LECCE – Qualcosa comincia a muoversi, dopo la nostra inchiesta sulla discarica D’Aurio, ai confini con Surbo, dietro la Chiesetta D’Aurio: l’assessore leccese all’Ambiente, Angela Valli, vuole vederci chiaro e ha già scritto ad Arpa e Provincia di Lecce. Questi due enti stanno provvedendo alle ispezioni in questi giorni. Alla discarica, abbandonata e insozzata di spazzature e materiale edilizio, dove accanto sorge anche un parco eolico, si arriva dalla città imboccando la strada di Torre Chianca. La storia ve l’abbiamo raccontata più volte, anche se è calato uno strano e imbarazzante silenzio su questo vicenda. I vertici degli uffici preposti all’Ambiente in Provincia e nel Comune sono cambiati: nessuno sembra ricordare nei dettagli la storia della discarica ex Saspi e a chi è stata affidata la gestione trentennale dopo la dismissione.
Tutte le discariche, infatti, dopo la chiusura devono essere gestite da qualcuno che impedisca che venga inquinato il suolo, per almeno 30 anni (evitando l’eventuale infiltrazione di percolato, soprattutto quando si scatenano gli acquazzoni), e poi vengono trasformate in parchi, polmoni verdi o altro: per questo esiste quella guaina nera, che però nella discarica in questione è tutta bruciata a causa degli incendi che sono scoppiati in passato (le sterpaglie dominano). Ce ne siamo occupati più di un anno fa, ecco il link: https://www.corrieresalentino.it/2018/09/reportage-nella-discarica-dimenticata-con-un-mega-impianto-finanziato-con-fondi-europei-e-poi-abbandonato-una-ferita-ambientale/
CHE FINE HA FATTO IL «GRUPPO WASTE MANA»?
All’ingresso della discarica D’Aurio un grande cartello spiega a tutti che su quel suolo ci ha lavorato il Gruppo Waste Mana, con sede in via Zanardelli, 99. “Discarica controllata per rifiuti solidi urbani“- recita l’avviso, ma di controllato c’è veramente ben poco. Anche del Gruppo in questione ci sono poche tracce ormai: nella via indicata dal cartello non esiste più nessuno e due abitanti di quel palazzo, nel cuore commerciale di Lecce, ci dicono di non aver mai sentito quel nome. Il numero di telefono è ormai inattivo da chissà quanto tempo. Anche in Provincia ci sanno dire poco e si prendono una settimana per farci vedere i documenti. Noi abbiamo atteso un anno e non abbiamo fretta di capire perché quella vecchia discarica, dopo tanto tempo, è ancora in condizioni di degrado e pericolo incendi e come mai un maxi- impianto fotovoltaico così costoso (finanziato con i soldi pubblici non troppo tempo fa) è stato abbandonato.
TUTTO DA CHIARIRE SULL’IMPIANTO FOTOVOLTAICO MILIONARIO
Per mettere a frutto quello spazio un istituto bancario ci costruì il fotovoltaico sopra. Ma i pannelli solari sono stati portati via. I soldi per quest’opera in abbandono erano stati reperiti col “Fondo Europeo di Sviluppo Regionale”. “Investiamo nel vostro futuro”, c’è scritto: è diventato un futuro di abbandono, rovine e immondizia. Per questo scenario è stato speso circa un milione di euro. “Un nuovo impianto fotovoltaico, progetto cofinanziato dal FESR – Fondo Europeo di Sviluppo Regionale”. Ci sono tanti bei simboli, come quello dei PON, sviluppo e competitività 2007-2013. C’è anche il simbolo del Ministero dello Sviluppo Economico: quel cartello sembra una beffa in mezzo al degrado.
Il pozzo di monitoraggio è abbandonato, i cavi divelti, i quadri elettrici in rovina, molti pannelli fotovoltaici rubati insieme al rame. Si cammina dentro scansando pozzetti scoperti e cavi elettrici vandalizzati. È tutto distrutto e degradato. Gli spogliatoi sono fatiscenti, come tutte le altre costruzioni. L’anno scorso il dirigente dell’Ufficio Ambiente del Comune di Lecce ci riferì che la discarica era stata bonificata e che è stato estratto tutto il gas che si crea a causa dei rifiuti in un periodo imprecisato.
Però i documenti non ce li hanno fatti ancora vedere. Cosa sta succedendo in questa zona di Lecce? Chi controlla oggi? La guaina nera e bruciata non rischia di far cadere il percolato nel terreno? Non dovrebbe essere ripristinata? Basta andarci per avere la risposta. C’è un cartello all’esterno, di quelli che si mettono quando accedi ai fondi europei per costruire qualcosa: sì, qui dentro ci sono anche i soldi nostri.
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