“Vieni a Lecce che vinciamo” è la frase che Fabio Lucioni ha detto a Pippo Falco questa estate durante una telefonata. E nonostante avesse intrapreso un girone di ritorno che faceva ben sperare in chiave salvezza, il Lecce le sue gare le ha dovute interrompere come tutte le squadre, ma alcune partite si continuano a giocare, non sono sul rettangolo verde ma sono molto più importanti, e Lucioni vuole contribuire a far vincere anche quelle.
Non è una novità il fatto che si prodighi a favore del prossimo.
Il difensore giallorosso ha incontrato amici e tifosi in diretta dal canale ufficiale della società di Instagram
“In questi giorni ci si può dedicare di più alla famiglia e ai bambini” dice. Lucioni è padre di due bimbi, Gabriele 3 anni, e Sara, 3 mesi. “Il maschietto scrive Forza Lecce e disegna campi di calcio, riempiendo la casa di numeri 5. E’ una soddisfazione, perché è bello che lui abbia la passione per lo sport. Per il momento gli piacciono tutti, al di la di ciò che vorrà fare da grande, è bello che coltivi delle passioni”
Lucioni è per tutti “lo zio” e il difensore ci spiega da cosa nasce questo soprannome
“Mi chiamano “zio” perché Fabio Ceraulo, quando giocavamo insieme a Reggio Calabria, disse che somigliavo a Beppe Bergomi e in una foto effettivamente somigliavamo molto. Poi anche per il ruolo in campo. Naturalmente Bergomi ha fatto un grande carriera che io non ho ancora fatto e quindi non so se a lui possa far piacere, a me molto”.
Un professionista serio ma è anche una bella persona, ricordiamo che per raccogliere fondi a favore della ricerca contro la SLA, dopo la promozione del Lecce in A ha pedalato dal capoluogo salentino fino a Benevento, dove vive con la moglie Valeria e i loro bambini
“E’ stato grazie a lei che mi sono affacciato a questo mondo – dice – e ne sono molto felice”
In questo momento Lucioni contribuisce alla lotta al Covid-19 mettendo all’asta le sue maglie sul suo canale Instagram. Questa settimana ha raccolto fondi per l’ospedale di Benevento, la prossima metterà all’asta una nuova maglia per l’ospedale Vito Fazzi di Lecce.
Un messaggio di speranza e di fiducia, ingredienti che hanno caratterizzato la vita del calciatore che racconta come è difficile inseguire un sogno e quanta perseveranza è necessaria “Sono diventato un giocatore perché quando ero nella Ternana (dove ha militato nelle giovanili 2004-2005, club con il quale ha anche esordito in prima squadra in serie B nella stagione 2005-2006 a 18 anni ndr) il mio allenatore mi disse che se volevo giocare a calcio dovevo arretrare di 10 metri, E’ così che sono diventato un giocatore”
Cosa fai prima di ogni partita? Gli chiede un tifoso
“Mi piace condividere gli attimi prima con la squadra, ricordare qualche posizione, dare un in bocca la lupo, una pacca sulla spalla a chi non gioca da titolare. Mi piace vivere lo spogliatoio intensamente”
Anche Lucioni si allena quotidianamente a casa e segue un programma personalizzato come tutti i suoi compagni
“Cerchiamo ci mantenerci, non dico in forma, ma almeno un po’ allenati. Ci hanno messo a disposizione gli attrezzi che usiamo regolarmente”
Il giocatore più forte mai marcato
“Non ho incontrato Cristiano Ronaldo, quindi posso dire che al momento è Dzeko, il più completo di questa serie A, anche per la forza fisica che esprime quando corre.”
La partita preferita
“Quella con lo Spezia in casa, l’abbraccio con tutti i compagni, il primo con Falco. Durante l’estate lo avevo chiamato per dirgli “Vai a Lecce che vengo con te e vinciamo. Lui non ci credeva e poi, oltre a compagni di squadra, siamo anche diventati amici”