Dopo il sequestro avvenuto il 16 marzo del 1978, giorno in cui gli uomini delle Brigate Rosse uccisero i cinque agenti della scorta (Domenico Ricci, Oreste Leonardi, Raffaele Iozzino, Giulio Rivera, Francesco Zizzi), Aldo Moro fu ritrovato morto nel portabagagli di una Renault 4, il 9 maggio dello stesso anno a Roma, in via Caetani: gli spararono 12 colpi vigliaccamente. Quello fu il punto di non ritorno del terrorismo, ma fu anche una tragedia che cambiò il corso della storia d’Italia. Moro è stato cinque volte premier, un grande statista che aprì al compromesso storico con il Partito Comunista, prima di essere ucciso, e anche un grande accademico e giurista. L’idea dell’ex capo della Dc era quella di sminare una rivoluzione socialista rompendo l’isolamento dei comunisti per una collaborazione all’insegna dei valori democratici e costituzionali: un atteggiamento che non piaceva ai fautori della lotta armata finalizzata alla “dittatura del proletariato” e nemmeno all’area di destra del suo stesso partito. Giovanni Pellegrino, si è occupato del “caso Moro” e dei misteri che si sono addensati intorno alla sua morte con una Commissione Parlamentare che offrì molti elementi nuovi alla magistratura (il senatore leccese ha presieduto la Commissione parlamentare d’inchiesta sul terrorismo in Italia e sulle cause della mancata individuazione dei responsabili delle stragi, dal 27 settembre 1996 al 29 maggio 2001).
”Io tornerei all’originaria dottrina Mitterrand-spiega il senatore Pellegrino, a proposito dei brigatisti che la Francia vorrebbe riconsegnare, dopo decenni all’Italia – Non ha più senso mettere in galera chi non è stato condannato per reati di sangue: gli ideologi della lotta armata, ormai anziani, che sono in Francia, sono troppo lontani da quel tempo e da quelle idee che seminarono il sangue negli anni di piombo. Il caso Moro, comunque, non è stato risolto. In ambito occidentale Moro libero avrebbe fatto più danni del Moro morto: era diventato scomodo, nelle lettere dichiarava di passare al gruppo misto e di abbandonare la Democrazia Cristiana. Chi poteva si è mosso poco, perché Moro vivo avrebbe potuto dire cose pericolose. Le trattative (del Vaticano) per la scarcerazione stavano andando bene, ma a un certo punto si interrompono. Con la Commissione d’inchiesta offrimmo elementi nuovi, ma la magistratura archiviò subito. Per sconfiggere le Brigate Rosse lo Stato pagò un prezzo: garantì l’immunità a personaggi contigui al terrorismo rosso. Era una guerra asimmetrica e molte verità sono state sotterrate perché troppo scomode”.