Lecce: Magistrati e sindacati uniti per la stabilizzazione dell’Ufficio per il processo

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LECCE – Una sola voce, una richiesta unanime si è levata questa mattina dal Palazzo di Giustizia di Lecce come in tutti i tribunali d’Italia. Magistrati, personale dell’Ufficio per il processo e organizzazioni sindacali hanno unito le forze per chiedere la stabilizzazione di queste preziose figure che rischiano di scomparire il 30 giugno 2026. L’iniziativa, promossa da FP CGIL e UILPA e USB, ha trasformato l’edificio giudiziario in un simbolo di mobilitazione consapevole e partecipata.

L’assemblea sindacale delle 9:00 nell’Aula di Udienza del terzo piano ha dato il via alla giornata, proseguita con un sit-in e una manifestazione sul marciapiede antistante, sotto lo sguardo attento di cittadini e operatori del diritto. La Giunta Distrettuale dell’Associazione Nazionale Magistrati di Lecce ha espresso piena solidarietà, con i propri componenti presenti agli eventi e la lettura di un comunicato ufficiale di sostegno.
Al centro della protesta, la richiesta di rendere l’Ufficio per il processo una struttura permanente dell’amministrazione della Giustizia. Tra le rivendicazioni principali: la stabilizzazione dei precari assunti tramite il PNRR, il rinnovo del contratto integrativo, fondi adeguati, la definizione delle famiglie professionali e lo sblocco delle carriere.
Come sottolineato dalla Giunta Distrettuale dell’ANM, “l’esperienza di tale Ufficio è stata straordinariamente positiva, avendo fornito il personale ad esso addetto, assunto con contratto a tempo determinato, un contributo prezioso all’efficacia e all’efficienza del servizio giustizia”. L’istituzione dell’Ufficio “ha consentito di dotare l’amministrazione di un capitale umano altamente qualificato e, quindi, di affiancare al magistrato… uno staff a suo supporto”.
La magistratura locale ha investito in modo significativo nella formazione di questo personale: “La Magistratura… ha investito tempo, mezzi e risorse perché il personale ad esso addetto potesse rapidamente divenire un ganglio del sistema giustizia…”.
“Ove l’esperienza di tale Ufficio non proseguisse oltre il 30 giugno 2026, tale investimento rischierebbe di rimanere solo fine a sé stesso”, avverte il comunicato dell’ANM, con il timore di perdere professionalità costruite nel tempo e tornare a inefficienze che l’Ufficio aveva contribuito a superare.
La manifestazione di oggi si inserisce in un movimento più ampio che ha coinvolto anche le sedi giudiziarie di Taranto e Brindisi, a conferma di come il tema sia sentito in tutto il distretto pugliese. I magistrati hanno formulato “il sincero e convinto auspicio che tale Ufficio possa divenire in modo stabile parte integrante dell’amministrazione della Giustizia…”.
La grande partecipazione dimostra quanto sia diffusa la convinzione che l’Ufficio rappresenti uno strumento indispensabile per una giustizia più efficiente e tempestiva. Con l’avvicinarsi della scadenza del 2026, cresce la pressione sul mondo politico affinché non vada dispersa l’esperienza maturata.

“L’Italia è tra i paesi europei con i tempi più lunghi per la definizione dei procedimenti civili e penali…”, dichiarano gli organizzatori. “Un’inversione di tendenza si è registrata grazie al PNRR e all’assunzione di 12.000 lavoratori a tempo determinato…”.
“Il 30 giugno 2026 scadranno però i contratti di questi lavoratori… Se non saranno stabilizzati, la conseguenza sarà non solo la perdita del posto per migliaia di persone, ma anche la dispersione di professionalità importanti…”, proseguono i sindacalisti. “Per questo manifestiamo non solo per i lavoratori precari, ma anche per cittadini e imprese.”
Il governo Meloni, denunciano, “non ha previsto la stabilizzazione per tutto il personale precario, ma solo per una percentuale limitata…”. “Ma siamo 12.000 persone, un numero che se ridotto metterebbe di nuovo in ginocchio il sistema.”
“È evidente che il percorso di ammodernamento non può essere interrotto”, concludono. “Se i tempi della giustizia si accorciano, cittadini e imprese recupereranno fiducia nel sistema. Inoltre, tutto il personale attende il rinnovo contrattuale: l’ultimo accordo risale al 2010.”