PARABITA (Lecce) – Una soffiata su un’indagine costa una condanna ad un ex poliziotto in servizio all’epoca dei fatti presso il Commissariato di Gallipoli. Quell’intercettazioe ambientale raccolta da una cimice, secondo il Tribunale, avrebbe consentito a due giovani di conoscere di essere fortemente sospettati di una rapina ad un distributore di benzina in un’indagine poi confluita nell’inchiesta ribattezzata “Bravi Ragazzi”. G.S., originario di Parabita, è stato condannato ad 1 anno e 4 mesi di reclusione dai giudici della seconda sezione penale (Presidente Roberto Tanisi) con l’accusa di rivelazione di segreto d’ufficio beneficiando della sospensione della pena e della non menzione. L’ex poliziotto è stato assolto con formula piena dall’accusa di favoreggiamento reale a fronte di una richiesta di due anni invocata dal pubblico ministero Maria Vallefuoco per entrambi i capi d’imputazione.
L’intercettazione raccolta da una cimice fa riferimento ad una conversazione tra il poliziotto (ora in pensione) con Marco Donadei e Marco Seclì, sospettati di una rapina ai danni del distributore “Preite” ad Aradeo il 3 gennaio del 2009. Il poliziotto avrebbe avvisato i giovani che i carabinieri stavano cercando una macchina utilizzata per delle rapine ammonendoli di averli informati perché riteneva entrambi dei “bravi ragazzi”. I due giovani (poi arrestati nel blitz) erano finiti nel mirino delle forze dell’ordine già da giorni. Erano stati anche fermati e accompagnati in caserma e in quell’occasione i militari piazzarono anche una cimice nella loro auto.
A distanza di giorni il poliziotto incontrò i due giovani svelando loro di essere fortemente sospettati della rapina e di avere una cimice in auto. Per la Procura, il poliziotto avrebbe disatteso il proprio dovere svelando i dettagli di un’indagine ancora in fase embrionale. La difesa, invece, rappresentata dagli avvocati Andrea Starace e Luigi Rella, ha cercato di dimostrare come il poliziotto non avesse alcuna intenzione di rilevare un’indagine in corso. Avrebbe avvicinato i due giovani solo per carpire informazioni, strappare notizie e agevolare gli accertamenti da riferire ai suoi superiori con qualche nota di servizio. In sintesi, G.S. avrebbe condotto un’indagine parallela a quella ufficiale. Una tesi, in attesa del deposito delle motivazioni della sentenza, che verrà riproposta in Appello. Il poliziotto finì anche ai domiciliari nel blitz ribattezzato “Bravi Ragazzi” (che consentì il 27 gennaio del 2010 di smantellare un presunto sodalizio specializzato in rapine) e sospeso per un certo periodo dal servizio prima di andare in pensione.
F.Oli.