LECCE – Le strutture ricettive per anziani sono in questo periodo nell’occhio del ciclone, abbiamo incontrato il presidente di AssoAP Fabio Margilio per fare con lui massimo esponente di Assoap l’associazione che riunisce le strutture protette per anziani il punto reale della situazione:
Il Codice deontologico del gestore della struttura socio assistenziale associata ASSoAP raccoglie i principi etici, morali e giuridici relativi alla gestione e funzionamento dell’attività socio assistenziale Gli stessi principi si pongono a tutela della dignità e del decoro della professione socio assistenziale socio sanitaria attuata ed a garanzia dell’utente e dei propri congiunti. Questo è l’incipit del Vs codice deontologico, come viene coniugato tutto ciò in tempi di emergenza come questo?
“Siamo stati tutti travolti da questa pandemia. Il nostro sistema sanitario nazionale che, per definizione è universalistico, cioè garantisce una copertura sanitaria universale a tutti i cittadini, ha dimostrato tutte le sue lacune, proprio in quelle regioni dove sono presenti le eccellenze del sistema sanitario, penso alla Lombardia, in primo luogo, ma anche al Piemonte, al Veneto, all’Emilia Romagna. E pensare queste regioni avevano sul tavolo il piano contro le pandemie, in Lombardia redatto sin dal 2006, che conteneva una disposizione importantissima, quella di fare scorta di dispositivi di protezione individuale come le mascherine, i guanti, le tute etc. Com’è finita l’abbiamo visto: ordini fatti all’ultimo momento, consegne programmate mai giunte a destinazione, altri stati europei che hanno bloccato le consegne all’Italia.
Mi chiede se noi di ASSoAP, i ns. gestori e operatori sociali, abbiamo fatto il ns.? Se abbiamo rispettato i valori etici e morali che ci siamo dati con il ns. codice deontologico? Abbiamo fatto molto, ma molto di più. In pochi giorni, anzi da un giorno all’altro, il ns. modo di lavorare, tutti gli sforzi degli ultimi vent’anni promossi nel campo delle attività occupazionali: musicoterapia, arteterapia, laboratori di gruppo, terapia di sfogo, insomma tutte le attività di socializzazione che hanno trasformato i vecchi ospizi in residenze “umanizzate”, sono stati spazzati via. Pensi che le circolari ministeriali (e quelle regionali), oltre a bloccare i nuovi ricoveri dal 10 marzo, hanno proibito ogni attività di gruppo, letteralmente: “sospensione delle attività di gruppo e della condivisione di spazi comuni all’interno della struttura”, circolare Ministero della Salute n° 13468 del 18/04/2020.
E, purtroppo, non credo sia finita qui, leggiamo di modifiche legislative urgenti, volte a modificare gli standard strutturali delle residenze. Dopo 30anni di questa attività, posso affermare che non c’è niente di peggio di una modifica legislativa che cambi, per le vie d’urgenza un assetto normativo che si è formato e consolidato nel corso degli anni. Temo si vogliano trasformare le residenze per anziani e disabili in reparti di malattie infettive, limitare e disciplinare, per sempre, gli accessi esterni; tutte misure dettate dall’emergenza che risultano incompatibili con l’esigenza primaria di garantire qualità agli ultimi periodi di vita dei ns. “grandi anziani”.
Credo che tutti abbiamo letto in questi mesi delle lettere strazianti di anziani ammalati, in fine vita, che hanno avuto un solo rimpianto, quello di non aver potuto rivedere i loro cari prima di lasciare questo mondo.
Mi chiedo, quindi, si vogliono sanitarizzare le RSSA e trasformarle in strutture ospedaliere o addirittura in reparti di malattie infettive? Quindi vogliamo ricreare gli ospizi e ghettizzare gli anziani? Come spesso accade, mi sembra che la cura sia peggio della malattia!”
La Regione ed il Governo Nazionale forniscono un adeguato supporto alle Vs strutture per quello che riguarda la protezione dal Covid 19 dei pazienti e del personale sanitario?
