Nel novembre 2016, la Commissione Europea ha eseguito una verifica dell’operazione anti xylella, svolta dagli organismi deputati all’azione di contenimento del virus. In questi giorni è stata resa nota una parte delle conclusioni in cui si legge che, secondo l’U.E., occorre rendere più efficace il monitoraggio sul batterio, attuare misure ma soprattutto agire tempestivamente nell’espianto degli alberi infetti nella zona cuscinetto, per evitare la diffusione ulteriore dell’epidemia. Dall’agosto 2016 si sono registrati progressi efficaci nell’attuazione della decisione dell’U.E. ma sono necessari nuovi sforzi per prevenire l’ulteriore diffusione della malattia. In particolare, alcuni alberi infetti nella zona “cuscinetto”, la fascia di 20km situata nel nord Salento, all’epoca della verifica erano stati rimossi in ritardo o non rimossi, aumentando le possibilità di diffusione della malattia. Sull’argomento ha preso posizioni Coldiretti: “Pur riconoscendo i gravi ritardi accumulati in Puglia nella gestione della Xylella fastidiosa, anche per colpa di chi continua addirittura a negarne l’esistenza e a ostacolare le misure di contenimento, e la necessità, oltre alla risposta definitiva della Magistratura, che i monitoraggi riprendano immediatamente in maniera capillare, non possono essere sottaciute le gravi responsabilità dell’U.E. circa la diffusione della malattia causata dalle frontiere colabrodo. La mancanza di efficaci misure di controllo alle frontiere e del doveroso embargo avverso le aree da cui proviene il batterio che sta distruggendo gli ulivi a Lecce, Brindisi e Taranto, come ad esempio l’America meridionale, al fine di bloccare il commercio di materiale vegetale infetto, ha causato un danno irreparabile all’olivicoltura pugliese. Ora l’U.E. non può lavarsene le mani e scaricare tutta la colpa sull’Italia, perché è drammatica la conta dei danni sia per il valore inestimabile degli ulivi colpiti perché millenari e centenari e in caso di estirpazione per il valore del soprassuolo distrutto”. Questo il commento del Presidente di Coldiretti Puglia, Gianni Cantele, alla notizia della bacchettata dell’U.E. all’Italia. “La Xylella fastidiosa è ormai una malattia europea – aggiunge il Direttore di Coldiretti Puglia, Angelo Corsetti – Giacché oltre all’Italia sono stati certificati casi in Francia, Spagna e Germania”. La Puglia sta subendo un sistema di regole europee che facilita le importazioni di qualsiasi bene, spesso anche senza le giuste garanzie per i consumatori, mentre rende difficili, per assurdo, le esportazioni. L’aggravante è che i flussi commerciali continuano e l’U.E. ha posto l’embargo ai nostri vivai, ma non ha risolto il problema alla fonte, in altre parole realizzando i centri di quarantena fitosanitaria all’ingresso dell’Europa. L’U.E. fa come Ponzio Pilato anche sugli indennizzi da riconoscere agli olivicoltori che hanno subito e dovuto affrontare in solitudine l’aggressione del patogeno da quarantena Xylella fastidiosa e devono fare i conti con ingenti perdite di reddito presenti e future, e se ne lava le mani, rimandando l’intera partita al Governo italiano e alla Regione Puglia.
La diffusione in molti Stati europei del patogeno da quarantena, secondo Coldiretti Puglia, è la prova che non sono state attivate per tempo efficaci misure di rafforzamento dei controlli alle frontiere e non è stato disposto l’embargo avverso le aree da cui proviene il batterio e un doveroso periodo di quarantena delle piante provenienti da Paesi extra UE, al fine di bloccare il commercio di materiale vegetale infetto. Pertanto, dall’Olanda possono entrare piante infette, provenienti da ogni parte del mondo, senza che agricoltori e vivaisti potessero cautelarsi.
Abbiamo chiesto il parere di Ivano Gioffreda, un contadino che ha il solo difetto di amare immensamente la sua terra come lui stesso afferma molto spesso e salito agli onori della cronaca per i suoi metodi naturali nella cura della malattia degli ulivi: “Non ho mai detto che il batterio non esiste, – esordisce – sin dal 2014 Antonio Guario affermava dalle colonne della Gazzetta del Mezzogiorno del 04 ottobre 2013: “La bestiaccia che sta ammazzando migliaia di ulivi ha le fattezze di un funghetto, del genere phaeoacremonium. Un piccolo sicario devastante che s’insinua nei tronchi creando tagli di una strana tonalità di nero che causano lentamente la morte prima di parte del fogliame e poi dell’intero albero. La situazione è grave, inutile nasconderlo. Ed è anche unica: a memoria non ricordo nulla di simile, nonostante lavori nel settore da trentacinque anni. Antonio Guario, coordinatore dell’Osservatorio fitosanitario della Regione, parla davanti ad un pubblico silenzioso e attentissimo: sono rappresentanti delle organizzazioni dei produttori, agronomi, tecnici del Codile, dirigenti degli istituti agrari, coltivatori, convocati ieri mattina in via Aldo Moro a Lecce, sede della Regione, per essere ragguagliati sull’inquietante morìa di ulivi nel Salento”. Nel corso degli anni la situazione è cambiata sino ad arrivare alle posizioni attuali, passando dal Piano Silletti e altre imposizioni scellerate. Sono anni che ripeto la mia posizione, – continua – e cioè niente pesticidi ma metodi naturali per combattere il batterio, che ha infestato trentamila ettari di oliveti nel Salento”.
L’olivicoltore di Alezio responsabile dell’Associazione Spazi Popolari, ha spiazzato i guru dell’agronomia con una vecchia ricetta ereditata dai contadini di un tempo. Un po’ di rame, un pizzico di aglio, zolfo e calce e gli ulivi tornano verdeggianti come prima. Sembrerebbe quasi una pozione magica. La cura funziona e le piante malate sembrano guarite, a patto che si faccia la potatura nel periodo giusto. Piante che prima erano seccate, senza più linfa, a dimostrazione secondo l’intraprendente olivicoltore che il ritorno alle buone pratiche è la carta vincente, la strada giusta per fermare l’epidemia ed evitare l’abbattimento degli ulivi infetti.
Ricapitolando, secondo l’U.E., i ritardi nell’azione di contenimento rendono colpevoli Regione Puglia e Governo Italiano, l’azione ora deve passare per forza attraverso l’eradicazione ma chi la terra la lavora e ne trae sostentamento è certamente contrario alle eradicazioni selvagge. Si può essere d’accordo o meno sui metodi di contrasto della epidemia degli alberi ma si può dissentire sul fatto che “Gli ulivi non sono semplicemente degli alberi ma sono l’essenza stessa del Salento”?
Oronzo Perlangeli