Salvatore Negro, presidente del gruppo Udc della Regione Puglia, si gode la sua ultima settimana di ferie a Otranto, come ha sempre fatto: le polemiche dei quattro consiglieri provinciali “dissidenti” non turbano il suo riposo in riva all’Atlantis.
Siciliano ha annunciato l’abbandono ufficiale dell’Udc: per il consigliere provinciale il partito è verticista, «non lascia spazio a nessuno», e le incomprensioni sono insuperabili.
Negro, però, ha altri problemi per la testa: non tollera più il «conflitto di interessi politico del governatore Vendola» e ci spiega il perché nell’intervista rilasciata in mattinata.
Intanto, nell’agenda Udc ci sono due appuntamenti importanti: l’1 settembre i centristi pugliesi si ritroveranno nella Conferenza Regionale di Foggia e il 7-8-9 saranno a Chianciano, per il convegno nazionale.
Presidente Negro, Siciliano ha formalizzato la sua uscita dall’Udc di Nardò, mentre in provincia il gruppo è stato praticamente azzerato con l’abbandono di Pendinelli, Tundo e Quintana, intenzionati a fondare un proprio movimento. State perdendo pezzi?
«I consiglieri provinciali, dopo la conferenza di un mese fa, si è capito che sarebbero fuoriusciti dall’Udc per fare un movimento: hanno la presunzione di fare la guerra ai partiti nazionali. Dal Salento vogliono cambiare l’Italia: auguri! A questo punto, non cercheremo di fermarli: facciano pure. Il fatto che Siciliano abbia comunicato alla stampa l’abbandono del gruppo neretino fa parte di una strategia mediatica. A turno annunceranno la formalizzazione del loro abbandono, proprio per far parlare ancora di loro. Bisogna ricordare che i tre consiglieri provinciali, su quattro, non sono stati eletti con l’Udc: Pendinelli e Quintana sono stati eletti con una lista collegata con Gabellone, Siciliano con Loredana Capone. Non sono stati eletti dall’elettorato centrista, a parte Tundo».
Siciliano dice che ci sono troppe incomprensioni e che il partito ruota tutto intorno a Ruggeri e Negro. Come risponde a queste accuse?
«Penso che ognuno di noi debba rispondere ai propri elettori, a fine mandato, mettendo sul piatto non le chiacchiere, ma il lavoro svolto, quello per cui è stato votato: questa è la mia bussola politica, non le chiacchiere».
Casini ha dettato la linea da seguire: alleanza con i riformisti ed esclusione dell’Idv. In Puglia come stanno andando le cose, riuscirete ad attuare questa strategia?
«A livello locale, si tratta di una linea già condivisa, perché la Puglia ha avviato da tempo questa collaborazione con la maggioranza regionale. Abbiamo visto che allearsi con il Pdl non è possibile, perché è il partito personale di Berlusconi: la conferma è data dal ritorno del Cavaliere in campo. In Puglia va dato atto che, oltre all’Udc, anche il Pdl ha fatto un lavoro democratico di avviamento di congressi veri, ma purtroppo a livello nazionale il Popolo delle Libertà non è democratico ed ecco che torna in campo il ‘padre-padrone’ del partito. Il Pdl forma solo degli ‘yes-man’, ma non una classe politica di statisti».
Cosa succede, invece, a livello regionale: arriverete al 2015? Vendola si prepara a correre come candidato premier.
«A livello regionale, la durata dell’istituzione arriva al 2015: io penso che nessuno possa usare le istituzioni, o la Regione in cui è stato eletto, come trampolino di lancio a livello nazionale. Quest’atteggiamento sarebbe duramente punito dagli elettori, non sarebbe accettabile. Io faccio un appello a Vendola: si concentri sulla Puglia e lasci perdere le velleità da premier».
Ora, per il governatore, ci sono problemi anche con la magistratura.
«È un discorso diverso: io mi auguro che il presidente Vendola possa chiarire la sua posizione. La magistratura faccia il suo lavoro. Io, però, sono più interessato al giudizio politico: non si può pensare di usare l’istituzione per migliori traguardi personali. Quest’atteggiamento farebbe perdere di credibilità».
