di Gaetano Gorgoni
LECCE – Centrodestra e centrosinistra si fronteggiano con gli stessi timori: il primo nemico è quello interno. Nel Pd i renziani potrebbero fare qualche brutto scherzo, nel centrodestra Mellone e anche qualche altra area (incluso qualche fittiano) sono i “sorvegliati speciali” delle elezioni provinciali. Intanto, il sindaco di Nardò non risponde più al telefono e si è trincerato nel silenzio più assoluto: potrebbe lasciare liberi i suoi di votare chi meglio credono. Anche se il fatto che Minerva abbia preso le distanze da Mellone potrebbe spingere quest’ultimo a scartare l’opzione dell’appoggio al sindaco di Gallipoli. Il comunicato stampa di Paride Mazzotta svela tutti i retroscena e richiama tutti alla lealtà: al tavolo tutti avevano promesso un atteggiamento leale, manterranno la parola? È un dubbio che Gianni Marra vuole contrastare chiamando tutti in queste ore e chiedendo grande impegno.
Il centrosinistra ha numeri ben diversi rispetto alle elezioni che incoronarono Gabellone: ora c’è l’Udc, Puglia Popolare e tutta la maggioranza leccese, con l’esclusione di Prima Lecce, il “gruppo stampella” di Salvemini che orbita nell’area Marti è che ieri si è presentato nella conferenza a Palazzo Adorno a supporto del sindaco di Squinzano. Molto insidiosa anche la situazione nel centrosinistra: arsenico e vecchi merletti in scena sul palco del Pd. I democratici vivono una durissima lotta interna tra renziani e uomini di Emiliano. Stefano Minerva è un uomo da sempre vicino al governatore della Puglia: per evitare il rischio “franchi tiratori” dovrà chiamare uno ad uno tutti i consiglieri e sindaci del suo partito. “Stefano Minerva potrebbe essere il favorito tra i pretendenti alla presidenza della Provincia di Lecce, ma il problema è il Pd: i renziani potrebbero fare scherzi” – riflette amareggiato un dirigente dem.