Il riordino incalza, il dibattito pure. Tra poco più di venti giorni si decideranno le sorti delle Province, gli enti territoriali che il Governo centrale intende riformare in seguito alla legge 135 del 2012, in tema di riduzione della spesa pubblica. Le svariate proposte giunte dai comuni mal si conciliano con il progetto dell’unica provincia Taranto-Brindisi con due capoluoghi e il presidente Ferrarese, con spirito campanilistico, dichiara la sua candidatura alla Camera per le prossime elezioni, non prima di aver “marciato su Roma” nell’estremo tentativo di salvare la sua Provincia
Nonostante la battaglia in corso per mantenere Brindisi allo status di Provincia, sembra che il tentativo di dare proseguo al progetto che si era delineato il 12 settembre scorso, quando il sindaco di Taranto diede disponibilità alla creazione dell’unica Provincia Taranto- Brindisi con i rispettivi due capoluoghi, sia fallita. Lo ha dichiarato il consigliere regionale Matarrelli (Sel) e lo confermano le iniziative comunali che in questi giorni preparano il rapporto da inviare, entro il 2 ottobre, all’assessore regionale Dentamaro, che, dopo aver sentito il Consiglio delle Autonomie Locali (CAL), dovrà trasmettere la propria proposta di riordino delle Provincie pugliesi al Governo.
In prima istanza, l’assessore con delega agli Enti locali, ha convocato un tavolo di confronto tra consiglieri regionali di Brindisi e Taranto, dove sono emerse le criticità che non permetterebbero mai di arrivare alla creazione dell’unica provincia tanto auspicata dal presidente provinciale brindisino, Ferrarese e dal sindaco Consales. Primo fra tutti vi è la richiesta da parte di alcuni comuni del sud brindisino, la cui territorialità al confine tra le due province li spinge verso Lecce. Ma anche alcuni centri della Valle d’Itria hanno manifestato tale volontà, tra cui Francavilla Fontana e Oria. “Se così fosse – dichiara Matarrelli – la stessa Taranto perderebbe, peraltro a norma di legge, i requisiti di costituire Provincia”.
Intanto i comuni si sono organizzati e hanno deliberato, o lo faranno nei prossimi giorni, a favore della Provincia a cui vorranno essere accorpati. Torchiarolo e Sandonaci, già da tempo proiettati in territorio leccese, sono seguiti da San Pietro Vernotico, fresco di delibera comunale in seguito ad una consultazione popolare, che vede al 99% la volontà di adesione a Lecce.
L’auspicio per tutti, resta tuttavia la creazione della grande Provincia di “Terra d’Otranto inglobando Brindisi e Taranto ed adottando ogni utile provvedimento che consenta ai cittadini un livello adeguato di servizi a tutela di tutti i territori”, si legge nella delibera di Consiglio di San Pietro del 28 settembre. Lo stesso auspicio del sindaco di Lecce, Paolo Perrone, che vede nella Terra d’Otranto con capoluogo Lecce, l’unica soluzione possibile. A ostacolare tale progetto concorrono però due fattori: il Governo centrale potrebbe optare per la macroprovincia di Brindisi-Lecce-Taranto, in tal caso, ai requisiti di capoluogo per estensione e numero di abitanti, risponde Taranto e non Lecce; in seconda, ma non meno importante battuta, ci sarebbe lo strappo istituzionale causato dall’assenza dei rappresentanti leccesi al tavolo convocato da Ferrarese lo scorso 12 settembre, che indispose il sindaco di Brindisi Consales, tanto da fare proseliti, in sede di conferenza stampa, contro l’idea dei comuni del nord Salento di “ricongiungersi” all’antica Provincia di appartenenza.
Sembra lontano, dunque un dibattito sereno tra gli enti istituzionali competenti, in questo caso i Comuni, ai quali la legge 135 demanda la possibilità di un accordo tra le parti coinvolte. La decisione finale spetta a Roma, ma i malumori delle periferie crescono soprattutto in seguito alle cronache dell’ultima settimana, che hanno coinvolto alcuni Governi regionali. I compiti delle Province, di mettere in sicurezza le scuole, gestire le strade, organizzare i trasporti pubblici o progettare infrastrutture per il territorio, non possono passare finanziariamente in subordine alle necessità delle Regioni e al loro ruolo pianificatore. E’ quello che gridano i presidenti provinciali tutti, tra chi va via e chi resta, in un rapporto mandato all’Unione delle Province Italiane.
L’imminente decisione sul riordino territoriale darà seguito ad un nuovo assetto geopolitico, probabilmente a decorrere dal primo gennaio del 2013, poco più di due mesi dunque per riorganizzare una miriade di piccoli enti secondo il processo legato alla spending review, ma l’ormai ex presidente della Provincia di Brindisi, Ferrarese, non demorde e si candida al Parlamento, nelle consultazioni della prossima primavera, nel tentativo di salvare la sua Provincia. Così ha dichiarato alla stampa.