PUGLIA – Il “campo largo” pugliese attende che Antonio Decaro sciolga la riserva, ma c’è già un piano B, se non dovesse risolversi il conflitto con i due ex governatori, Emiliano e Vendola, vogliosi i ritornare in campo come semplici consiglieri per non perdere la scena politica. Candidature insidiose, secondo l’attuale presidente della Commissione ambiente del Parlamento europeo, perché rischiano di trasformarsi in due scomodi “tutori”, che in caso di vittoria potrebbero rivendicare pure assessorati di peso. Decaro, invece, vorrebbe dare l’immagine della discontinuità, della novità. Con l’ex sindaco di Bari sarebbe anche più facile per il Movimento 5 Stelle spiegare la sua alleanza con il centrosinistra, dando una sensazione di novità (il via libera a Roberto Fico in Campania, ha sbloccato la situazione pugliese, dove i pentastellati si erano sfilati dal governo per le inchieste giudiziarie). In realtà, siccome sta passando troppo tempo, il centrosinistra ha già pronto un piano B, con gli uomini e le donne di Elly Schlein, pronti a entrare in campo, in primis Francesco Boccia e Loredana Capone, ma ci sono anche l’attuale assessore alla Sanità, Raffaele Piemontese, e il sindaco di Mesagne, Tony Matarrelli.
IL CENTRODESTRA ALLA FINESTRA, CON IL PROBLEMA DI VENETO E CAMPANIA
Il centrodestra non riesce a risolvere i nodi del Veneto e della Campania: in base alle bandiere messe sulle candidature alla presidenza delle due regioni si deciderà a quale partito concedere la Puglia. Per ora è ai nastri di partenza il segretario regionale di F.I. Mauro D’Attis, berlusconiano della prima ora. La Puglia dovrebbe toccare a Forza Italia. Il centrodestra pugliese, comunque, attende Roma ed è a corto di idee: dopo 20 anni di opposizione e veleni interni, non ha (per ora) candidati capaci di superare la “popolarità” di Decaro. La partita è complicata, nonostante l’immagine del centrosinistra pugliese sia stata scalfita dalle inchieste giudiziarie, che hanno colpito gli uomini del governo Emiliano, e dal trasformismo che ha permesso passaggi impensabili da una parte all’altra degli schieramenti politici.