“Il governo nazionale, come è noto, in materia sanitaria non ha competenze dirette, che sono a carico delle regioni. Anche questo, a ns. modesto avviso, ha influito negativamente; in Italia abbiamo 20 diversi sistemi sanitari. Forse, in questo momento dovremmo tutti fare una riflessione sulle modifiche apportate al Titolo II della ns. Costituzione nel 2001, sulla spinta di un’onda emotiva che voleva trasformare l’Italia in uno Stato Federale.
La Puglia, di fatto commissariata dal governo centrale da oltre un decennio per il disavanzo della spesa sanitaria, ha dovuto ridurre i posti letto negli ospedali, o chiuderli del tutto, ha ridotto drasticamente i posti di terapia intensiva, salvo poi dover allestire container in tutta fretta (vedasi il Perrino di Brindisi) per riattivarli.
Il sistema tutto, ha evidenziato le sue pecche, le sue lacune. I vari dipartimenti di prevenzione non erano preparati a questa Pandemia, semplicemente perché nessuno di noi lo era. La questione dei tamponi rino-faringei e dell’opportunità o meno di sottoporre ospiti e personale sanitario delle RSSA a tale indagine ha assunto quasi il carattere di una telenovela: tamponi a tappeto, anzi no, sono inutili e dannosi…
Ovviamente non dobbiamo fare di tutta l’erba un fascio, alcuni dipartimenti si sono comportati in modo encomiabile, altri meno; ma non spetta a noi dare giudizi; certo i numeri non sbagliano mai, 2 province sono in grande difficoltà, altre stanno rispondendo benissimo.
In tempi ancora utili, metà marzo, abbiamo elaborato la ns. proposta, predisporre una task force provinciale di protezione civile dedicata alle RSSA, che si poteva prevedere sarebbero andate in sofferenza. Volevamo dare il ns. contributo solidale, da parte di chi le RSSA le conosce perché ci lavora dentro, tutti gli altri le hanno, purtroppo conosciute in questi tragici giorni ed è oggi, riduttivo e facile addossare tutte la colpe a loro. Come sempre, la rilettura, a freddo, dei fatti, dirà cose ben diverse”.
“Aiutateci, non sappiamo più come fare, non possiamo resistere così a lungo, venite a riprendervi i vostri cari, se potete, riportarteli nelle vostre case, abbiate cura personalmente di loro, oppure venite qui nelle residenze ad aiutarci, in barba ai divieti ma consapevoli che porterete il virus, fate la vostra scelta nel silenzio assoluto delle istituzioni che parlano con le loro circolari”. Ci vuole definire meglio il senso di questo suo appello lanciato nei giorni scorsi su quotidiani cartacei e web??
“Era un semplice, pur acuto, grido di aiuto (e di dolore), la carta stampata, i TG e i social hanno fatto il resto. E’ servito? Forse si, non saprei. Abbiamo attirato l’attenzione. Ma era una nota fitta fitta di più pagine, sono state riprese solo poche righe, quelle che facevano il titolo di giornale o del TG.
Volevamo raccontare la ns. storia, la ns. sofferenza e la ns. solitudine, ma non era una resa, questo mai, era un’allerta.
E la risposta alla domanda che non mi ha fatto è no, non è cambiato nulla, ad oggi. Riunioni, tavoli, videoconferenze, ma risposte concrete nessuna e nel frattempo si è aggiunta, oramai, una profonda crisi economico-finanziaria, le strutture sono in sofferenza, perché non hanno sospeso la loro attività come hanno dovuto fare altri settori mettendo il personale in cassa integrazione, al contrario, hanno dovuto integrare il personale, acquistare DPI costosissimi mentre vedono ridotte le loro entrate anche del 20-30 per cento, a causa della sospensione di nuovi ricoveri.
Nessuno veramente sa se uscirà indenne da questo disastro e se ce la farà ci vorranno anni e anni di duro lavoro e sacrifici, anche per riconquistare una fiducia, a ns. avviso, ingiustamente messa in grandissima discussione”.