di Gaetano Gorgoni
LECCE – Il Consiglio di Stato conferma la sentenza del Tar, dopo una lunghissima attesa. Carlo Salvemini, dunque, è un sindaco senza maggioranza. L’anatra è zoppa, come aveva avvertito l’avvocato Gianluigi Pellegrino, il giorno dopo le elezioni, nell’intervista che pubblicammo in esclusiva sul Corrieresalentino. In quell’occasione il noto avvocato suggerì al neo-sindaco di trovare una soluzione politica, perché la legge parlava chiaro. La legge, infatti, ha un significato palese: primo e secondo turno non sono cumulabili al fine di attribuire il premio di maggioranza. Il termine “voti validi” non si riferisce a primo e secondo turno, perché non lo dice esplicitamente. Ora è stato nominato il commissario ad acta (il prefetto di Lecce, Claudio Palomba) che si occuperà di reintegrare i “consiglieri congelati”. Si aprono nuovi scenari politici, ma non sarà possibile andare al voto in primavera. Alessandro Delli Noci propende per la soluzione politica (dialogo con gli uomini di Marti e altro: Grande Lecce sembra un gruppo molto più autonomo rispetto al resto della coalizone), ma Carlo Salvemini non ci sta a scendere troppo a compromessi e vorrebbe lasciare (non prima di aver portato a termine alcune incombenze come il bilancio).
In gergo politico, l’espressione “anatra zoppa” (lame duck), che nasce negli Stati Uniti, indica un eletto a una carica istituzionale che non è in grado di esercitare il suo potere. In Italia, abbiamo preso in prestito questa definizione per inquadrare tutte quelle situazioni che si stanno verificando in alcuni Comuni in cui il sindaco è in minoranza a causa del risultato che viene fuori dal doppio turno e dal voto disgiunto. Il centrodestra temeva solo il rinvio della questione alla Corte Costituzionale, come avrebbe voluto il centrosinistra. I “consiglieri congelati” Angelo TONDO, Attilio MONOSI, Giorgio PALA, Laura CALò, Paola Gigante e Federica De BENEDETTO saranno reintegrati. Il Ministero aveva ragione a considerarli eletti. Nel centrosinistra Silvano VITALE, Giovanni CASTORO, Roberta DE DONNO, Maria Paola LEUCCI ed Ernesto MOLA, Ermenelgildo De Giovanni, rappresentati e difesi dagli avvocati Massimo Luciani e Federico Massa, dovranno fare le valigie.
LE SENTENZE DEL TAR E DEL CONSIGLIO DI STATO
È stata pubblicata questa mattina la sentenza del Consiglio di Stato che respingendo i ricorsi d’appello ha confermato le sentenze del TAR Lecce dichiarando l’illegittimità del verbale di proclamazione degli eletti al Consiglio Comunale di Lecce nella parte in cui aveva riconosciuto il premio di maggioranza in favore del Sindaco Salvemini. “Il Consiglio di Stato ha altresì nominato il Commissario ad acta nella persona del Prefetto di Lecce per l’esecuzione della sentenza attraverso l’insediamento dei consiglieri comuni in sostituzione di quelli illegittimamente nominati”.
“Sono stato sempre convinto – dichiara l’avvocato Pietro Quinto, legale dei “consiglieri congelati” – che la interpretazione evolutiva dell’Ufficio Elettorale di Lecce, che, disattendendo la consolidata giurisprudenza amministrativa e le istruzioni ministeriali, aveva attribuito illegittimamente al sindaco Salvemini il premio di maggioranza contrastava con il tenore letterale e logico sistematico, giurisprudenziale dell’art. 73 10° comma del T.U. degli Enti Locali. Anche il riferimento ad una sentenza della III Sezione contenuta nel provvedimento dell’Ufficio Elettorale era frutto di un’errata lettura della decisione, che si limitava a ribadire la definizione del voto valido nel procedimento elettorale, inteso come sommatoria dei voti di lista e di quelli conseguiti dai candidati Sindaci nel primo turno. I Giudici di Palazzo Spada – continua l’avvocato Quinto – nella motivazione della sentenza danno atto altresì, respingendo le eccezioni di incostituzionalità sollevate da controparte, che l’art. 73 è conforme ai principi costituzionali con riferimento all’importanza del principio di rappresentatività ed al rispetto del voto degli elettori”.
