SALENTO – Una presunta associazione a delinquere sullo sfondo dello sfruttamento dei lavoratori e il reclutamento di manodopera senza rispettare gli orari di lavoro e di riposo. Ci sono 13 indagati in un’inchiesta avviata dalla Procura salentina (pm Maria Vallefuoco) in cui si ipotizza l’esistenza di una presunta “cricca” dietro una simile gestione delle attività lavorative. E nella richiesta di proroga avanzata dagli inquirenti compaiono i nomi: c’è Sergio Filograna, da tempo trasferitosi a Milano; l’ex sindaco di Monteroni Pasquale Guido; Andrea Calò; Pietro Maggio; Luca Lattante; Marta Fuso; Carlo Scardino; Angelo Riccardo; Tommaso Saracino; Antonio Quarta; Fernando De Giovanni; Francesco Vitto e Luca Paglialunga.
Le accuse ipotizzate sono pesanti: associazione a delinquere, estorsione (il reato più grave), truffa ai danni dello Stato e intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, un reato quest’ultimo introdotto di recente e per il quale si rischia una condanna che va da 1 fino a 6 anni. Un supplemento d’indagine motivato dal fatto che gli accertamenti condotti dai militari del Nucleo dell’Ispettorato del Lavoro di Lecce in collaborazione con il personale dell’Area di vigilanza dell’Inps e, nello specifico, attività di analisi della copiosa documentazione e materiale informatico sequestrati in occasione delle perquisizioni eseguite il 23 settembre del 2022 trattandosi di attività particolarmente complessa data la mole di dati ed informazioni, anche telematiche, acquisite dalla polizia giudiziaria richiedono una attenta e dettagliata disamina che alla luce delle nuove risultanze investigative dovranno essere comparati all’esito delle quali potrebbero emergere ulteriori elementi riconducibili alle condotte delittuose poste in essere dagli indagati”.
Particolarmente interessante sviscerare cosa comporta il reato di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, introdotto di recente e che punisce chi recluta manodopera allo scopo di destinarla al lavoro presso terzi in condizioni di sfruttamento, approfittando dello stato di bisogno dei lavoratori; chi utilizza, assume o impiega manodopera, anche mediante l’attività di intermediazione sottoponendo i lavoratori a condizioni di sfruttamento ed approfittando del loro stato di bisogno. Per contestare l’ipotesi di sfruttamento è necessario ravvisare la reiterata corresponsione di retribuzioni in modo palesemente difforme dai contratti collettivi nazionali o territoriali stipulati dalle organizzazioni sindacali più rappresentative a livello nazionale, o comunque sproporzionato rispetto alla quantità e qualità del lavoro prestato; la ripetuta violazione della normativa relativa all’orario di lavoro, ai periodi di riposo, al riposo settimanale, all’aspettativa obbligatoria, alle ferie; la sussistenza di violazioni delle norme in materia di sicurezza e igiene nei luoghi di lavoro e la sottoposizione del lavoratore a condizioni di lavoro, a metodi di sorveglianza o a situazioni alloggiative degradanti. Ovviamente tutti gli indagati, in questa fase dell’inchiesta, si devono ritenere del tutto estranei alle contestazioni.