LECCE – “I lavori di ripristino del piano stradale a cura di Open Fibra non rispettano né il Decreto Ministeriale (dicastero della Sviluppo Economico) del 01/10/2013 – Specifiche tecniche delle operazioni di scavo e ripristino per la posa di infrastrutture digitali nelle infrastrutture stradali – né il Regolamento comunale per la manomissione del suolo pubblico di cui alla Deliberazione di Consiglio n.60 del 2014.” Dichiara il consigliere comunale di Lecce, Andrea Guido.
“La configurazione finale del piano viabile a seguito del ripristino non deve presentare alcun dislivello, sia in direzione longitudinale sia in direzione trasversale, rispetto alla configurazione originaria. A stabilirlo è proprio il decreto citato. Anche l’estetica della strada dovrebbe essere salvaguardata, visto che le modalità di ripristino devono essere fatte con i medesimi materiali.
Lo stesso decreto ministeriale sancisce anche che, al fine di ridurre complessivamente i disagi alla circolazione stradale derivanti da interventi ripetuti sulla sede stradale, nonché di ridurre tempi e costi per la posa delle infrastrutture digitali, la programmazione dei relativi lavori di installazione deve avvenire preferibilmente in coordinamento con gli eventuali interventi di lavori stradali programmati dall’Ente gestore della strada, questo passaggio, a quanto pare, non è stato preso in considerazione da nessuno a Palazzo Carafa.
La fascia di ripristino in ambito urbano – continua Guido – deve essere pari a tre volte la larghezza dello scavo e non mi pare assolutamente che a Lecce sia stata rispettata quest’altra prescrizione del decreto. Ma ciò che più mi lascia perplesso è che, chi ha il dovere di controllare i lavori, assessorato ai LL.PP. in primis, non ha probabilmente neanche controllato il proprio Regolamento comunale del 2014.
La norma comunale, infatti, prevede che il ripristino delle strade debba essere esteso all’intera carreggiata per tutto il tratto interessato dalla manomissione, in caso si scavi longitudinali, mentre il manto di usura deve essere esteso per una lunghezza di mt 2,5 per ogni lato dello scavo su tutta la larghezza della sezione stradale, in caso di attraversamento trasversale; e in caso di scavi trasversali ravvicinati, addirittura, l’ultimo strato della pavimentazione stradale deve essere esteso a tutta la tratta interessata. Prescrizioni, queste, che, in caso di strade aventi carreggiata di larghezza superiore a mt 5 sono anche più meticolose.
In ogni caso, a mio parere, in questa occasione è stata favorita la ditta Open Fiber. Il Decreto Ministeriale citato, infatti, prevede un ripristino di almeno cm 50 per ogni ogni taglio trasversale, salvo la richiesta del Comune di estenderla a mt 1 – cosa che, a quanto pare, non è stata fatta. Né è stato preso nella giusta considerazione il Regolamento comunale che, addirittura di mt ne prevede 2,5. Mi sono preso la briga di misurare lo strato superficiale di asfalto posato dalla ditta in questi casi ed esso non mi risulta più largo di 50 cm. Ciò, probabilmente, grazie ad una convenzione che agevola senza dubbio la ditta e non garantisce adeguatamente, invece, le prerogative della città.
Ultima nota dolente di questa vicenda, per quanto mi riguarda, è la comprensione dei criteri che hanno portato alla selezione dei direttori dei lavori esterni incaricati dalla stessa ditta appaltatrice. Non mi è chiaro come mai la scelta sia ricaduta su due tecnici apparentemente molto vicini all’assessore Delli Noci, e di cui uno, in particolare, durante le scorse amministrative della città di Lequile, risultava candidato a sostegno della coalizione di centro sinistra, anch’essa espressione dell’entourage dello stesso vice sindaco leccese.”