorizzano spesso persone che non dimostrano le giuste attitudini verso questa professione così difficile e delicata, che necessita di talento, cultura, conoscenza manuale del prodotto e della vendita, oltre che di quella creatività e di quel senso del buon gusto che dovrebbe essere sempre alla base di ogni nuova creazione per la quale non può bastare soltanto l’effetto scenico del prodotto, ritenendo che sia fondamentale principalmente il valore estetico oltre quello qualitativo.
A che donna pensa quando inizia a disegnare una collezione? Chi è la donna a cui si rivolge Roberto Guarducci?
Penso ad una donna che sappia apprezzare il valore del buon gusto e che desideri valorizzare la propria personalità anche attraverso il proprio abbigliamento in modo donante esteticamente e con la giusta classe.
Oggi nel terzo millennio, per imporsi nel mercato della moda, basta la creatività, si può essere stilisti puri o per si è costretti ad essere anche un po’ manager, un po’ uomo d’affari, un po’ meno stilista?
Ritengo che ogni spazio debba e possa essere conquistato, dipende poi dalle ambizioni individuali e dalle opportunità di cui si può usufruire, l’importante è riuscire ad imporsi con un prodotto “intelligente” e diverso!…sia del punto di vista creativo che funzionale,…. che debba stimolare non solo il desiderio dell’eventuale acquirente,…. ma anche la commercializzazione, la produzione, la distribuzione ed il consumo, che sono passaggi tutti fortemente collegati tra di loro, in un sistema moda certamente molto complesso ,ma non impossibile da intraprendere.
Cosa ricorda degli inizi della sua carriera? Quali sono i maggiori ostacoli che ha dovuto superare?
L’esperienza e la possibilità di imparare e frequentare gli ambienti giusti hanno prodotto in me una crescita personale indispensabile alla mia professione, che necessitava comunque di una predisposizione e di una sensibilità all’apprendimento che ho dimostrato. Sicuramente gli ambienti delle Maison non sono assolutamente facili da vivere e nei quali lavorare serenamente, è necessario sapersi destreggiare con molta diplomazia ma, in definitiva quello che ha veramente importanza è il prodotto che dimostri di saper realizzare e del conseguente mercato che questo può facilitare a creare, con il successo economico che ne dovrebbe derivare. Ormai tutto dipende da questo aspetto, se produci economicamente, per le aziende hai delle possibilità, altrimenti rimani fuori dal mercato della moda inevitabilmente, anche se hai molto talento.
Quanto è importante per uno stilista avere un punto di riferimento quando disegna una collezione? Ha icone di stile?
Per la creazione di ogni collezione è importante avere una precisa ispirazione di partenza, che possa permetterci di iniziare il nostro lavoro da quell’idea ampliandola poi nella nostra ricerca creativa, espandendola secondo delle precise esigenze, ricercando una linea guida che ne possa poi determinare uno stile identificabile e coerente. Trovo sempre una grande fonte di ispirazione guardando Icone di stile uniche e intramontabili come ad esempio le grandi attrici internazionali degli anni 30/ 40/50/60: Audrey Hepburn, Vivien Leight, Rita Hayworth, Virna Lisi, Ava Gardner e molte altre, o attrici anche molto più recenti, ad esempio: Monica Bellucci, Sharon Stone o Charlize Theron, ma anche dagli insegnamenti di mia Madre che è stata per me una maestra di stile e eleganza.
È possibile avere degli amici, amici veri, nel mondo in cui lavora? O si tratta sempre comunque di colleghi/concorrenti?
E’ certamente molto difficile trovare in questo settore così competitivo amici veri ma, del resto è sempre stato difficile comunque trovarli anche nella vita personale. Comunque io penso che la competizione sia uno stimolo importante per la crescita di ogni individuo e che in ogni caso di ogni creatore di moda e ogni stilista riescano ad avere una particolarità di stile che ne crea l’unicità.
Quanto è importante nella vita saper ridere, anche di sé stessi?
L’ironia anche su noi stessi, ci aiuta a sdrammatizzare ogni contrarietà e a vivere meglio, a stimolare il sorriso e ad aiutarci nel ragionamento con più leggerezza.
Non pensa mai: vorrei cambiare la mia vita? Crede nel destino?
Non penso di voler cambiare la mia vita perché sono molto realista e non penso che cambierà. Sinceramente non mi lamento di quella che sto vivendo e ringrazio Dio con tutto il cuore per quello che mi dà ogni giorno. Cerco di trarne possibilmente delle gratificazioni e soprattutto di trasmetterle a chi le desidera da me, con altruismo e grande senso di generosità.
Che cosa avrebbe voluto/dovuto fare nella vita, se non fossi diventato Roberto Guarducci?
Io ritengo di essere una persona semplice, soltanto diversa dalle altre per qualità, predisposizione e attitudine.
I miei genitori mi hanno insegnato a volermi bene, ma anche a giudicarmi per le mie azioni nei confronti del mio prossimo e a comportarmi con coscienza, coerenza e rispetto.
Forse il mio lavoro mi ha procurato una certa notorietà ma, in sintesi rimango una persona tranquilla e fondamentalmente umile, ed imparo ogni giorno qualcosa dalle persone che frequento, cercando di comprendere il mio prossimo con buona fede e disponibilità.
Si sente di ringraziare qualcuno?
Sento di ringraziare i miei Genitori che mi hanno insegnato a vivere e ad amarmi e per quella eleganza del cuore dei veri sentimenti che porto sempre dentro di me.
Clarissa Rizzo