LECCE – Mentre Paolo Perrone è intento a percorrere la strada per il Parlamento, Gaetano Messuti resta politicamente alternativo all’ex sindaco. Nonostante tutto la coalizione di centrodestra resta unita nelle scelte, anche se l’Aventino si è rivelato solo una minaccia gridata a caldo. La minoranza partecipa attivamente ai Consigli, ma fa un’opposizione dura. Non è ancora chiaro chi tra loro farà il presidente di una delle due Commission di controllo riservate alle opposizioni, ma è chiaro che questo ruolo verrà accettato, al contrario di quello che è avvenuto con la presidenza del Consiglio. All’ex vicesindaco Gaetano Messuti, rivale interno dell’ex sindaco, abbiamo chiesto chiarezza sulle posizioni del centrodestra e un commento su quello che accade dall’altra parte.
Ieri, la presidente Paola Povero ha convocato i capigruppo per le nomine nelle Commissioni. C’è qualche mal di pancia: qualcuno non vuole cedere il passo a Lorenzo Ria per la presidenza della Commissione Urbanistica e i democratici vorrebbero qualche cosa in più da Salvemini. Il Pd ha disertato l’incontro, anche se poi Rotundo ha spiegato che non era necessario essere lì, non prima di aver ricevuto una bacchettata dal compagno di coalizione Fornari. Lei cosa ne pensa?
«Penso che il discutibile premio di maggioranza, da noi contestato in sede amministrativa, comincia a far vedere i suoi effetti nel Pd: un partito che nelle recenti amministrative ha raggiunto percentuali da minimi storici e che, per effetto di un discutibile premio di maggioranza, ora vede raggruppate in una maggioranza una serie di sensibilità politiche molto diverse tra loro. Inoltre, qualcuno non è in grado di riconoscere, questa è la cosa più grave, il valore che può portare con sé Lorenzo Ria, esperto amministratore, che è riuscito a sistemare una delibera imbarazzante sui debito fuori bilancio. Ora viene alla luce una rissosità incapace di dare a questa città un governo responsabile e serio».
Voi avrete almeno una Commissione Controllo (o la decima o la undicesima): chi di voi sarà il presidente?
«Per fortuna, noi del centrodestra, nella nostra posizione di minoranza, queste difficoltà non le abbiamo. C’è una grande unità e capacità di collaborazione tra tutte le componenti della coalizione. Sicuramente troveremo la sintesi e la persona che sappia rappresentare il centrodestra a Palazzo Carafa in una delle commissioni di Controllo. Per il momento non abbiamo ancora discusso».
Visto che le commissioni le accettate, non sarebbe stato meglio accettare la presidenza in attesa della pronuncia del TAR? Non vi siete fatti un autogol lasciando quello scranno al Pd?
«Ritengo assolutamente di no. Riconosciamo la sconfitta del 25 giugno, il sindaco eletto dai leccesi e la sua giunta, ma abbiamo ritenuto di non legittimare il premio di maggioranza che ingiustamente è stato dato al centrosinistra. Quindi, nel primo Consiglio non potevamo esprimere dei voti che riconoscessero questa situazione: abbiamo deciso di astenerci. L’attribuzione della presidenza al Pd ha fatto solo male ai democratici, perché ha contribuito ad aumentare il loro livello di rissosità».
Come sono i suoi rapporti con Paolo Perrone ora? Tra lui, Marti e Gabellone, lei chi deciderà di sostenere nella corsa al Parlamento?
«I rapporti personali con Paolo Perrone erano e continuano ad essere buoni. Per quanto riguarda i rapporti politici, non ne ho fatto mistero neanche in campagna elettorale, sono di alternatività politica all’interno dello stesso partito: tali erano e tali sono rimasti. Ritengo che nella corsa al Parlamento, se si continua nell’errore di anteporre i nomi rispetto alla capacità programmatica di un partito e alla sua capacità di fare presa sull’elettorato e alla capacità di radicamento di chi deve essere interprete di una campagna elettorale così importante, penso che si vada incontro agli stessi guai delle recenti amministrative. Quindi, prima di arrivare ai nomi, c’è tutto un percorso da fare».
Sui debiti fuori bilancio uno pari: la maggioranza non sa quanti sono concretamente, ma voi non sapete perché siano stati messi fuori bilancio. È una lettura giusta?
«Non è una lettura giusta: la delibera sugli equilibri di bilancio è stata la manifestazione di un atto irresponsabile a livello amministrativo da parte del sindaco Salvemini, visto che ha esposto l’intero Consiglio a gravi responsabilità erariali, avendo portato in Aula la previsione di un debito incerto nella sua quantificazione. Noi gli avevamo dato una soluzione: votare il ritiro della delibera, rinegoziare il presunto debito di 7 milioni, che sarebbe risultato di gran lunga inferiore. Era necessario verificare l’entità, ove esso avesse avuto incidenze negative sul bilancio, per poi intervenire non come dice l’onorevole Rotundo, mediante l’aumento della leva fiscale sui cittadini leccesi, bensì incrementando la percentuale della lotta all’evasione fiscale esistente nella città. Questo sarebbe stato un agire serio e responsabile, ma questo non è avvenuto, nonostante l’intervento responsabile di Ria che ha cercato di mettere una toppa a una delibera fatta con i piedi».