Il parto indolore è una bella conquista della modernità: un passo avanti per tutte le donne. Eppure non tutte le madri possono permettersi questo “lusso”: sono sempre i soldi che fanno la differenza, anche in campo sanitario. Le soluzioni sono due: o tuo figlio nasce nei giorni feriali e in orari diurni, oppure, se non vuoi soffrire, paghi. Al Fazzi di Lecce la partoanalgesia nelle ore notturne e durante i festivi costa 900 euro in un’unica trance, da pagare prima di essere dimessa. Se si mette mano al portafoglio, durante il travaglio saranno annullati i dolori delle contrazioni. Chi sceglie il parto indolore deve sottoporsi a una pre-ospedalizzazione (o percorso) in cui, un paio di mesi prima, si fanno tutti gli accertamenti per capire se la paziente regge l’analgesico: in questo modo viene prenotato un anestesista, che sarà sempre a disposizione. L’analgesia epidurale si effettua introducendo farmaci nella zona della colonna vertebrale.
C’è da dire che la madre può decidere anche all’ultimo minuto, qualora siano già stati fatti tutti gli esami, come partorire. Il parto indolore produce una migliore ventilazione materna e una migliore ossigenazione fetale nel caso la madre non tolleri o non sia in grado di confrontarsi con il dolore del parto: in tutti gli altri casi il parto naturale è la migliore soluzione. «Mamma mia come pesano quei soldi», commenta una delle nuove mamme del nosocomio leccese. Lei ora sorride, il suo parto è stato semplice e indolore: è nato Filippo, un bambino sanissimo di oltre 3 chili e mezzo. Il figlio di Silvia è nato all’1,30 di notte, in questo caso i dolori non saranno durante il parto, ma dopo: 900 euro in meno per una giovane famiglia sono risorse importanti, che pesano.
In questi giorni circolavano alcune voci su possibili risorse che, dal 2013, con il decreto Stabilità, sarebbero dovute arrivare per garantire il parto indolore anche alle madri meno abbienti per tutto l’arco della giornata. Per il momento, però, l’Asl non garantisce nulla. Il direttore sanitario, Ottavio Narracci, dice di non essere al corrente di variazioni, ma «se arriveranno le risorse per inserire nuovi anestesisti, sarà possibile garantire il parto indolore in tutti gli orari». «Questa prestazione non fa parte dei ‘LEA’: garantirla per 24 ore, senza risorse umane disponibili, è impossibile. Sappiamo che lasciare scoperti alcuni orari crea discriminazioni, ma l’alternativa è abolire la partoanalgesia anche negli orari di routine», chiarisce Narracci.
La disparità tra le varie Asl e queste disposizioni fanno spazientire il capogruppo regionale del Pdl, Rocco Palese, che chiede un intervento dell’assessore regionale alla Sanità: «La vicenda del parto indolore al Vito Fazzi di Lecce, coperto dal servizio sanitario regionale nei giorni feriali e in orari diurni ma a pagamento per chi partorisce di notte o nei fine settimana e nei festivi, ha dell’incredibile. Si tratta di discriminazioni inaccettabili cui la Regione deve immediatamente porre rimedio e non solo a Lecce. Basti pensare, per esempio, che a Bari il parto indolore, quindi l’anestesia epidurale, sono sempre a pagamento per le partorienti, mentre è a carico del servizio sanitario regionale l’eventuale parto cesareo con annessa anestesia. Tali incomprensibili e inconcepibili differenze generano ingiuste discriminazioni tra le donne pugliesi e rischiano anche, specie in questo grave momento di crisi economica per le famiglie, di favorire il ricorso al parto cesareo».
Sarà anche colpa del clima elettorale natalizio, ma la questione, come avvenne un anno fa, torna sulle pagine dei giornali. Per il momento non sembrano esserci soluzioni, almeno da quello che si intuisce nelle risposte dell’Asl. Dunque, se le neo mamme leccesi vorranno evitare il dolore fisico o psicologico(dovuto all’assenza di 900 euro dal portafoglio), dovranno pregare le loro creature di venire al mondo negli “orari di ufficio”.