Lecce – È una “Terra di mezzo” da visitare quella di Vittorio Tapparini, accompagnati dal suo brioso talento creativo che si esprime in un sensibile gioco di equilibri, di contrappunti cromatici culminanti in una evoluzione espressiva che rielabora la realtà trasfigurandola in una favola poetica, bonariamente ironica. «La terra di Mezzo è un momento di passaggio, mio personale, un luogo in cui ho riscoperto le mie origini, perché a volte cercare lontano non serve se le cose le hai già dentro di te», spiega Vittorio che da pochi giorni ha inaugurato a Lecce, presso la Fondazione Palmieri, la sua personale di pittura, curata dalla giornalista Claudia Presicce, che rimarrà aperta fino al 7 gennaio, con orario 10.30-13.30 e 16.30-21.00.
Colori brillanti e luminosi caratterizzano la pittura di Vittorio Tapparini che, servendosi di personaggi surreali, volutamente spazia in un immaginario infantile spensierato e giocoso che sottende comunque significati fortemente simbolici. Scrive Bruno Barillari: «Ho guardato molte volte le opere del mio amico e, pur conoscendone bene il carattere, non ho trovato spigoli nel suo operato, ma solo delicate curve che descrivono corpi, squillanti colori che proteggono emozioni e decisi confini che circoscrivono un sogno, il suo».
Le sue tele ad olio sono attraversate da una spensierata ventata di ottimismo, dalla serena speranza che nuovi traguardi, radiosi orizzonti aspettano di essere raggiunti al di là del limite fisico delle tele stesse. Si percepisce chiaramente il movimento, quell’andare fiducioso dei soggetti, uomini e donne, che insieme, con qualsiasi mezzo a disposizione, servendosi della forza dirompente dei loro sogni e della loro fantasia, si apprestano ad attraversare la terra di mezzo, proiettati verso un avvenire carico di promesse e di cambiamenti, scevri da tutti quegli infingimenti del vivere contemporaneo che imprigionano la mente impedendole di volare alto. Proprio perché è una terra di passaggio, non ci si può fermare troppo, bisogna andare oltre, perché qui è inutile sostare in attesa. «La terra di mezzo è la sua zona franca, il luogo di passaggio in cui coltivare il cambiamento di un mondo che non gli piace, la terra del coraggio in cui conoscere la parte più vera di noi», scrive nel catalogo a tal proposito Claudia Presicce.
Anche in quest’ultimi lavori Tapparini conferma il ritorno al figurativo con cui riporta tutta la forza dirompente delle sue visioni cariche di speranza e di positività. «Egli vive immerso nel “ continuum” parallelo tra pensiero e opera, tra mutazioni lievi o addirittura contrarie al dinamismo dialettico, per lasciare intatta quella linea di fondo della sua naturale attitudine profondamente visionaria», scrive di lui Ercole Pignatelli.
Marcella Negro