GALATONE (Lecce) – Sarà una perizia psichiatrica ad accertare le effettive capacità di intendere e di volere di Cosimo Loiola,al momento dell’omicidio di Sebastiano Danieli, ucciso in contrada “La Grazia”, alla periferia di Galatone, per dissidi di vicinato l’11 febbraio scorso. La giudice Tea Verderosa ha accolto l’istanza degli avvocati Antonio Luceri e Federica Filoni, accolta dalla pm Rosaria Petrolo, e la psichiatra Paola Calò dovrà ora appurare se l’assassino si trovasse in uno stato di mente tale da escludere o scemare grandemente la sua capacità di intendere e di volere, la sua incapacità a stare in giudizio e la pericolosità sociale e se possa continuare a rimanere dietro le sbarre.
Il conferimento dell’incarico per eseguire la perizia è fissato per il 28 marzo. Operazioni a cui, prevedibilmente, potranno prendere parte anche consulenti di parte. Un profilo sulla personalità che emergerebbe dalla cartella clinica del 45enne, in cura dal 2012 al 2022 presso il Cim di Galatina per un’acclarata schizofrenia cronica.
Da tre anni, però, Loiola non era più in cura: diceva di stare bene e di non aver più bisogno di cure. L’istanza è stata accolta dalla pm e salirà al quinto piano del tribunale di Lecce e finirà al vaglio della giudice Tea Verderosa che dovrà poi disporre una perizia collegiale. Un passaggio fondamentale, uno snodo cruciale per poi effettivamente valutare quale percorso seguirà l’indagine. Loiola aveva manifestato segni di squilibrio già nel corso dell’udienza di convalida del fermo. Sia agli agenti di polizia penitenziaria che alla gip, aveva riferito di non ricordare nulla sull’omicidio, di essere un militare e di lavorare per conto della Nato. Senza dimostrare alcuna aderenza con la realtà che gli è attorno.
E queste avvisaglie si sono tramutate in una richiesta di perizia psichiatrica che, necessariamente, deve tenere in considerazione il vissuto del 45enne prima della tragedia. Pochi amici, tante difficoltà a socializzare, pubblicazioni compulsive sui social, un distacco continuo dalla realtà, una denuncia di scomparsa nel 2012 quando le cronache locali e nazionali si interessarono già di lui. La sua storia e la sua faccia finirono nel programma “Chi l’ha visto”, dopo giorni in cui aveva fatto perdere le proprie tracce allarmando i familiari. Aveva detto di voler trovare un lavoro a Roma ma per le strade della capitale vagò per settimane prima di essere ritrovato in stato confusionale dai carabinieri. Mai e poi mai, però, in paese qualcuno aveva mai ipotizzato che potesse trasformarsi in un assassino.
Non lo credeva neppure Danieli, la vittima. Che era stato già minacciato da Loiola per questioni legate alle campagne (Loiola era convinto fossero tutte sue) senza mai dare peso alle parole del 45enne tranquillizzando i propri familiari. Quel pomeriggio, invece, le tensioni sfociarono nel sangue: uan telecamera di videosorveglianza riprende le scene dell’omicidio. Il pensionato, conosciuto in paese perché componente della banda, è impegnato a concimare il suo terreno mentre Loiola si avvicina. Lo colpisce in testa per due volte con un’ascia spaccalegna in ferro di un chilo e mezzo sorprendendolo alle spalle. Subito dopo un terzo colpo quando il pensionato, ormai, è a terra esanime. Per il pensionato, a nulla serviranno i soccorsi del 118.
Mentre l’omicida viene identificato in breve dai carabinieri della Compagnia di Gallipoli insieme ai colleghi del Nucleo investigativo di Lecce che si presentano in casa di Loiola sequestrando l’arma utilizzata per compiere il delitto ancora sporca di sangue così come gli indumenti che indossa il presunto assassino, compatibili con quelli ripresi dalla telecamera.