Primarie del centrodestra: basta parlarne, occorre farle! Se Sparta piange, Atene non ride. Questa campagna elettorale ha lasciato molte vittime, ma forse un solo vincitore: Michele Emiliano. Da un punto di vista politico, la vittima principale è certamente il centrodestra, che se resterà unito, risanando alcune fratture, potrà rialzarsi, ed allora questa sconfitta sarà stata forse una fortuna. Oltre alla vittima più visibile, però, c’è anche Carlo Salvemini. Morto.
Sì, proprio lui, il “vincitore” formale, ma di fatto un cadavere politico: perché ha dovuto ipotecare la propria vittoria, frantumandola e distribuendone le briciole qua e là, fra i famelici e casuali alleati, tali soltanto per ambizioni represse negli anni passati, personalismi che si sono fatti vendetta trasversale… andata a segno, ma chi cerca vendette in politica deve prima scavare due fosse, poiché la seconda infine sarà per il vendicato.
Dunque non ci sarà mai una giunta Salvemini, né un governo di sinistra; ci sarà una giunta che scontenterà molti, come lo stesso Sindaco ha ammesso, il che significa che dovrà accontentare certi altri… ai quali non si può dir no. E’ il primo caro prezzo da pagare, per impedire la subitanea putrefazione del cadavere politico che è venuto fuori dalle urne. Vedi l’Udc che oggi con il solo apporto di poco meno del 5% si trova a pesare in giunta quasi quanto il centrosinistra intero: uno squilibrio che non può non essere, a breve, implosivo.
E’ allora lecito immaginare che l’interesse della città adesso passi da governi di unità cittadina? I governi di unità nazionale dalla fine dell’ultimo governo Berlusconi hanno dimostrato che sono stati capaci solo di mettere in ginocchio un Paese. Da questo dato occorre ripartire. Occorre ripartire da dove ci si era fermati circa un anno fa. La destra leccese dovrà spendere le proprie energie, non più per trovare i famigerati “responsabili” dell’incidente elettorale – anche perché per farlo ci vuole una grande dose di umiltà, che oggi sembra mancare – ma per parlare di primarie, e magari questa volta per farle pure.
Dove ha portato l’evitarle la prima volta? Al personalismo frammisto al verticismo, autoreferenziali entrambi, al killeraggio di Mauro Giliberti, l’unica vera novità di questa avventura politica, ed al suicidio sfiorato… solo sfiorato ok, ma la ferita, e grave, c’è e se non la curi subito, vai in setticemia e muori uguale. Allora è chiaro che l’individuazione del futuro candidato sindaco– non servirà solo per affrontare una nuova campagna elettorale – che stando come stanno le cose, non tarderà –, ma per capitalizzare al meglio anche una opposizione in consiglio comunale che oggi rischia di fare riferimento a più persone ed essere per questo inconsistente.
In sostanza, senza primarie non si rischia solo di non avere una maggioranza in consiglio; si rischia di avere una serie di opposizioni, l’un contro l’altra armata talora, e quindi di pregiudicare sensibilmente anche questa fondamentale presenza democratica nella vita politica cittadina, oltre a pregiudicare Lecce.
Nel frattempo bisognerà capire chi staccherà la spina di questa nuova amministrazione nata morta; se avverrà per tutta una serie di contraddizioni interne; se avverrà per opera di Alessandro Delli Noci, uomo amato a Bari più dello stesso Carlo Salvemini e più che mai oggi ancora desideroso di diventar sindaco; oppure se sarà la maggioranza dei diciassette consiglieri di centrodestra a farlo. In sostanza, le primari servono a tutti, in particolar modo servono alla città di Lecce che, per istinto e tradizione consolidata, continua ad essere una comunità di centrodestra, nonostante Salvemini.
Avvocato Riccardo Rodelli