LECCE – “Sono Claudio Baglioni e sono tre anni che non suono e non canto dal vivo”, disse l’anno scorso al concerto dell’8 febbraio a Lecce.
E quest’anno è tornato, sempre al politeama Greco, con il tour dodici Note Solo Bis esordendo, con il sorriso tra i bellissimi denti bianchi, così:- “ Sono Claudio Baglioni e non canto dall’altro ieri”.
Sul palco tre pianoforti che rappresentano il passato, il presente e il futuro e che scandiscono il tempo della vita dell’artista e del pubblico – perlopiù composto di donne- con cui interagisce come non aveva mai fatto prima. “Sei bellissimo”, gli urla una fan “non posso che darti ragione”, risponde lui.
La sua storia è su quel palco, oltre tre ore di concerto con un lavoro difficile: curare la voce, proteggere gli occhi dai fastidiosi flash ma, soprattutto, decidere una solo scaletta per ben 350 canzoni scritte in tutta la sua carriera.
Un riferimento ai suoi, una canzone tutta per loro, al lor atto di amore compiuto a Ischia nella scelta di generare un figlio che venne dal mare e chissà se c’erano satelliti o comete in un’alba senza rughe….”E io dal mare venni e amare mi stremò perché infiammare il mare non si può…”
E per il pubblico, oltre ai sorrisi per la sua gentile complicità e per l’intelligente autoironia, sono anche brividi. Brividi che ognuno vive a modo suo, perché una cosa è certa: Baglioni ha la capacità di tirare fuori ogni emozione che abbia a che fare con il cuore.
E lui, dopo averlo cantato, parla tanto di amore “ canto per chi di amore vive, per chi di amore muore, per chi dell’amore è stanco, per i delusi, per chi nell’amore spera ancora. E per chi è solo.
E per i vecchi, quelli che non li vuole nessuno e che lui, se avesse una sedia da caricarne tanti, gli piacerebbe un giorno portarli al mare.
E’ un uomo senza età l’artista Baglioni, anzi, un uomo di varie età, le mani lunghe e affusolate, gli occhi mai stanchi del successo, partito con una piccola fisa a giocare a fare il cantante ma arrivato ad un punto che nessuno mai, con i suoi amori in corso, quelli di mare con la pelle increspata e quelli di neve mentre l’aria impazzisce di bianco quasi a far da contrasto con il nero del palco, dei pianoforti e dello smoking indossato con ineguagliabile eleganza. Nessuno come lui.
E sembra quasi di vederlo tornare bambino, con quelli occhi sinceri e buoni, mentre suona e canta con il cuore e dieci dita rivangando i ricordi di tutta una vita, i momenti più belli, che sono quelli vissuti con gli affetti più cari e la preziosità di ogni dono che venga fatto con il cuore a soddisfare il bisogno di ognuno di noi di avere qualcuno che gli dedichi del tempo. Perché il tempo non lo puoi comprare nei negozi, “chi te lo dona ti fa un regalo enorme”- afferma mentre, nelle tre ore e quindici di concerto non prende una pausa neanche per bere un bicchiere d’acqua o per chiudere le palpebre affaticate dagli accaniti dei flash, i maleducati che non riescono a ricambiare il dono della sua presenza lì, del suo bis, e poi del tris concesso a chi gli urla “ Claudio, Claudio!” E lui torna con tutto il repertorio finale che include i suoi vecchi successi: da Avrai a Piccolo grande amore , da E tu alla canzone finale, La vita è adesso.
Quello per Lecce, per lui, è un amore infinito, un amore – dice- eterno come l’acqua alle fontane.
Un amore ricambiato dal pubblico che, alla fine, si alza dalle comode poltrone e gli va incontro a toccargli la mano o anche un solo lembo del suo abito .
E piovono lacrime, come se cadesse acqua dalla luna.