E’ stata confermata in appello la condanna inflitta ai coniugi “Scaramau”. Ventisei anni di carcere sono stati inflitti al boss della Scu Salvatore Caramuscio, che sta già scontando l’ergastolo, e 15 alla moglie Simona Sallustio.
La Corte d’appello ha ribadito la sentenza emessa dal collegio della prima sezione penale del tribunale di Lecce, nell’ambito del processo scaturito dall’operazione “Remetior” che il 16 luglio dell’anno scorso portò all’esecuzione di 19 ordinanze di custodia cautelare. I coniugi sono stati gli unici ad aver scelto di essere giudicati con il rito ordinario.
Gli arresti, eseguiti dagli agenti della squadra mobile di Lecce, sgominarono un presunto clan criminale che avrebbe fatto capo proprio a Scaramau, in manette dal marzo del 2009, dopo una latitanza di oltre sei mesi.
Il gruppo malavitoso, che avrebbe fatto capo proprio a Scaramau, secondo la ricostruzione dell’accusa, era dedito a varie attività criminali, tra cui l’estorsione, l’usura, il traffico di droga, la detenzione di armi da fuoco e la di gestione di bische clandestine. L’obiettivo del clan, che agiva tra fra Lecce, Surbo, Squinzano e Trepuzzi, sarebbe stato il controllo di numerose attività economiche per arrivare anche a ostacolare il libero esercizio del voto. Ipotesi, quest’ultima, emersa dalle intercettazioni telefoniche e ambientali.
I due imputati sono difesi dall’avvocato Pantaleo Cannoletta.