F.Oli.
TRICASE-CASTRIGNANO DEL CAPO (Lecce) – In aula, al quinto piano del Palazzo di Giustizia, nessuno dei due era presente. L’aggressore è rimasto in carcere; lei, a casa. Dopo una lunga degenza accusa ancora qualche piccolo fastidio. In aula, invece, c’erano i loro avvocati. E l’udienza preliminare per l’accoltellamento della 27enne di Tricase Stefania De Marco per mano del suo fidanzato del periodo ha segnato due importanti novità: il gup Carlo Cazzella ha accolto la richiesta di rito abbreviato avanzata dagli avvocati difensori Paolo Pepe e Federico Martella per conto dell’imputato: Giorgio Vitali, 30enne di Castrignano del Capo, accusato di tentato omicidio.
Ed è stata ammessa anche la costituzione di parte civile della ragazza (con l’avvocato Carlo Chiuri); del padre Giuseppe De Marco (con l’avvocato Luciano De Francesco) e della madre Francesca Melcarne (con l’avvocato Luciano Urso). Complessivamente per i danni patrimoniali e non è stata avanzata una richiesta risarcitoria di 700mila euro (500mila per la ragazza e 100mila per ciascuno dei genitori). Il processo è stato aggiornato al 27 marzo quando è prevista la requisitoria del pm Maria Rosaria Micucci, titolare del procedimento, discussione delle parti e camera di consiglio.
La vicenda, già grave di per sè, assunse i contorni del caso giudiziario subito dopo l’arresto del giovane operato con un’indagine tanto veloce quanto incisiva dei carabinieri di Tricase (al comando del capitano Alessandro Riglietti). Il gip Vincenzo Brancato, infatti, pur convalidando l’arresto alleggerì il carcere con i domiciliari per il pentimento dimostrato e lo status di incensurato; provvedimento che irritò inquirenti, investigatori e opinione pubblica. Ancor prima di ricorrere a provvedimenti tampone (il pm Micucci e il Procuratore capo Leonardo Leone De Castris impugnarono l’ordinanza) fu lo stesso Vitali a compiere un passo falso. Pur trovandosi ai domiciliari, infatti e con il divieto tassativo di non comunicare con il mondo esterno, contattò la vittima e alcune sue amiche. Tanto da finire nuovamente in carcere per evasione.
L’accoltellamento avvenne in casa dei nonni della ragazza, a Morciano di Leuca, il 2 settembre scorso. Vitali, colto da un raptus di gelosia, pugnalò la fidanzata con un coltello da cucina sette volte p(tre fendenti assestati all’altezza della nuca; altri quattro all’addome) per poi cercare di strangolarla. Subito dopo il giovane contattò telefonicamente un’amica in comune che a sua volta allertò il servizio di emergenza del 118 giunto sul posto con un’ambulanza. Per le gravi ferite riportate la 27enne venne ricoverata nel reparto di rianimazione dell’ospedale di Tricase.
Le ricerche del giovane scattarono in breve. Vitali venne bloccato e accompagnato in caserma per essere interrogato alla presenza del suo avvocato Paolo Pepe. Dopo avere fornito versioni contrastanti confessò l’accoltellamento consentendo ai militari anche di recuperare l’arma, gettata in un boschetto nei pressi dell’abitazione del nonno materno della ragazza. Per il giovane scattarono le manette con l’accusa di tentato omicidio, reato poi confermato dopo una consulenza del medico legale Ermenegildo Colosimo che accertò la gravità delle lesioni.