“La pretesa di sommare nei voti validi anche i voti espressi nel turno di ballottaggio assume un carattere di irrazionalità – spiega l’avvocato Quinto nel corso del dibattito al Consiglio di Stato – tenuto conto della diversità delle volontà espresse dagli elettori e dell’oggetto del giudizio di ballottaggio nel quale non vengono più in considerazione le liste sulle quali si sono espresse le preferenze. In pratica il Consiglio di Stato ha confermato anche i principi espressi dalla Corte Costituzionale con la sentenza n. 275/14, che a sua volta richiamava la sentenza n. 107/96 di rigetto della questione di incostituzionalità del 10° comma dell’art. 73 del T.U. degli Enti Locali, richiamando i principi affermati dal Giudice delle Leggi, secondo cui le votazioni al primo e secondo turno non sono comparabili ai fini dell’attribuzione del premio. Ciò perché nel turno di ballottaggio la prospettiva cambia sensibilmente e gli apparentamenti al secondo turno non hanno nessun valore dal punto di vista giuridico amministrativo rispetto alle coalizioni sulle quali si è votato nel primo turno.
Una diversa interpretazione – aveva affermato l’Avv. Quinto innanzi al Consiglio di Stato – violerebbe i principi della democrazia rappresentativa”. D’altra parte, evidenzia il legale, proprio nella situazione del Comune di Lecce la irrazionalità della decisione di assegnare il premio di maggioranza al Sindaco eletto al turno di ballottaggio si manifestava in tutta la sua illegittimità avuto riguardo ai risultati conseguiti dalle liste e dai candidati Sindaci al primo turno rispetto al risultato conclusivo del turno di ballottaggio. Il sistema elettorale è di tipo proporzionale con eventuale correttivo maggioritario, ma non è possibile che tale correttivo possa snaturare l’impianto proporzionale della disposizione specifica. D’altro canto, non avrebbe avuto senso logico prevedere una disciplina diversa tra i comuni al di sotto dei 15.000 abitanti e i comuni al di sopra dei 15.000. Solo per i comuni minori è previsto un sistema maggioritario.
La formulazione del decimo comma dell’art. 73 del Testo Unico sugli enti locali non si presta ad interpretazioni alternative (“Qualora un candidato alla carica di sindaco sia proclamato eletto al secondo turno, alla lista o al gruppo di liste ad esso collegate che non abbia già conseguito, ai sensi del comma 8, almeno il 60 per cento dei seggi del consiglio, viene assegnato il 60 per cento dei seggi, sempreché nessuna altra lista o altro gruppo di liste collegate al primo turno abbia già superato nel turno medesimo il 50 per cento dei voti validi” – recita l’articolo). In questo senso, già la sentenza del Tar rileva che ulteriore motivo di illegittimità della determinazione dell’ufficio elettorale consiste “oltre che nell’eccesso di motivazione (trattandosi di attività vincolata nell’an, nel quid e nel quando), nel travisamento in diritto delle pronunce della giurisprudenza amministrativa dalle quali si è dichiaratamente supportati”.
IL PROVVEDIMENTO AMMINISTRATIVO CHE CAMBIA LE CARTE IN TAVOLA
L“anatra zoppa” leccese fu guarita come per miracolo dalla Commissione elettorale guidata da Alcide Maritati, che smentì i dati del Ministero, attraverso un’interpretazione “evolutiva” della legge. Nelle scorse elezioni comunali il centrodestra si spaccò: Alessandro Delli Noci decise di correre da solo. Ciononostante, la coalizione, dopo molti screzi, trovò un’unità finta sul nome di Mauro Giliberti. In realtà, più di qualcuno tese la trappola al candidato sindaco scelto da Fitto e Perrone in un incontro riservato con i forzisti. Il risultato fu disastroso: le liste vinsero al primo turno superando il 50 per cento, ma i “franchi tiratori delle comunali” fecero lo scherzo di far rimanere sotto quella percentuale il loro stesso candidato sindaco. Al secondo turno, grazie anche all’aiuto del disimpegno di chi era uscito fuori gioco nel centrodestra e alla voglia, che aleggiava tra gli alleati, di punire Paolo Perrone per la mal gestione della crisi di coalizione e per una serie di altri veleni, Carlo Salvemini è riuscito a scatenare gli entusiasmi di un numero importante di elettori, sconfiggendo nettamente l’avversario.
