F.Oli.
LECCE – “Gli elementi raccolti nel corso delle indagini preliminari non consentono di sostenere efficacemente alcuna accusa in giudizio”. Con questa motivazione il pubblico ministero Stefania Mininni ha avanzato richiesta di archiviazione del procedimento a carico di un prete, residente in un comune a pochi chilometri da Lecce, accusato di aver molestato più volte un’adolescente di appena 13 anni. Richiesta di archiviazione avanzata anche per la madre e la nonna della ragazzina (la prima indagata per violenza sessuale aggravata, atti sessuali con minorenne e false informazioni al pubblico ministero; la seconda solo per quest’ultima accusa). Fondamentale si è rivelata la ritrattazione della minore che, nella Comunità Educativa dove era stata accolta, a giugno ha raccontato all’educatrice di riferimento di aver accusato falsamente il parroco. Questo perché mossa dalla rabbia di essere stata trascurata dalla mamma che con il prete aveva avviato una relazione sentimentale. Dichiarazioni raccolte dalla psicologa e psicoterapeuta e inviate in Procura.
Pertanto le precedenti testimonianze, per l’ufficio inquirente, avrebbero perso il requisito dell’attendibilità in considerazione dell’accecante rabbia che la ragazzina avrebbe nutrito nei confronti della madre. Sia le dichiarazioni messe nero su bianco nella denuncia che il racconto ribadito in sede di incidente probatorio. E anche per non creare ulteriori vulnus nella psiche della minore, la Procura ha ritenuto di soprassedere al momento da qualsivoglia contatto con l’Autorità Giudiziaria. Eppure nonostante le conclusioni del magistrato inquirente e in attesa che un gip si pronunci sulla richiesta avanzata dalla Procura di mandare al macero l’intera inchiesta, l’avvocato Benedetto Scippa, legale del padre della ragazzina (indicato come unica persona offesa), intende non arrendersi e presenterà opposizione contro la richiesta di archiviazione.
L’inchiesta, condotta dai carabinieri del Norm di Lecce, si è sviluppata in un contesto familiare molto complesso in cui i rapporti burrascosi tra i genitori della ragazzina sarebbero culminati in una relazione clandestina della madre con il prete: un doppio scandalo tra adulti e minorenni. Secondo le indagini, da dicembre del 2016 fino a giugno dell’anno successivo, il sacerdote avrebbe costretto la ragazzina a consumare rapporti sessuali anche completi (parzialmente confermati nel corso dell’incidente probatorio) e a subire palpeggiamenti e toccatine in canonica. In un’occasione avrebbe persino obbligato la ragazzina ad osservarlo mentre si masturbava. Eppure una visita ginecologica non avrebbe fatto emergere alcun segno di violenza.
Il sacerdote, ami sospeso dalla Curia, non era l’unico indagato. Anche la madre della ragazzina era finita sotto inchiesta. Per aver costretto la figlia a compiere atti di autoerotismo. Inoltre avrebbe raccontato al pm di non aver avuto più alcun contatto (telefonico e di altra natura) con il suo amante in abito talare da quando la figlia venne allontanata da casa con un provvedimento del Tribunale per i Minorenni. Stando a quanto accertato, invece, la donna avrebbe continuato a mantenere contatti con l’indagato anche quotidiani direttamente o con un parente dell’uomo e aiutato l’amante a eludere le indagini.
Anche la nonna della ragazzina era accusata di false informazioni al pubblico ministero. Avrebbe taciuto sulla relazione clandestina della figlia con il parroco e nonostante fosse stata sollecitata più volte a fornire informazioni sul loro rapporto avrebbe persino negato di sapere che la figlia aveva trascorso d’estate cinque giorni al mare con il sacerdote. Il prete è assistito dagli avvocati Stefano De Francesco e Vittorio Vernaleone; la madre e la nonna della ragazzina dall’avvocato Francesco Cavallo. Curatrice speciale della minore è stata nominata l’avvocatessa Agnese Caprioli.