LECCE – L’emergenza per l’invasione dei cinghiali e dei maiali inselvatichiti è ormai di carattere nazionale, ieri a Roma hanno protestato in migliaia da tutta Italia, ma nel Salento le incursioni degli ungolati – oltre a danneggiare raccolti e piantagioni e provocare gravi incidenti stradali – stanno praticamente radendo al suolo il sottobosco e altre varietà di piante dell’area protetta “Le Cesine”, alterando in maniera sostanziale la biodiversità della riserva.
L’allarme è già stato lanciato in estate dai responsabili dell’oasi Wwf, le possibili soluzioni sono state anche individuate durante il tavolo tecnico con gli altri enti, ma ad oggi i rimedi concordati dalla parti (ossia la cattura per il successivo ricovero altrove) non sono stati ancora autorizzati da chi di compenteza. E perciò le scorribande nell’area protetta e nelle campagne continuano.
“I cinghiali hanno distrutto il sottobosco, divorato decine di piante nonché uova di tartarughe ed uccelli ospiti dell’area protetta – racconta Giuseppe De Matteis, responsabile dell’area Wwf – hanno alterato in maniera sostanziale l’equilibrio faunistico dell’area ed impoverito la biodiversità della riserva naturale. Inizialmente, tre anni fa, erano una decina di esemplari. Adesso sono una cinquantina, forse anche più. L’assenza in natura di un superpredatore ha determinato la crescita sostanziale di questi animali, che oggi costituiscono un problema non soltanto per l’area protetta ma anche per l’igiene, la salute e la sicurezza delle persone”.
“La nostra preoccupazione – continua De Matteis – cresce sempre di più. Le problematiche causate nella riserva dai cinghiali sono sostanziali ed enormi. Ci auguriamo che la loro cattura venga autorizzata al più presto, perché potrebbero causare danni irreversibili. I problemi, però, sono anche di sicurezza pubblica: si tratta di animali selvatici che si spostano tantissimo e spesso invadono anche le strade: la loro stazza è grande, l’impatto con uno di loro può essere pericoloso.”.
Un recente report di Coldiretti, infatti, ha evidenziato che gli ungolati, oltre a distruggere campi e raccolti, nella sola Puglia hanno causato – dall’inizio dell’anno ad oggi – 310 incidenti stradali. L’ultimo di questi si è verificato alcune settimane fa sulla litoranea Lecce – Otranto, proprio all’altezza della riserva naturale del Wwf.
L’episodio, finora sconosciuto alle cronache locali, ha coinvolto un commerciante leccese ed il figlio. I due viaggiavano a bordo di un suv e, provenienti da San Foca, erano diretti a Lecce per iniziare la giornata di lavoro, quando all’improvviso una mandria di cinghiali – almeno quindici esemplari – ha tagliato loro la strada.
Il negoziante ha rimediato la frattura di un polso, perché in quel frangente ha suonato il clacson, sperando che servisse per spaventare i cinghiali e liberare la strada; il figlio, invece, ha riportato delle ustioni alle braccia a causa dello scoppio di tutti gli airbag. Entrambi, fortunatamente, se la sono cavata con prognosi di 30 e 20 giorni: la robustezza della loro auto (che ha riportato 9.500 euro di danni) ha evitato conseguenze peggiori.
L’impatto ha coinvolto due cinghiali: uno di essi, del peso di quasi 150 chili, è morto; l’altro, pur ferito, è riuscito ad allontanarsi. Di certo, se al posto del fuoristrada ci fossero stati un’utilitaria oppure una moto, l’epilogo sarebbe potuto essere anche drammatico.