Vi siete preoccupati anche di mandare avanti una proposta di legge che prevede di tenere in vita il Consiglio regionale, anche in caso di dimissioni del presidente.
«L’hanno firmata sei capigruppo: è una legge che consente di avere governi stabili anche nel caso di incidenti di percorso e per ridurre il danno che potrebbe derivare da un’eventuale candidatura di Vendola, incompatibile con la Presidenza della Regione».
Questa legge, però, potrebbe presentare profili di incostituzionalità, non crede?
«Questo si vedrà: ora stiamo studiando tutte le possibilità. È un percorso non facile, ma noi vogliamo aprire un dibattito a livello nazionale: perché spesso succede che, quando arrivano certe scadenze elettorali, chi è stato eletto in un determinato ente, anche da poco tempo, si concentra su altro, condannando gli elettori a tornare al voto, prima della scadenza del mandato: si pensi alle possibili candidature di Renzi, Emiliano, Vendola, Formigoni. Bisogna smetterla di pensare che si possano tradire così gli elettori: un mandato ricevuto non può essere tradito per tentare “scalate” a livello nazionale. Vendola dovrebbe concentrarsi sui gravi problemi che abbiamo con la sanità».
A proposito di sanità, le cose vanno maluccio, vero? Intanto, non sembra più tanto probabile la riapertura di un punto nascita sulla costa jonica.
«Siamo in attesa di sapere cosa farà la giunta regionale: i consiglieri hanno consegnato alcune osservazioni. A saldi invariati, si più migliorare il piano dei punti nascita».
Lei è molto critico sulla gestione pugliese della sanità, vero?
«Fa acqua da tutte le parti, lo dice anche il governo nazionale, che un giorno sì e uno no impugna i provvedimenti regionali. Si pensi al problema della stabilizzazione degli 800 medici: è scandaloso che la Regione non riesca a contrattare col governo. Si contratta con l’Ilva, si è un accordo con i nostri dipendenti regionali e per i medici non si riesce a fare niente. C’è un problema di autorevolezza di chi va a trattare col governo».
Mi sta dicendo che Vendola e Attolini non hanno autorevolezza?
«Non riusciamo a essere ascoltati dal governo, anche perché il presidente Vendola la mattina va a trattare col governo al tavolo romano e la sera attacca Monti per conto di Sel, dicendo che deve andare a casa perché rovina l’Italia. C’è un conflitto di interesse politico che rende inefficace l’azione del presidente Vendola: fa il leader di un partito nazionale che attacca il governo e poi pretende l’attenzione di quel governo in qualità di governatore della Puglia».
Per quanto riguarda la sanità, i problemi sono tanti.
«C’è da risolvere lo sblocco del turnover, che mette in ginocchio la sanità, poi ci sono le liste d’attesa: lo stesso Maniglio(Pd), membro di maggioranza, ha detto che stiamo come stavano sette anni fa. Non abbiamo fatto nulla in questi anni. Abbiamo solo fatto tagli e chiusure. E i poliambulatori dove sono? A Cannole, addirittura, i cittadini sono rimasti senza medico di base: io ho chiesto chiarimenti ad Attolini. Come si può lasciare una comunità senza medico di base: i cittadini di Cannole sono costretti ad essere accompagnati negli ambulatori dei paesi vicini».
Il nuovo ospedale, che servirà i territori di Maglie, Poggiardo e Scorrano, nascerà sul sito della Coopersalento?
«Anche lì ho denunciato la linea tecnocratica della Regione: ormai non si fa più politica, non è stata chiamata in causa la Commissione. Vendola ha delegato a tre o quattro tecnici e i risultati sono poco chiari. Non ci hanno fatto ancora vedere gli atti con le motivazioni delle scelte fatte. L’amarezza è che difficilmente i nuovi ospedali vedranno la luce: abbiamo perso troppo tempo. Quattro anni sprecati senza fare nulla, ci sono altre Regioni che sono più avanti di noi e percepiranno quei fondi».