LE PRIME REAZIONI
Luigi Vitali, candidato al Senato con Forza Italia, lancia l’avvertimento:
“Se andare a votare è un diritto per scegliere chi sarà chiamato a governare, possiamo dire che oggi quel diritto abbia trovato vera ed effettiva soddisfazione per i cittadini leccesi: il Consiglio di Stato ha respinto i ricorsi alla sentenza del Tar ed i consiglieri di centrodestra sono ufficialmente la maggioranza comunale. Da oggi -aggiunge- i lavori del Consiglio comunale non potranno che risentire della cosiddetta ‘anatra zoppa’, con una maggioranza di colore politico diverso da quello di cui è espressione il Sindaco. Ciò significa che lo stesso Sindaco dovrà agire rispettando e seguendo le indicazioni della maggioranza di centrodestra. Altrimenti -conclude Vitali – dovrà assumersene le responsabilità”.
“L’anatra è zoppa – dichiara Mauro Giliberti su Facebook – Abbiamo vinto al Consiglio di Stato, me lo riferisce l’autorevole amico e collega Giuseppe Vernaleone. Un plauso agli avvocati. Abbiamo più volte segnalato punti del nostro programma condivisibili, a partire dai parcheggi. Abbiamo offerto collaborazione sul filobus e tanti altri temi. La nostra mano tesa è sempre stata snobbata. Adesso chiunque sostenga questa amministrazione lo fa solo per attaccamento alla poltrona. La nostra posizione è chiara: no agli inciuci.
«Il Consiglio di Stato, respingendo gli appelli, conferma la sentenza del Tar, che si era basato sui numeri e non sulle interpretazioni personali, ristabilisce la democrazia e nomina il commissario per la sostituzione dei consiglieri: a Lecce è “anatra zoppa”. – Afferma Paolo Pagliaro, dell’Ufficio di Presidenza Nazionale di Forza Italia – Una decisione importante e giusta; siamo contenti che le scelte degli elettori siano state rispettate. Auguriamo buon lavoro alla nostra Federica De Benedetto e a tutti i consiglieri che potranno dare voce, seppur con un po’ di ritardo, ai cittadini che hanno creduto in loro e nel progetto del centrodestra».
Interviene a caldo anche la Lega:
“Finalmente, dopo 8 mesi di occupazione abusiva degli spazi e di assoluta inefficienza amministrativa, il Consiglio di Stato ripristina la legalita e la democrazia in città – spiegano in un comunicato Leonardo Calò, segretario provinciale LEGA, e Mario Spagnolo, segretario cittadino LEGA – Oggi viene sancito quello che da mesi andiamo ripetendo, ovvero l’assoluta infondatezza di quanto ardimentosamente imposto alla città da una interpretazione fuori da ogni logica!
Lecce è e rimarrà una città di centrodestra!
Adesso, ci aspettiamo le immediate dimissioni del Sindaco Salvemini e di tutta la sua giunta così da consentire ai cittadini di tornare al voto quanto prima.
Lecce ha bisogno di una amministrazione competente e stabile per affrontare i reali bisogni dei cittadini che, in questi mesi, loro malgrado, hanno dovuto subire quanto deciso non nelle urne ma in altre e più oscure stanze!”.
“A Lecce è stata ripristinata la legalità”. Così il Coordinatore Cittadino di Lecce di Forza Italia Cristian Sturdà, che commenta la sentenza del Consiglio di Stato giunta in mattinata. “I giudici romani – prosegue – hanno a ben ragione confermato la decisione dell’ottobre scorso del TAR di Lecce che già in primo grado aveva dato ragione alla coalizione di centrodestra, vera vincitrice delle elezioni comunali del giugno scorso. La rappresentatività è un valore cardine della democrazia che di certo non poteva essere sacrificato sull’altare della governabilità. Forza Italia adesso porta un suo nuovo esponente a Palazzo Carafa: per questo facciamo i nostri migliori auguri a Federica De Benedetto, adesso donna con più preferenze presente in Consiglio Comunale”, conclude.
