di Julia Pastore
LECCE – Quegli occhi vispi dietro la sua frangetta platino. E poi è dannatamente sexy: un body, una giacca e stivali scamosciati, alti sino al ginocchio, eccola ancheggiare in “total black” lungo il suo collant a pois, in alto e ben salda su cinque cubi (dove si nasconde la sua band, n.d.r.), mentre canta “Stracciabudella”. Questa l’”ouverture” di Malika Ayane, che ieri sera, domenica 20 gennaio, ha incantato il Teatro Politeama Greco di Lecce.
<<É un piacere immenso per me, tornare qui dopo un po’ di tempo e ritrovarvi come se non fossi mai andata via! Abbiamo un sacco di cose da fare stasera, perché oltre a scrivere dischi difficili e a non vincere mai Sanremo, ho tante canzoni da farvi ascoltare>>, scherza con autoironia la poliedrica cantautrice italo-marocchina che, dopo essersi scaldata la voce lassù, scende dai cubi con uno spettacolare espediente circense mentre si muove con una grazia e una sensualità insieme che le conferiscono una femminilità unica. Non ha precisamente una taglia 38 (avrà una 42), eppure sa avere padronanza del proprio corpo e domina il palco con quel misto di saggia imprevedibilità, dolcezza e “sex appeal”: un esempio da seguire.
La facciata di ogni cubo lentamente si apre e sbuca la sua band: il fido Marco Swarovski Mariniello al basso, Daniele De Gregorio alla marimba, Carlo Gaudiello alla tastiera, Nico Lippolis alla batteria e Jacopo Bertacco alla chitarra.
Malika canta quasi tutti i suoi brani più famosi: “Tempesta”, “Senza fare sul serio”, “E se poi”, “Ricomincio da qui”, “Tre cose” e “Feeling better”, ma anche molti pezzi di “Naïf” e del suo ultimo album, “Domino”, che è un invito a cambiare l’ordine dei fattori della vita, perché “se invertito, in realtà, cambia eccome il risultato”.
Cala il sipario. Poi le tende si riaprono e finalmente Malika canta la tanto attesa “Come foglie” e infine, a luci rosse, un romanticissimo “Nostalgico Presente”.
Instancabile o forse, per dirla col titolo di una sua stessa canzone, “Imprendibile”: ha eseguito una scaletta di ben 23 brani, per quattro cambi d’abito. E desta entusiasmo la sua gonna lunga plissettata, color platino come il suo caschetto, con cui lei gioca mentre canta, muovendola e allargandola verso l’infinito, come a voler riprendere proprio il gioco “Domino”, mentre crea un tutt’uno camaleontico con lo sfondo a lei retrostante. D’altronde, che le tracce del suo ultimo disco fossero state pensate per indossare svariati “outfits”, lo sapevamo già. “Ça va sans dire”: come a lei stessa farebbe piacere, è pronta almeno per presentarlo, il Festival di Sanremo.