LECCE – Sequestro di persona e lesioni personali aggravate. Con queste accuse una 36enne di origini nigeriane ma residente a Montesano Salentino, è stata condannata a 2 anni di reclusione, con pena sospesa e non menzione. A emettere la sentenza sono stati giudici in composizione collegiale che hanno valorizzato l’incensuratezza della donna e concedendo le circostanze attenuanti generiche, ritenute equivalenti alle aggravanti.
La donna, insieme ad altri due complici, avrebbe raggiunto un connazionale seduto su una panchina ubicata su viale Quarta, nei pressi dell’ufficio stranieri della Questura di Lecce, costringendolo con forza a salire bordo di un’autovettura utilitaria di colore scuro, condotta da un individuo di sesso maschile non identificato, trattenendolo con la forza per tutto il percorso stradale, e poi conducendolo all’interno di un appartamento, si impossessavano della somma di euro 150 euro nonché del telefono cellulare in possesso.
Lo avrebbero denudato e immobilizzato ad una sedia, legandolo con gli indumenti dallo stesso indossati e avrebbero costretto l’uomo a corrispondere loro ulteriori somme di denaro che avrebbe dovuto procurarsi richiedendole telefonicamente a terzi, mediante minacce di morte e violenza alla persona consistita nel bendarlo, immobilizzarlo e provocargli ustioni al corpo adoperando un ferro da stiro, in particolare gli cagionavano ustioni di 1° grado diffuse giudicate guaribili in 4 giorni che interessavano la guancia sinistra, la fronte ed il polso della mano destra, non riuscendo nell’intento per ragioni non dipendenti dalla propria volontà.
L’imputata è assistita dall’avvocato Francesco De Giorgi che annuncia appello.