“Mi sono battuta come un leone insieme ai miei avvocati Luigi Mariano e Biagio Francesco Leo, per difendere il diritto di tutti quegli elettori che avevano scelto di essere rappresentati da una maggioranza in cons comunale di centro destra – si sfoga Francesca Mariano di Noi con L’Italia – L’ho fatto sopratutto per dimostrare che esiste ancora la buona politica, quella che si muove sulle questioni di principio e non sul tornaconto personale. Come sapete infatti la mia posizione non cambia . Non entrerò in consiglio ma ho dato voce ai ventimila leccesi rimasti inascoltati dalla commissione elettorale”.
Anche Puglia Popolare di Luigi Mazzei esprime il suo parere: “Siamo stati convinti assertori che l’art. 73 comma 10 del Testo Unico sugli Enti Locali n. 267/90 fosse stato violato con l’assegnazione della maggioranza al Sindaco Salvemini. Esprimiamo la nostra soddisfazione per l’esito del giudizio nella consapevolezza che la nostra lista Lecce Popolare con il 2,12% ottenuto nella scorsa tornata amministrativa sia stato determinante per il raggiungimento del 52% che oggi consente al centro destra di essere maggioranza certa in Consiglio Comunale. Ora siamo convinti che il Sindaco Salvemini debba compiere l’atto conseguente consentendo ai cittadini di esprimersi su chi dovrà governare la Città di Lecce per i prossimi anni con una maggioranza certa e indiscutibile”.
“Con rammarico – comunica il direttivo di Sentire Civico – c’è da chiedersi a chi abbia giovato un’interpretazione così artistica della legge elettorale da parte della Commissione. Che contributo ha portato a Lecce voler a tutti i costi forzare la lettura di una legge che dovrebbe essere guida limpida e super partes nella valutazione della politica dei numeri di una competizione elettorale. Lecce in questi mesi ha subito un grave danno: è stata congelata in uno stallo emotivo e politico dal quale a fatica dovrà uscire. Adesso, così come la legge indicava, è stata ripristinata la legittima maggioranza, maggioranza sancita dal libero voto popolare! Ci auguriamo che la serietà ideologica e personale di ogni singolo consigliere e di ogni anima politica, possa essere predominante in questa fase amministrativa e che nessun inciucio possa prender vita per garantire una stampella a quello che a tutti i livelli è, un consiglio illegittimo! I cittadini non meritano questa ennesima delusione.”
“Alla fine è andata come tutti sapevano che sarebbe andata, a fronte di una legge che sul punto è molto chiara (e di una giurisprudenza inequivocabilmente in linea) e di un verdetto “innovativo” da parte della commissione elettorale”. Il consigliere comunale Paolo Perrone commenta la sentenza del Consiglio di Stato che ha confermato le decisioni del Tar di Lecce, annullando definitivamente il verbale dell’Ufficio elettorale che aveva assegnato il premio di maggioranza al sindaco Salvemini.
“La vicenda, da un lato, evidenzia una volta di più la debolezza della politica o di una parte di essa, che ha strumentalizzato la situazione facendo intendere all’opinione pubblica che questa legge fosse una legge dalle diverse interpretazioni. Insomma, eludendo surrettiziamente un esito inevitabile. L’onestà intellettuale di Carlo Salvemini avrebbe dovuto suggerirgli di dichiarare ai leccesi sin dal primo giorno di aver ricevuto un mandato a metà. Senza dubbio sindaco di Lecce, ma con una composizione del Consiglio comunale tale da obbligarlo a governare senza poter ignorare il programma del centrodestra. Si è trattato comunque di un colpo inferto alla regolare vita democratica della istituzione comunale leccese, visto che è rimasto in piedi per dieci mesi un Consiglio illegittimo e visto che è servito così tanto tempo per avere giustizia. Cosa sarebbe successo a parti invertite? Salvemini avrebbe accettato il verdetto o avrebbe inscenato il funerale sfilando con la bara della democrazia per le vie della città?
È chiaro – conclude Paolo Perrone – che si apre adesso una fase delicata per l’ente e per la città. Il pallino è nelle mani di Carlo Salvemini che dovrà rispettare questo verdetto da un punto di vista politico e amministrativo oppure trarre altre conseguenze”.